Shaft è il nome del protagonista del film, un detective che indaga sull’omicidio razzista di un giovane afroamericano cercando di far condannare un colpevole molto raccomandato, perché è il figlio di un ricco uomo d’affari. Il criminale ottiene la libertà su cauzione e fugge in Svizzera, Shaft lo arresta di nuovo due anni dopo quando il giovane fa rientro negli Stati Uniti, ma non serve perché torna libero pagando una cifra molto alta. Shaft rinuncia al distintivo, esce con disgusto dai ranghi della polizia e cerca di farsi giustizia da solo, mentre il colpevole tenta di eliminare l’unica testimone. John Singleton è un regista di colore – scomparso nel 2019, a 51 anni, per un ictus – molto attento alla causa nera negli Stati Uniti, candidato all’Oscar con il suo film di esordio (Boyz in the Hood – Strade violente) quando aveva solo 24 anni. Frequenta il cinema commerciale (Fast and Furious, A-Team…) ma in ogni pellicola – ne gira soltanto nove – troviamo riferimenti alla violenza bianca nei confronti dei neri e in alcuni casi anche un’accusa nei confronti del machismo degli afroamericani (Baby Boy – Una vita violenta). Shaft è il quarto sequel di Shaft il detective (1971) di Gordon Parks – vero modello per i film di blaxploitation -, girato con una tecnica che ricorda gli anni Settanta, a partire dai titoli di testa e dalle singolari dissolvenze a scorrimento – uno schermo suddiviso da schegge diagonali – che ricordano le tavole di un fumetto. Protagonista della pellicola il bravissimo Samuel L. Jackson, che non fa rimpiangere Richard Roundtree nei panni di John Shaft, il detective dalle maniere forti ideato dal romanziere Ernest Tidyman. Tra l’altro Roundtree fa parte del cast, in una sorta di omaggio al film che ha dato il via alla serie, dal momento che veste i panni dello zio di John Shaft. Sceneggiatura oliata nei minimi particolari, film dotato di gran ritmo, girato in 99 minuti concitati, tra soggettivi e carrelli, con fotografia in gran parte notturna e curate scenografie newyorkesi. Da rivedere, senza farsi condizionare dal fatto che è soltanto un sequel di un indimenticabile originale. Se volete, lo trovate su Rai Play.
Regia: John Singleton. Soggetto: Ernest Tidyman (romanzo). Sceneggiatura: John Singleton, Shane Salerno, Richard Price. Fotografia: Donald E. Thorin. Mntaggio: John Bloom, Antonia Van Drimmelen. Effetti Speciali: Steven Kirshoff, Randall Balsmeyer. Musiche: David Arnold. Scenografia: Patrizia von Brandenstein, Dennis Bradford, George De Titta Jr.. Costumi: Ruth E. Carter. Trucco: Bernadette Mazur. Produttori: John Singleton, Scott Rudin. Case di Produzione: Paramount Pictures, Scott Rudin Productions, New Deal Productions. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Titolo Originale: Shaft. Interpreti: Samuel L. Jackson (John Shaft II), Vanessa Williams (Carmen Vasquez), Jeffrey Wright (Peoples Hernandez), Christian Bale (Walter Wade Jr.), Busta Rhymes (Rasaan), Dan Hedaya (Jack Roselli), Toni Collette (Diane Palmieri), Lee Tergesen (Luger), Daniel von Bargen (Ten. Kearney), Mekhi Phifer (Trey Howard), Richard Roundtree (John Shaft I), Ruben Santiago-Hudson (Jimmy Groves), Philip Bosco (Walter Wade, Sr.), Bonz Malone (Malik). Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2000. Durata: 99 minuti. Genere: Azione/Crime/Thriller. Lingua Originale: Inglese.