Il silenzio, a volte, pesa più delle parole. È questo il sentimento che attraversa Figlie del silenzio di Francesca Silvestri, romanzo che scava nella memoria familiare e nella condizione femminile del primo Novecento per riportare alla luce una storia rimossa. La protagonista dimenticata è Alaide Fabbrini, donna inquieta e fragile, nata nel 1898 e morta giovanissima nel 1929, subito dopo la nascita del suo primo figlio. Di lei rimangono poche tracce: fotografie sfocate, diari incompleti, frammenti che sembrano più segnali di un oblio volontario che testimonianze di vita.
È la pronipote Matilde, archivista e voce contemporanea, a raccogliere quei brandelli di passato. La sua indagine non è solo genealogica, ma è una ricostruzione che diventa atto di giustizia, gesto di restituzione di dignità. Matilde si chiede perché una donna sia stata volutamente dimenticata e trova, nel suo cammino, un doppio riflesso: scoprire Alaide significa interrogare se stessa, riconoscere i fili invisibili che legano le generazioni, dare voce a chi è stato ridotto al silenzio.
Il cuore della vicenda si snoda attorno a un crollo psichico, giovanissima, Alaide scopre una verità sconvolgente che riguarda la sua nascita, rivelazione che destabilizza profondamente la sua identità e segna l’inizio di una discesa nella malattia mentale. I ricoveri in manicomio, luogo che in quegli anni rappresentava più un’istituzione di contenimento che di cura, diventano la cornice della sua esistenza. È lì che conoscerà colui che diventerà suo marito, non un amore libero, ma il rapporto asimmetrico con il suo psichiatra, che suggella in modo paradossale la contraddizione tra bisogno di protezione e ulteriore vincolo.
Un ruolo altrettanto decisivo lo gioca quindi il matrimonio, che più che rifugio diventa un’estensione del suo destino tragico. Da un lato, risponde alle aspettative sociali; dall’altro, accentua l’inadeguatezza di Alaide nei panni di moglie e madre. La sua morte precoce, pochi mesi dopo aver dato alla luce un figlio, suggella questa parabola dolorosa e rende il silenzio che la circonda ancora più lacerante.
Accanto a questa vicenda si affaccia anche la presenza di un’amica pittrice, figura libera e anticonvenzionale che per Alaide rappresenta un varco possibile verso un altro mondo. Per non togliere al lettore il piacere della scoperta, è giusto accennare soltanto che questo legame diventa uno specchio di ciò che Alaide avrebbe voluto essere, ma che la società del tempo le ha negato.
Il romanzo di Silvestri si muove dunque su più livelli, è storia familiare, inchiesta archivistica e al tempo stesso riflessione sociale. Perché il destino di Alaide non è un caso isolato, infatti il libro illumina una realtà storica fatta di conventi e manicomi, strumenti attraverso i quali la società relegava le donne che non si conformavano a ruoli stabiliti. Donne “troppo sensibili”, artistiche, anticonvenzionali venivano allontanate e cancellate, come se l’emarginazione fosse un atto naturale.
La scrittura è chiara, sobria, capace di far percepire il peso delle assenze e la tensione del mistero. Silvestri costruisce la narrazione attraverso un graduale svelamento, con la tecnica di chi sa dosare i dettagli per condurre il lettore in profondità, senza mai sciogliere completamente il nodo fino alle ultime pagine. L’effetto è un romanzo breve ma denso, che lascia domande sospese e spinge a riflettere sul valore della memoria e sul diritto di ogni individuo a non essere dimenticato.
Se L’arrocco, esordio dell’autrice, era un romanzo più politico e ad ampio respiro, qui la scrittura si concentra sull’intimo, sull’invisibile che attraversa le generazioni. Eppure, il filo conduttore resta lo stesso: la memoria come atto di resistenza.
Figlie del silenzio è un libro che si legge con emozione e turbamento, perché restituisce dignità non solo ad Alaide, ma a tutte le donne che la storia ha tentato di cancellare. È una narrazione che ci ricorda quanto sia fragile la memoria, ma anche quanto potente possa essere il gesto di riportarla alla luce.
Titolo: Figlie del silenzio
Autore: Francesca Silvestri
Prezzo copertina: € 16,00
Editore: Les Flâneurs Edizioni
Collana: Montparnasse
Data di Pubblicazione: 28 marzo 2025
EAN: 9791254511985
ISBN: 1254511989
Pagine: 184
Citazioni tratte da: Figlie del silenzio di Francesca Silvestri
A ogni scelta corrisponde una rinuncia. Che poi il destino fosse incarnato in quegli anni dall’ideologia fascista, quello era un altro discorso. ( pag 52)
IL fiume ritrova sempre il suo letto, l’acqua tiene memoria, raccontavano i vecchi, e così era stato in anni non troppo lontano quando un mare di fango e acqua aveva travolto tutto e avevano dovuto ricostruire le case.
(…)
E anche la verità, negata e rilegata nell’oblio, quanto ritorna in superficie può travolgere e trasformare la realtà. Anche la verità tiene memoria. (pag 69)
Possibile che nessuno capisce che il male non è nella mia testa ma viene da fuori? Che sia maledetto il silenzio, è il silenzio che mio uccide. (pag 80)
Le idee più belle nascono nella mente prima che negli occhi e nelle mani, ricordalo. (pag 132)
Ecco, se dovessi dare un sapore alla paura direi che è salata, Armida, come le lacrime che verso ogni giorno, come il dolore che ho nel petto da troppo tempo, come l’odio che provo ogni volta che penso al rifiuto della Badessa e alle menzogne di mia madre. (pag 145)
Le case hanno sempre un odore diverso, gli affetti, le persone che le hanno abitate restano anche dopo la loro morte. (pag 156)
Katia Ciarrocchi
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