A cura di Gordiano Lupi
Il macellaio è uno di quei film che simboleggia molto bene la crisi del cinema italiano degli anni Ottanta, perché neppure un regista impegnato come Aurelio Grimaldi riesce a impostare un clima erotico psicologico degno di questo nome e finisce per annoiare a morte il povero spettatore. Il macellaio e La donna lupo (1999) – persino peggiore, con Loredana Cannata più inespressiva di Alba Parietti – sono le due macchie indelebili in una carriera interessante che vede Grimaldi scrivere soggetti come Mery per sempre e Ragazzi fuori, ma anche regista pasoliniano degli ottimi Nerolio (1995), Rosa Funzeca (2002) Un mondo d’amore (2003). Diciamo che l’erotismo non è proprio il suo forte e forse il romanzo Le boucher di Alina Reyes avrebbe avuto miglior ralizzatore per immagini in Tinto Brass che su quella storia doveva girare Tenera è la carne (1992), rimasto incompiuto per la morte del produttore Pino Giovannini. La trama del film si riassume in poche righe. Alba Parietti è Alina, trentenne in crisi, direttrice di una galleria d’arte, sposata con Daniele (Base), importante direttore d’orchestra che spesso la lascia sola a Roma per andare in turné.
Alina vorrebbe adottare un figlio per dare un senso alla sua vita ma nel frattempo sente che il suo rapporto con il marito si sta affievolendo dal punto di vista erotico. Un giorno ha un malore e le viene diagnostica una forma di anemia che va curata consumando molta carne. Scatta la molla erotica del film con la conoscenza del tenebroso macellaio e soprattutto con la visione di un suo intenso rapporto con la commessa nel retrobottega. A questo si aggiungono i sogni erotici di Alina che ricorda il giorno in cui un collega gallerista provò a farsi avanti e lei rifiutò la proposta. Il rapporto adulterino con il macellaio va a buon fine, invece, approfittando di un’assenza del marito, proprio sul talamo nuziale, che copre tutta la lunghissima parte finale – forse la più interessante – e vede la coppia impegnata in rapporti focosi e fantasiosi (vedi sequenza della panna sul corpo). Il film finisce con il ritorno alla normalità: l’amante se ne va, un fax annuncia il rientro del marito e la donna osserva il panorama di Roma che si specchia in un’alba luminosa.
Il problema principale del film sta in un soggetto ai minimi termini e in una sceneggiatura che non prova neppure a dare un senso psicologico agli eventi e alle scelte della protagonista. La fotografia è discreta, il montaggio lentissimo e compassato, la musica cupa e angosciante, la regia tutto sommato sufficiente, grazie a diversi piani sequenza e ad alcune sequenze erotiche davvero ben girate. Gli attori sono inespressivi, sia la Parietti – per quanto molto bella e molto nuda – che il truce amante Manojlovic, per non parlare di Base nei panni del marito cornuto. La critica ha parlato di un fumettaccio erotico (Bertarelli, Il Giornale), ma non offenderei i vecchi fumetti erotici, che avevano una loro dignità popolare e non ambivano a risultati alti, mentre qui si nota l’ambizione di realizzare un dramma psicologico, alla prova dei fatti del tutto disattesa.
I personaggi sono privi di spessore, agiscono e lo spettatore si domanda il perché di certe azioni, inoltre nella parte finale il regista si abbandona a un alternarsi stucchevole di sesso e immagini di un’orchestra che suona, non solo incomprensibile, ma davvero fuori luogo. Il solo significato che uno spettatore con spiccato senso dell’umorismo (erotico) può dare alle sequenze è che moglie e marito suonano in contemporanea… A parte le battute, un film non riuscito, sia dal punto di vista drammatico che squisitamente erotico. Grimaldi riesce a fallire tutto il fallibile.
Regia: Aurelio Grimaldi. Soggetto: Alina Reyes (romanzo Le Boucher), Sceneggiatura: Aurelio Grimaldi. Fotografia: Romano Albani. Montaggio: Mauro Bonanni. Musiche: Maria Soldatini. Produttore: Marco Poccioni, Marco Valsania (Freeway Production). Costumi. Carlo Cordaro. Scenografia: Manuel Gilberti. Interpreti: Alba Parietti, Miki Manojlovic, Lorenzo Majnoni, Giulio Base, Caterina Vertova, Rosa Pianeta, Lucia Sardo, Alessandra Costanzo, Barbara Cavallari.
Gordiano Lupi
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Il marito non è Base ma Lorenzo Majnoni.
Il macellaio fa paura per come recita. La Parietti, una sensuale e bella statuina. La prima scena erotica, un rapporto sul letto alla missionario fa impressione per il dilettantismo degli attori e la banalita’ della performance sessuale. Scavo ed evoluzione psicologica, zero. Le scene di lei che si perde nella Palermo popolare e dei mercati si salvano, se non fosse per una Parietti improponibile.