Immaginiamo la possibilità di “…ritrovarci a volare”, come cantava Lucio Battisti nel 1970 in Emozioni.
Immaginiamo di farlo grazie al teatro — e alle emozioni che il teatro regala — a chi vi assiste, a chi lo fa, a chi lo produce fra le mille difficoltà del mondo.
Un volo che ci consente di guardare dall’alto il nostro mondo, quello stesso che percorriamo ogni giorno, fatto di storie e di gesti profondi dell’anima. (Gaia Calimani)
Cent’anni e una manciata di mesi son trascorsi dall’uscita di Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, capolavoro visionario, monologo interiore e di una normale stravolta quotidianità, di disparate suggestioni e drammatica meraviglia. Un’occasione, questo centenario, per rivisitarlo su una scena teatrale, in una chiave altamente poetica, per opera di Francesca Sangalli e con la regia di Simona Gonella.
Nella splendida cornice della Cavallerizza di Palazzo Litta, fra mura di mattoni grondanti storia, si sono avvicendati sul palco in un’avvincente (re)interpretazione Leda Krailer (Virginia/Io), Maria Laura Palmeri (Clarissa) e Matthieu Pastore (Septimus), Fear no more (da Shakespeare) il titolo della rappresentazione.
Un gioco incrociato di pensieri e personalità, un colloquio sovente struggente, quando non straziante e doloroso, fra autrice e personaggi/personalità, fra il brivido dell’esistere e i ricordi che consolano o piagano, fra possibilità inespresse e impossibilità, con digressioni e divagazioni che restituiscono il clima dell’anima, i travagli di uno spirito complesso e, nel contempo, estremamente vitale, oltre le pulsioni di morte, se non altro per il coraggio di raccontare e raccontarsi, di lottare per qualcosa di più nonostante l’immane fatica e peso.
Il rischio era quello di cadere nel cerebrale (echi pirandelliani…), ma il flusso di coscienza/e, seppure a strappi, scorre ineluttabile, ineludibile, un abito che infine avvolge lo spettatore, in apparenza inchiodato ai luoghi e ai non luoghi dentro di sé. In apparenza, giacché i momenti empatici sono fortissimi e non pochi.
“Lo spettacolo intreccia parole della Woolf con la riscrittura contemporanea di Francesca Sangalli, segnata da frammenti poetici e immagini evocative. In scena Clarissa e Septimus, creature nate dalla penna di Virginia ma qui animate da una volontà propria, capaci di sfidare la loro stessa creatrice e di chiedere di essere raccontati ancora, in un tempo che non è più solo quello del romanzo. Clarissa – Maria Laura Palmeri riflette sulla giovinezza e sulle scelte compiute; Septimus – Matthieu Pastore vaga tra visioni e realtà, segnato dalla guerra e dalla fragilità mentale. Entrambi incalzano Virginia/Io (Leda Kreider, Premio Hystrio Mariangela Melato 2025), che si interroga sul senso della scrittura, sul ruolo dell’autrice e sulla possibilità di trovare un inizio che la soddisfi.”
Fear no more the heat o’ the sun / Nor the furious winter’s rages… Il commento della regista: “Ho cercato di ripercorrere la connessione tra chi scrive oggi e i pensieri emersi dai diari di Virginia Woolf, dalle sue opere, dalle sue idee. Fear No More è un’indagine sul processo creativo, un dialogo tra epoche e generazioni di donne mosse da impulsi anticonvenzionali e lacerate da interrogativi esistenziali.”
Lo spettacolo, in scena sino al 19 ottobre al Litta, è atteso il 21 ottobre al Teatro Giuditta Pasta di Saronno (Va), il 13-14 novembre al Teatro Foce di Lugano, il 5 dicembre alla Sala Mercato di Genova e il 6 dicembre all’Auditorium Don Bosco di Carvico (Bg).
E nella programmazione del Litta si prosegue all’insegna della Woolf, poiché dal 21 al 26 andrà in scena Flush, biografia di un cane, liberamente ispirato a un altro romanzo della scrittrice inglese, con la regia di Fabrizio Visconti, attori Rossella Rapisarda e Antonio Rosti (corso Magenta 24, Milano; info e prenotazioni: e-mail biglietteria@mtmteatro.it, tel. 0286454545).
“Se l’originario di Virginia Woolf si poneva come un delizioso divertissement, quasi una bagatella per recuperare le energie, dopo il poderoso sforzo compositivo per la scrittura de Le Onde, questa drammaturgia porta alle estreme conseguenze quel non detto – eppur energicamente espresso! – intuibile fra le argute righe della scrittura originaria. Non si trattava, infatti, solo di raccontare le peripezie di un cane, ma, attraverso ciò, la Woolf assumeva su di sé l’onere della biografia, genere tradizionalmente affidato a scrittori uomini, sfidando, per ciò stesso, le leggi non scritte del patriarcato e facendosi lei stessa vessillo di un Modernismo in controcorrente.”
Protagonista è un cocker spaniel, la cui “padrona” è la poetessa Elisabeth Barrett. Anche qui una sorta di gioco di specchi con un tracciato ironico, anticonformista, di critica sociale, e una non troppo velata eco autobiografica. In Flush “le storie si mescolano all’avanzare della guerra e dei regimi nazionalsocialisti, animandosi in una battaglia per i diritti fondamentali dell’essere umano e sociale, capace di spingersi fino alle estreme conseguenze”. Un lavoro quanto mai attuale, come sempre avviene in quella che è grande letteratura.
La nuova stagione di MTM-Manifatture Teatrali Milanesi (Litta e Leonardo, sito Internet www.mtmteatro.it) è intitolata ritrovarsi a volare, un sogno e un auspicio. In scena andranno i classici e non solo: da Pasolini a Shakespeare, da Camilleri a Čechov, Sofocle, Aristofane, Saint-Exupéry, Sciascia et alii, oltre alla collaborazione fra Areazelig e il Teatro Leonardo.
Crediamoci sempre nel ritrovarsi a volare.
Alberto Figliolia

