Recensione: Veronica Raimo – Niente di vero


Esplorazione intima della verità personale e familiare.
“Niente di vero” di Veronica Raimo è un romanzo che spinge a riflettere su concetti come la verità e l’identità, con una prosa affascinante e ricca di sfumature, l’autrice ci conduce in un mondo dove la realtà stessa sembra essere una costruzione fragile, in balia delle emozioni e delle circostanze.
Ambientato nella caotica e contraddittoria Roma, il romanzo esplora le tensioni tra ispirazione e frustrazione che emergono dall’interazione tra l’individuo e l’ambiente circostante. La protagonista stessa è una miscela di intelligenza, brillantezza, insicurezza e timidezza, contrasto interiore che aggiunge un livello di autenticità e realismo al personaggio, rendendo più facile per il lettore identificarsi.
Il viaggio di Veronica è un percorso di crescita personale, un’evoluzione che avviene nel corso del romanzo grazie a eventi che la spingono oltre i confini delle sue insicurezze. La narrazione coinvolge il lettore in questo processo di trasformazione, accompagnandolo attraverso le emozioni, i dubbi e i momenti di chiarimento di Veronica.
In “Niente di Vero”, l’amore, la famiglia, l’amicizia, la solitudine e il desiderio di riscatto sono tessuti insieme in una trama intricata che aggiunge profondità e significato alla storia: la relazione di Veronica con la famiglia, soprattutto il legame con il fratello Christian e il nonno paterno, è resa con delicatezza e profondità, aggiungendo ulteriori strati al percorso di scoperta e crescita.
La scrittura potente e poetica di Raimo cattura l’attenzione e l’empatia del lettore, mentre Veronica si evolve in un personaggio tridimensionale che affronta sfide e scoperte significative.
Veronica Raimo ci consegna un romanzo che va oltre le aspettative e offre una finestra sul cuore e l’anima di un personaggio interessante.

Titolo: Niente di vero
Autore: Veronica Raimo
Prezzo copertina: € 18.00
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
EAN: 9788806251895
ISBN: 8806251899
Pagine: 176

Citazioni tratte da: Niente di vero di Veronica Raimo

Robert mi aveva fatto conoscere un sentimento morale molto yurok: la vergogna. Non il senso di colpa, non c’era niente per cui doversi sentire in colpa; solo la vergogna. Diventi rossa per la rabbia, ti ammutolisci e cerchi di fartene una ragione. Devo in parte ringraziare Robert per il profondo rispetto che nutro verso la vergogna come strumento sociale. (URSULA K. LE GUIN, Indian Uncles.)

Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice.

In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi.

Mio fratello muore tante volte al mese.
È mia madre a chiamare per avvertirmi della dipartita.
– Tuo fratello non mi risponde al telefono, – dice in un sibilo.
Per lei il telefono certifica la nostra permanenza sulla Terra, in caso di mancata risposta non esistono altre spiegazioni che una cessata attività vitale.

Quando ero piccola, quella parola – libidinoso – mi faceva paura. Sembrava umidiccia, melmosa. Non sapevo cosa significasse ma il suono era raccapricciante.

… non c’è niente che faccia schifo quanto il provare schifo per qualcosa.

… un conflitto costante tra abbandonare qualcosa e cercare di riprenderlo. La maledizione perpetua della terra di mezzo.

… nel momento in cui un ideale si concretizza, in teoria smette di esistere.

Eppure come si fa a riconciliarsi con qualcosa o qualcuno se i propri ricordi sono sfumati? Se mutano nell’atto stesso di formarsi?
Possono toglierci tutto tranne i nostri ricordi, si dice. Ma chi mai sarebbe interessato a questa espropriazione?
La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia. Scontata, a metà prezzo.
La memoria per me è come il gioco dei dadi che facevo da piccola, si tratta solo di decidere se sia inutile o truccato.

Il senso di tutte le cose tende ad assomigliarsi appena ti viene richiesto di esprimerlo, e sembra che la verità possa esistere soltanto nella reticenza.

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

 

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