Impossibile uscire da una tale mostra senza provare le vertigini: per tanta bellezza e perizia e suggestioni ed evocatività suscitate nell’animo. Pablo Picasso e Markus Raetz, due maestri, due prodigiosi portenti dell’arte, nello specifico di quella incisoria.
Non smette mai di stupire il Museo d’arte Mendrisio con le sue mostre spettacolari – e, al tempo stesso, di preziosissima discrezione, poiché la ricchezza del materiale esposto si abbina a una sorta di atmosfera intima che ne favorisce la visione, lo studio, l’approfondimento, la metabolizzazione interiore.
Quantità e qualità… 240, nel complesso, le opere di Picasso e di Raetz, il primo arcinotissimo, artista superlativo e di superlativi, il secondo meno famoso presso il grande pubblico, ma bardato di assoluta genialità per il mezzo del suo bulino.
Una mostra decisamente imperdibile, che durerà sino al 25 gennaio 2026. I lavori dell’immenso Pablo, un’esplosione assoluta di creatività, segno di una incredibile versatilità (perfino in tardissima età), provengono dalla Fondazione Gottfried Keller-donazione Georges Bloch (curatela di Barbara Paltenghi Malacrida, direttrice del Museo d’arte, e Matthias Frehner, storico dell’arte ed ex direttore del Kunstmuseum di Berna), mentre quelle a bulino di Raetz coprono un arco di 23 anni, dal 1994 al 2017 (curatela di Francesca Bernasconi e Rainer Michael Mason).
Sono due mostre in una, complementari e completantisi a dimostrazione di quanto l’avventura calcografica dei due artisti fosse sempre stata condotta non a margine né come una sperimentazione occasionale e fine a sé stessa, bensì nell’ambito di un percorso artistico strutturato, omogeneo e pur diversificato, per esplorare ogni potenzialità ed espressività, una ricerca assidua, ininterrotta. Per esiti geniali.
Picasso si cimentò con le più varie tecniche: puntasecca, acquaforte, linoleografia, litografia, xilografia e acquatinta. Raetz dedicò la propria attenzione e cura al bulino. Nel suo caso si possono ammirare in mostra opere inedite e mai presentate al pubblico.
La sezione dedicata a Picasso – invero i due itinerari paiono intrecciarsi fisicamente e simbolicamente – è suddivisa in alcuni, non casuali, nuclei tematici: Ritratti e figura umana, Tauromachia, Mitologia e allegorie, Parafrasi, Animali, Natura morta, Artista e modella, Eros e morte. Che i lavori siano in bianco e nero o a colori è un profluvio di immagini, (ri)elaborazioni, idee, invenzioni continue in una varietà meravigliosa, fra estetica e pensiero filosofico e politico. Davvero impagabile.
Tutte le opere sono poi riportate in un catalogo bilingue italiano-tedesco contenente saggi critici della Malacrida e del Frehner, con capitoli tematici e una sezione di apparati aggiornati.
“Poliedrica ed eretica” secondo la felice definizione di Matthias Frehner (e poliglotta) è l’opera grafica di Picasso in decenni di evoluzione senza sosta: dalle teste – busti, nudi e figure cubiste o declinate secondo un imprevedibile estro, intelletto e cuore vulcanico, in un meraviglioso gioco di vuoti, pieni, linee e chiaroscuri – alla tauromachia, così fisica e metaforica, sanguigna e allegorica, una sorta di danza di energia, e al Minotauro, archetipico e autobiografico, dicotomia fra ragione e istinto, caos e ordine; e centauri, fauni, Venere (una pagana festosità), e gli infiniti animali – gli splendidi Asino, Gatto, Gallo, Chioccia, Tacchino, Aragosta, Ragno, con quel capolavoro assoluto, che strappa felicemente gli occhi, vale a dire La Colombe (1949, litografia); e, ancora, il ruolo incrociato artista-modella, con citazioni colte, le nature morte, fino al sempiterno incontro/scontro fra Eros e Thanatos, poderosissime figurazioni, giungendo a quelle “orgasmiche”, orgoniche, verso il termine del suo esistere, in un estremo feroce e soave accesso di vitalità, con la coscienza totale dell’implacabile e fuggitivo tempo e, nel contempo, la necessità di un’ultima potente sfida.
“Sala dopo sala il linguaggio si arricchisce di nuove soluzioni formali e si intreccia con la grande tradizione della storia dell’arte: dal chiaroscuro di Rembrandt alle linee pure di Ingres, dalle atmosfere visionarie di Goya alla maestosa eleganza di Velásquez: Picasso incarna il mistero stesso della creazione.”
È nel 1994 che Raetz inizia le sue prove con il bulino quando un dipartimento del Louvre, quello dedicato alla conservazione e produzione di incisioni, lo invita a creare un’opera nel contesto delle commissioni contemporanee ad artisti viventi per l’arricchimento delle collezioni del museo e per aiutare a mantenere viva la tradizione e la conoscenza delle diverse tecniche calcografiche. “L’artista allora cinquantatreenne si applica con dedizione all’apprendimento di quella che viene considerata come la tecnica di incisione più antica e nobile.
Le oltre ottanta incisioni in mostra sono di piccolo e medio formato ma al loro interno si sviluppano mondi e visioni che sembrano non avere soluzione di continuità: in queste stampe si ritrovano i motivi che hanno contraddistinto la produzione di Raetz (dall’indagine del volto a quella delle forme geometriche, dagli studi sulla prospettiva a quelli sull’opposizione tra rilievi e depressioni), così come riferimenti alla storia dell’arte e omaggi alla maestria di chi con l’arte dell’incisione si è cimentato prima di lui, in primis Albrecht Dürer ma anche Claude Mellan (1598-1688), Hendrick Goltzius (1558-1617), Wenceslaus Hollar (1607-1677) o Giorgio Morandi (18901964), fino ai maestri giapponesi delle stampe ukiyo-e. Il percorso espositivo include un’accurata selezione di opere tridimensionali a sottolineare la continuità della ricerca artistica di Raetz da un medium all’altro.”
È, quello di Markus Raetz, uno studio, artistico e artigianale, estetico e scientifico, dal momento che il fenomeno della percezione diviene centrale nel suo agire (Picasso, al contrario, la destabilizza). Raetz sposta la visione, inventa mondi (e modi) per accumulazione o sottrazione, procede per onde, curve e rovesciamenti, è un sorprendente studio, autentico work in progress. La serie Zwei Pole-Due poli è un “esercizio” enciclopedico che lascia stupefatti, depositario di significati che richiedono una inesauribile osservazione. È, il suo, un viaggio dal micro al macro e viceversa, ora minimale ora volutamente congestionato. I suoi volti, fra luce e ombra, positivo-negativo, sono un’immersione nell’ignoto dell’anima (o psiche). E curve ondose, corpi volanti, labirinti, sistemi anatomici che sono altro, anelli impossibili e turbanti dervisci, cerchi e Japanische Finger-Dita giapponesi, i tanti Senza titolo che sollecitano-solleticano ogni fantasia narrativa (siamo noi coloro che devono aggiungere-integrare la storia in fieri), Il pedone perso in una fantasmagoria di elementi primordiali, reticoli e paesaggi in cui il vicino si fa lontano e viceversa, profili e grumi, in un modus talora quasi escheriano e moebiusiano (ma sempre in confronto con la tradizione e la storia). Sono presenti, a ulteriore indagine del multiforme lavoro di Raetz, varie installazioni (od opere tridimensionali): ambivalenti, metamorfiche o anamorfiche, spiazzanti. Un tessuto creativo ed esistenziale in cui la classicità è però lì, in un’affascinante commistione, oltre limiti e barriere.
“L’allestimento consente di osservare con chiarezza come il rapporto dell’artista con la tecnica raffinata del bulino si sia trasformato nel corso degli anni, rivelando una continua tensione tra metodo e immaginazione. Le peculiarità operative del bulino influenzano l’immaginario di Raetz, ma allo stesso tempo è la sua straordinaria inventiva a condurre la tecnica verso esiti sorprendenti, in un dialogo fecondo tra riflessioni formali e libertà poetica.”
Anche per Raetz è stato stampato un catalogo bilingue italiano-tedesco contenente le riproduzioni di tutte le opere poste in mostra e testi di Francesca Bernasconi e Rainer Michael Mason
È prevista anche una serie di eventi collaterali, ad accompagnamento: Picasso e gli altri, giovedì 27 novembre 2025 (ore 18,30), in cui lo storico dell’arte Paolo Bolpagni ripercorrerà i più importanti capitoli della stampa d’arte del Novecento insieme a Barbara Paltenghi Malacrida; L’universo di Markus Raetz, giovedì 15 gennaio 2026 (ore 18,30), con lo scrittore Matteo Terzaghi a esplorare i riferimenti letterari e artistici che si intrecciano nell’opera di Markus Raetz insieme con Francesca Bernasconi.
Vi saranno poi visite guidate aperte il 16 novembre, il 14 dicembre e, nell’anno nuovo, il 18 gennaio (ore 15). Posti limitati, prenotazione obbligatoria al +41 (0)58 688 33 50 / museo@mendrisio.ch (ingresso + visita: CHF 17).
Infine Un pomeriggio al museo il 12 novembre 2025 e il successivo 14 gennaio (ore 14-16). Attività (e merenda) per bimbi e ragazzi alla scoperta dell’arte. Posti limitati, prenotazione obbligatoria al +41 (0)58 688 33 50 / museo@mendrisio.ch (ingresso per adulti accompagnatori: CHF 5).
Una mostra straordinaria e un programma, come si può ben constatare, altamente esaustivo.
Un’occasione per visitare anche Mendrisio, la città degli stupefacenti Trasparenti…
Alberto Figliolia
Pablo Picasso e Markus Raetz: due maestri dell’incisione. Museo d’arte Mendrisio, Piazzetta dei Serviti 1 (CH). Fino al 25 gennaio 2026.
Info: tel. +41 (0)58 688 33 50 | museo@mendrisio.ch | museo.mendrisio.ch.
Orari: ma–ve 10–12 e 14–17 | sa–do e festivi 10–18 | chiuso il lunedì. Il museo resterà chiuso anche il 24-25 dicembre 2025 e l’1 gennaio 2026 | festivi aperto.
Ingresso: intero: CHF 14 | ridotto: CHF 12 | gratuito: ≤ 18 anni, AMS, ICOM, ASSSA-VKKS, ASASI, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte, AG Cultura.
Mediazione culturale: attività didattiche gratuite per classi della scuola dell’infanzia, scuola elementare e scuola media.
Visite guidate per scuole superiori: CHF 60; visite guidate per gruppi su prenotazione: CHF 100.
Cataloghi: Pablo Picasso. Maestro dell’incisione, edizione bilingue ITA/DEU, pp. 272: CHF 38; Markus Raetz. Le incisioni a bulino, edizione bilingue ITA/DEU, pp. 241: CHF 38; acquisto combinato di entrambi i volumi al bookshop del museo: CHF 65.

