ArteRecensione: Morandi 1890-1964. Palazzo Reale


Dipingo dal vero.

Per me non vi è nulla di più surreale e nulla di più astratto del reale.

Nature morte come rappresentazioni di vita. Archetipiche manifestazioni di forme (e forma) in geometrie d’ordine, astratte e perfette, nel cui vuoto vibra il tutto. Bottiglie e vasi, frutta, panni e oggetti, edifici piantati in un paesaggio ancestrale, conchiglie senza il rumore del mare; contorni, linee semplici e risolutive, sfumate e nette; stilizzazioni anche quando affiora l’idea di scartare dalla norma fissatasi. Piccole folle inanimate in apparenza, contenitori di silenzio, in cui perdersi con il pensiero del caduco e dell’eterno. Colori attutiti –  pallido fango illuminato da improvvise accensioni, come un pensiero laterale – e nessuna presenza umana, che tuttavia è perennemente evocata.
Giorgio Morandi, così terreno, materico e naturalista, così metafisico e astrattista. Maestro indiscusso del Novecento. Fino al 4 febbraio è visitabile la bellissima, esaustiva, mostra dedicata al gran bolognese dal Palazzo Reale di Milano. Ben 120 opere si succedono a disegnare un itinerario oltremodo suggestivo con la storia di una ispirazione sempre in evoluzione e sempre coerente, per una poetica originale quanto poche altre. I dipinti, acquerelli compresi, provengono dai più vari musei e istituzioni, ma è presente anche la produzione nella stampa d’arte di Morandi, conclamato magister nelle tecniche d’incisione.
Dai primi contatti con le avanguardie – dagli Impressionisti a Cézanne, al cubismo e al futurismo – sino alle sperimentazioni, alla pittura tonale, alla commistione/compenetrazione fra realtà e astrazione. “… un confronto precoce con le novità artistiche internazionali – di lui si può parlare di operosa solitudine ma non di isolamento – e la formulazione di un linguaggio capace ancora oggi di tradurre le inquietudini della modernità. Era sua convinzione – dichiarava nel 1955 – che le immagini e i sentimenti suscitati dal mondo visibile, che è un mondo formale, siano inesprimibili a parole. Il compito dell’arte – proseguiva quasi come vaticinio per le nuove generazioni – è quello di far cadere quei diaframmi, quelle immagini convenzionali che si frappongono tra l’artista e la realtà. Il suo universo simbolico costituito da oggetti tra i più comuni, scelti per la loro immutabilità, immunizzati dalla realtà e sospesi della loro funzione, già preparati da una sorta di “prima pittura” con la polvere posata dal tempo o l’aggiunta di velature pittoriche, è pretesto per far cadere quel diaframma, per disvelare ciò che della realtà è astratto. Anche i motivi dei suoi paesaggi, o paesi, come preferiva chiamarli, erano sempre desunti dalla realtà visibile”.
Dall’Autoritratto del 1914 al Paesaggio innevato di Grizzana, che lo precede di un anno, dalla Natura morta con gli oggetti a tortiglione del 1916 alle Bagnanti, tema, quest’ultimo, che poi mai più riprenderà  avendo deciso di abbandonare la figura umana, si arriverà quindi alla stagione metafisica… “Oggetti enigmatici e elementari – manichini, squadre, solidi geometrici – depurati di ogni imprevista relazione o accidentalità, sono severamente organizzati nello spazio di misteriose “camere incantate” dalla luce cristallizzata. Essi sono pretesti per arrivare all’ossatura delle cose, la loro pura geometria, costruita da una pittura tirata, quasi senza peso, e da colori severi, l’ocra, il bianco e il nero.”
Avverrà poi l’adesione al gruppo Valori Plastici… “Gli oggetti, tra i più comuni e desunti dalla quotidianità, ormai spogliati di ogni ambiguità o magia, lasciano le atmosfere rarefatte della metafisica per riacquistare una verosimiglianza prospettica e plastica. La luce si fa reale e ne sottolinea la presenza e il peso. La sequenza rivela le molteplici direzioni in cui si muove il pittore: la suggestione per Caravaggio e il primo Seicento romano in due nature morte dalla materia inspessita e cupa, quasi notturne, e, all’opposto, una ferma metrica schiarita da delicate cromie che ricordano Piero della Francesca.”
Nello studio che l’artista intraprende vi sono la lezione di Rembrandt incisore, immenso, e di Chardin. Monumentale e delicato diviene il suo agire pittorico. Mirabilissima è l’acquaforte Grande natura morta con la lampada a destra, 1928, “un prodigio
di abilità tecnica di cui è presente sia la lastra in rame sia gli otto stati, cioè otto versioni con modifiche – le prime tre stampate in esemplare unico – pervenuti col lascito Vitali alla Raccolta Bertarelli di Milano.”
Morandi era un incisore tanto fenomenale da meritare l’assegnazione per chiara fama della cattedra di Tecnica dell’incisione all’Accademia di Bologna. E la sua fama supererà ampiamente i confini nazionali.
Celeberrime le sue bottiglie dal collo lungo, “dove la luce o è incorporea, trattenuta e quasi assorbita da superfici che sembrano di gesso, o è riflessa in lunghe luminescenze liquide.”
Una luce che è, in primis, mentale. Quello che importa è toccare il fondo, l’essenza delle cose, Giorgio dixit.

Alberto Figliolia

Morandi 1890-1964. Palazzo Reale-Primo Piano, Piazza Duomo 12, Milano. Sino al 4 febbraio 2024. A cura di Maria Cristina Bandera. Una mostra Comune di Milano | Cultura Palazzo Reale, Civita Mostre e Musei, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE. In collaborazione con Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi.
Catalogo 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
Info: tel. 0289709022 (dal lunedì al venerdì 9,30-18; il sabato 9-13); siti Internet www.mostramorandi.it e www.palazzorealemilano.it; e-mail serviziculturali@civita.art.
Orari: martedì-mercoledì-venerdì-sabato-domenica 10-19,30; giovedì 10-22,30; lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti: open 17 €, intero 15 €, ridotto 13 € per gruppi di almeno 15 persone, visitatori dai 6 fino a 26 anni, visitatori oltre i 65 anni, tesserati Fai e Touring Club, possessori di biglietti aderenti all’iniziativa “Lunedì Musei” (Poldi Pezzoli / Museo Teatrale alla Scala), militari, forze dell’ordine non in servizio, insegnanti, altre categorie convenzionate. Per altre agevolazioni (riduzioni o gratuità) consultare Internet.

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