A cura di Gordiano Lupi
Alberto Sordi scrive e sceneggia insieme al fido Rodolfo Sonego uno dei suoi migliori film da regista per stigmatizzare il cambiamento del comune senso del pudore. L’Italia cattolica e bacchettona sta segnando il passo, editoria e cinema sono sempre più caratterizzate da contenuti erotici: il cittadino medio – rappresentato da Sordi – non accetta senza imbarazzo la nuova libertà sessuale. Il primo episodio è il più riuscito, anche perché è interpretato da un Sordi in gran forma che esprime con la sola forza dello sguardo la filosofia dell’italiano medio. Il regista recupera i personaggi che aveva ideato per l’episodio La camera del film collettivo Le coppie (1970): l’operaio Giacinto Colonna e la moglie Erminia, che nella vecchia pellicola celebravano il decimo anniversario di nozze in un albergo di lusso della Costa Smeralda. Nel nuovo film, Giacinto (Sordi) festeggia le nozze d’argento e acconsente ad andare al cinema con la moglie (De Lorenzo), ma trova solo pellicole non adatte al gusto di uno spettatore medio. Si va dall’horror truculento de Il marchese a un esplicito O ti spogli o ti denuncio, passando per Sai che cosa faceva Stalin alle donne?, per finire con Il romanzo di una novizia, che non è una storia romantica ma un feuilleton spinto, un tonaca movie intriso di erotismo.
La coppia esce scandalizzata dal cinema di periferia, frequentato da guardoni e da giovanotti in compagnia di ragazze. Il cinema non è più un divertimento per una coppia di mezza età, ormai la pornografia dilaga, sembra dire il moralista Sordi. Il secondo episodio racconta la storia di un intellettuale di provincia (Ponzoni) che diventa direttore di una rivista pornografica, ma finisce in galera convinto di lottare per il progresso.
Il terzo episodio vede un pretore moralista (Colizzi) che combatte le pubblicazioni per adulti e una moglie (Cardinale) attratta dalle riviste pornografiche. Il quarto episodio racconta le vicissitudini di un’attrice (Lassander) che viene convinta a interpretare scene scabrose per portare a termine un film. Alcuni esperti di cinema come Gegoretti, Callari, Doletti e Cicogna fanno in modo che si spogli senza troppi problemi.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Sordi si misura in quattro episodi comico – grotteschi sul ruolo del sesso nella società consumista. Si ride anche di gusto ma gli intenti critici dichiarati sono ampiamente disattesi dalla superficialità con cui vengono affrontati”. Pino Farinotti concede tre stelle e ritiene che il discorso sul tema pornografia sia centrato a dovere. Morando Morandini (due stelle la critica – tre stelle il pubblico): “Questo settimo film da regista di Alberto Sordi si basa sulla tanto discussa dizione degli articoli 828 e 829 del Codice Penale italiano sulle offese al pudore e sul concetto di osceno. Divertente l’ultimo episodio, grazie alla bravura di Noiret, azzeccata la storia del magistrato”. La nostra opinione è che sia un film da due stelle, perché si ride, ma la commedia scade in farsa, inoltre Sordi regista è del tutto privo di profondità. Il suo sguardo sul mondo è da italiano medio, la sua morale da uomo comune, la sua filosofia da bar Sport. Un grande attore non sempre è un regista imprescindibile.
Regia: Alberto Sordi. Soggetto e Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Alberto Sordi. Produttore: Fausto Saraceni. Fotografia: Luigi Kuveiller, Giseppe Ruzzolini. Montaggio: Tatiana Casini Morigi. Musiche: Piero Piccioni. Scenografia: Francesco Bronzi, Piero Poletto, Luciano Puccini. Costumi: Bruna Parmesan. Interpreti: Alberto Sordi, Cochi Ponzoni, Florinda Bolkan, Claudia Cardinale, Philippe Noiret, Rossana Di Lorenzo, Silvia Dionisio, Giò Stajano, Renzo Marignano, Giacomo Furia, Dagmar Lassander, Pino Colizzi, Ugo Gregoretti, Giulio Cesare Castello, Marina Cicogna, Gisella Hahn, Horst Weinert, Manfred Freyberger, David Warberck, Franca Scagnetti, Jimmy il Fenomeno, Enrico Marciani, Macha Magall.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
www.gordianol.blogspot.com
http://cinetecadicaino.blogspot.com/
Guardando questi capolavori mi assale una forte malinconia, non solo per gli artisti che furono e che non verranno rimpiazzati da nessuno, ma anche per l’ Italia che fu. Secondo quando si guardano questi film la riflessione si dovrebbe focalizzare su tutto quello che abbiamo perso rispetto a quell’epoca, in termini di libertà di pensiero, libertà nei costumi, libertà di espressione e ricchezza artistica. Rispetto a quell’ epoca, a mio parere, c’è stato non solo un degrado culturale pressoché totale ma anche un precipitare in un abisso di oscurantismo, in un nuovo medioevo. Viviamo al momento in un’era di follia dove il pensiero unico, il politicamente corretto e altre ideologie folli hanno totalmente reso impossibile il solo pensare di poter girare un film simile oggi. Ve lo immaginate cosa accadrebbe? Tra me too, esponenti woke, ideologia gender, femminismo radicale e totalmente privo di ragione alla Cortellesi, revisionismo storico da cancel culture. Tutti fenomeni che non solo ci hanno tolto libertà espressiva, ma che ci hanno proprio intossicato l’esistenza distruggendo i rapporti umani per relegarli in una dimensione distopica da social network utile solo alle lobbies che sfruttano i big data per motivi commerciali. Di chi è la colpa? Ai posteri l’ardua sentenza se ce ne saranno, visto l’ andazzo, ma una cosa è certa, esiste una colpevole complicità, la complicità dei pennivendoli venduti al regime, tra i quali anche i critici da salotto che hanno svenduto la loro cultura e capacità critica alle esigenze del turbo mondialismo capitalista imposto dalle multinazionali. E i ” sottoprodotti” cinematografici ne sono una testimonianza concreta, così come la morte dei vari ” cinema paradiso ” che avevamo nei nostri quartieri per essere massificati in un turbinio di nulla culturale!