RecensioniTeatrali: Lella Costa su “I promessi sposi” Manzoniani


Ci si può divertire leggendo I promessi sposi? Che domanda… Parliamo di un capolavoro senza tempo. Un’opera narrativa totale, di una grandiosità difficilmente eguagliabile, da meditare. Anche se generazioni di studenti l’hanno patita, salvo ricredersi. Però Lella Costa ci dimostra a teatro che con I promessi sposi ci si può divertire tanto, ma proprio tanto, ancora di più.
Allo storico Teatro Carcano in scena sino al 7 dicembre, ma si spera nella sua pronta replicabilità – auspicabile, dati il contenuto e l’effetto – la simpaticissima e coltissima Lella ha mostrato come poter coinvolgere il pubblico in una chiave di “lettura” diversa e giocosa/gioiosa della narrativa manzoniana. Mescolando elementi della biografia di Don Lisander con il racconto libero, ricco di verve, aneddoti e intelligenti improvvisazioni, con l’interpretazione di brani dallo splendido libro, e con due gruppi di volontari, denominati rispettivamente Olate e Pescarenico, con tanto di pulsantone per rispondere, secondo intervalli predeterminati, a domande sul celebre autore e sulla sua fatica letteraria. Un modulo di rappresentazione estremamente godibile nonché un ottimo ripasso per tutti. L’eredità di Manzoni. Quiz show su Manzoni e I promessi sposi (regia di Serena Sinigaglia e drammaturgia condivisa con Lella Costa, Eleonora Mazzoni e Gabriele Scotti)… per uscire dal teatro con un sorriso sulle labbra e la voglia di rileggere le travagliate vicende del Tramaglino, della sua fidanzata e della pletora di personaggi che popola quelle pagine immortali – un’autentica palpabile commozione nello straziante capitolo di Cecilia, la piccola morta di peste, e della sua amorevole madre…
L’ennesima eccellente produzione del Teatro Carcano (in collaborazione con ATIR), che arriva dopo il successo di El Nost Milan ispirato all’opera omonima del Bertolazzi.
“Uno spettacolo teatrale partecipato che è un vero e proprio quiz teatrale, per ricostruire tutti insieme il viaggio di Renzo e Lucia, scoprire il lato inedito di Alessandro Manzoni, ma soprattutto giocare giocare giocare, per celebrare una ricorrenza importante: il 240° anniversario della nascita del grande autore milanese.”
Dalle note di Serena Sinigaglia: “Un teatro non è semplicemente un contenitore vuoto da riempire di proposte e spettacoli. Un teatro è un luogo pubblico, uno spazio fisico, da abitare, definire e condividere con altri cittadini. Lo spettacolo è la punta dell’iceberg di tutta una serie di attività e azioni diurne e serali, capaci di interfacciarsi col presente storico e col territorio in cui quel teatro è sito. […] Il Teatro Carcano è uno dei teatri più antichi di Milano. Il famoso grido “W Verdi” che stava a significare l’esultanza popolare per l’Italia unita risuonò proprio tra le mura del Carcano. Il Carcano è stato un punto di riferimento per la cultura (e la lingua) milanese e lombarda dal tardo Ottocento e per gran parte del Novecento. […] Per realizzare un’opera partecipata che veda i cittadini come attrici e attori, parte attiva del processo creativo, occorre rivolgersi a dei classici, a quei testi che sono diventati patrimonio condiviso, conosciuti da una larga maggioranza di persone. Chi non ha dovuto studiare I promessi sposi a scuola? E se anche per caso non li avesse affrontati, chi non ha pronunciato o sentito pronunciare frasi che sono diventate di uso comune come “… del senno di poi son piene le fosse”? Chi non ha altresì odiato quegli studi forzati, quell’idea di un letterato cupo e serioso dedito al giudizio implacabile, al cattolicesimo più bigotto? Eppure è anche grazie al Manzoni se oggi abbiamo una lingua con cui intenderci e parlarci. Ed è al Manzoni che dobbiamo quel dipinto così vivo e intramontabile dei vizi e delle virtù di un popolo che è il popolo di cui siamo parte, di un’Italia tanto fragile quanto bella.”
Necessario aggiungere che L’eredità di Manzoni, Anno Domini 2025, è il primo capitolo di un itinerario manzoniano… “Il mezzo è il teatro partecipato, ma questa volta non preparato prima attraverso i consueti laboratori rivolti ai cittadini, bensì agito direttamente all’interno dello spettacolo stesso attraverso il gioco del quiz (da cui il rimando divertito alla nota trasmissione televisiva). Il pubblico ogni sera diventa “concorrente”, parte attiva dello spettacolo. Si andrà da questioni relative alla trama del romanzo, a fatti di vita dell’autore, al senso e alle ragioni di alcune scelte fino a giocare sui se e sui ma… sui rimandi all’oggi, alle nostre vite, all’attuale situazione socio-politica.”
Ed è cosi che la servile pavidità di Don Abbondio diventa il lato peggiore della contemporaneità, specchio d’ignavia e inedia, la tormentata e tragica figura di Gertrude, la celebre Monaca di Monza, teatro di conflitti interiori profondi, laceranti, come quelli peraltro di Fra Cristoforo e dell’Innominato, risolti seppure in diversa maniera e misura, la prepotenza di Don Rodrigo un triste viatico troppo spesso ripercorso, e il perdono, la peste quale un momento di trapasso, nella sua terribilità d’infiniti morti, a uno stato di coscienza nuovo.
Infine… “Cercheremo di capire insieme da dove nasca l’antipatia viscerale di molti di noi verso il Manzoni. Staneremo pregiudizi, scopriremo dettagli che non ci erano noti, collegamenti imprevisti, paesaggi inediti, passaggi che credevamo noti e che forse tanto noti non lo sono. Il pubblico sarà dunque l’attore e il drammaturgo co-protagonista della serata e dello spettacolo accanto a Lella Costa.”
Alessandro Manzoni, che dal suo romanzo non ricavò nulla (se non imperitura gloria), l’agricoltore geniale, l’uomo che parlava in dialetto milanese, il padre dei cui dieci figli solo due gli sarebbero sopravvissuti, il ragazzo che per nove anni non vide la madre, l’inquieta e irresistibile Giulia Beccaria, poiché il nostro era nipote del celebre Cesare. Alessandro, il genio; I promessi sposi, per sempre nella nostra memoria e anima.

Alberto Figliolia

 

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