A safe place… Una bambina nel suo salvagente, fra attesa e sorpresa, fra meraviglia e gioia. Almeno in apparenza. Di contro viene evocata, per assenza, la situazione di bambini annegati nelle acque del Mare Nostrum, dove non vi è dispositivo alcuno a preservare giovanissime sventurate vite in fuga, presto cancellate dalla mappa dell’esistenza. Non nomi, non sguardi, non più…
A safe place è una scultura in vetroresina e cemento di enormi dimensioni: 450 x 280 cm. L’artista Valerio Berruti sceglie sovente formati giganteschi per le proprie opere, come a sottolineare la minimalità del nostro essere, su queste rive e per le smisurate lande, visitatori, spettatori, passeggeri testimoni.
I bambini e le bambine dell’artista langarolo appartengono a una categoria speciale, una sorta di indefinito o, meglio, un “indefinito” universale in cui dimora ogni potenzialità, come adombrato nella sospensione in alluminio + affresco a parete Un mondo nuovo (600 x 452 x 10 cm). Una monumentalità aerea e leggera, in cui le ombre giocano una parte e una funzione simbolica oltremodo importante: una dualità da non respingere, parte di noi, da non temere nell’idea di edificazione di un mondo nuovo, come l’emblematico titolo suggerisce.
More than kids è una mostra che colpisce con la forza della suggestione, dove il contatto fra i soggetti pare mancare ma in cui il silenzio è profonda e singolare empatia. Un contatto tuttavia c’è ne L’abbraccio più forte, scultura nutrita da un corredo di disegni e di video-animazione.
Il Berruti utilizza i più disparati materiali e le più varie tecniche, piegandole alla propria ispirazione, al messaggio, fra astrazione e concretezza: cemento armato, resina e juta compongono l’installazione-opera-scultura Nel silenzio (375 x 230 x 20 cm cad.), in cui i corpi raggomitolati riposano al sole su una terra arida, bruciata, oppure paiono riemergere da un ritrovamento archeologico, come in una Pompei della contemporaneità, dopo un’apocalisse della Natura, un esito da disastro annunciato, quale, per esempio, il cambiamento climatico. Come in tanti altri suoi lavori l’artista si è avvalso della collaborazione di musicisti. Qui è il polistrumentista Rodrigo D’Erasmo a ulteriormente sottolineare la potenza tragica della figurazione (o trasfigurazione?).
A vetroresina e cemento si aggiunge il pizzo in Aurora (120 x 380 x 220 cm), una rappresentazione straniante, ma che al tempo stesso sa di memoria. Del resto non può mai darsi una interpretazione univoca, e l’arte non spiega per quanto si dispieghi, semmai invita, stimola, costringe a meditare sul sé e sui se che governano o sgovernano il nostro trascorrere sul pianeta e i giorni toccatici in sorte.
E quanti e quali sono i volti, gli aspetti, gli accenti della nostra personalità ci chiediamo girando intorno a Three (parts) of me (alluminio, 220 x 160 x 80 cm). L’immagine che offriamo al mondo esterno, istituzionale, o quella che si palesa alla cerchia di chi si conosce o si ama, o infine quella segreta, celata ai più, dal/nel mondo delle pulsioni?
Spettacolare, a suo modo inquietante, ma intrisa di una speciale armonia, è Nel nome del padre: 42 soggetti sostanzialmente dai medesimi connotati, sebbene con acconciature diverse, una sorta di apologo, una strage degli innocenti a venire, un destino implacabile e segnato o un margine di speranza ancora? (“… i suoi “bambini” non raccontano una storia soltanto personale, ma diventano simboli collettivi che mostrano l’infanzia come luogo di appartenenza, dove tutti siamo stati, ma anche di futuro possibile e ancora da scrivere”)
Con La giostra di Nina (700 x 500 cm) + sei uccellini in vetroresina (170 x 45 x 70 cm cad.) + video-animazione con la colonna sonora di Ludovico Einaudi si può interagire, salendovi sopra (nel rispetto di determinate e precise regole). Sta difatti a noi completare l’opera in quanto non vi sono raffigurazioni dell’infanzia come invece avviene in tutti i restanti lavori.
Ultime ma non meno importanti le video-animazioni, realizzate con un rigoroso processo manuale scevro di tecnologie digitali… “Ogni animazione nasce da centinaia di disegni eseguiti a pastello a olio e affresco su carta o cartoncino, fotografati uno a uno e montati in sequenza per dar vita al movimento. In mostra cinque fotogrammi originali per ogni video, da Golgota (2005), con la musica di Lucio Disarò, seguito da E più non dimandare (2007), con le note di Joanna Newsom, La figlia di Isacco (2009), esposto al Padiglione Italia della Biennale di Venezia con la colonna sonora originale di Paolo Conte. Seguono Kizuna, con una composizione appositamente realizzata da Ryuichi Sakamoto, Fermati o sole! (2014), con musica di K-Conjog, e Out of your own (2016), musicato da Joan As Police Woman. The singer (2019) è interpretato dalla voce della piccola Nina Berruti, mentre l’opera più recente, Cercare silenzio (2023), è accompagnata da una composizione originale di Samuel Romano ed è stata realizzata per Open Arm.”
Versatilità e ingegno, curiosità intellettuale e capacità d’artigiano rinascimentale, impegno e valori estetici, l’itinerario di Valerio Berruti è impagabilmente ricco, portatore virtuoso di dubbi e domande, foriero di esiti che ci lasciano fortissimamente, drammaticamente e deliziosamente ammirati.
La chiusa al curatore Nicolas Ballario: “Con questa ampia monografica, Berruti si trasforma in un regista che, stanza dopo stanza, tocca tutti i grandi temi della contemporaneità. Le sue opere non parlano dell’infanzia, ma usano quel periodo della vita dove tutto può ancora avvenire per chiederci se siamo ancora in tempo per cambiare le cose. Le sue figure non sono mai finite perché è il visitatore a decidere il destino e la provenienza dei suoi soggetti. Ci riconosciamo in loro? La monumentalità delle opere in mostra in qualche modo ci dice che non possiamo far finta di niente. Chi distoglie lo sguardo è complice.”
Alberto Figliolia
More than Kids di Valerio Berruti, mostra prodotta dal Comune di Milano – Palazzo Reale e da Arthemisia, in collaborazione con Piuma e con il sostegno della Fondazione Ferrero. Progetto espositivo curato da Nicolas Ballario. Fino al 2 novembre 2025. Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano.
Info e prenotazioni: tel. +39 028929921, siti Internet www.palazzorealemilano.it e www.arthemisia.it).
Orari: lun chiuso: mar, mer, ven, sab e dom 10-19,30; gio 10-22,30. La biglietteria chiude un’ora prima.
Catalogo: Allemandi Editore.

