Letteratura: LOLITA E IL TENNIS


1.Tennis antico e diabolico amore

Da vecchissimo tennista N.m.C ( non mai classificato) , che calca i campi in terra battuta da ormai oltre mezzo secolo, e che sa quanto ci sia di enigmatico e indeciso , oserei dire di diabolico, nel tennis , a qualsiasi livello si pratichi , nonché da “accanito ex lettore ultrappassionato” ( ormai leggo solo per “dovere”, raramente per piacere) ,   non posso che concordare con quanto asserito da Micol Cavuoto Mei e cioè che : “è impossibile parlare di narrazione e tennis senza menzionare almeno una volta il grande scrittore russo Vladimir Nabokov , e in particolare il suo capolavoro,  ‘Lolita’”. Guarda caso , l’ambiguo protagonista, Humbert, è un ex giocatore di tennis di buoni livelli , come lo era stato lo stesso Nabokov in gioventù , che fu anche “coach” di tennis riuscendo a guadagnarsi i primi dollari americani , prima di approdare nel “gotha” della letteratura  mondiale proprio con “Lolita”. Ma anche in precedenza , lo scrittore di Pietroburgo aveva travasato questo suo antico e diabolico amore per il tennis ( secondo solo  al prediletto gioco degli scacchi) in alcune poesie giovanili e altri suoi lavori meno noti , come  in “Camera oscura” , in un racconto kafkiano, “Invito alla decapitazione”.Infine  in un romanzo pubblicato postumo, “ L’originale di Laura“, in cui si dice che il protagonista , Witt, “Non solo giocava discretamente a tennis, con una certa facile eleganza , ma aveva inventato un colpo che nessuno , neppure i tennisti professionisti, era riuscito a eseguire o ribattere”.
Chi ha letto il romanzo , o visto i film di Kubrik (1962) e Lyne (1997) , sa che c’è un nesso ben preciso  tra Lolita e il tennis. Come tutti sanno, “Lolita”  fuil romanzo che portò lo scrittore russo in cima alle vendite e al successo letterario mondiale . Scritto in un inglese perfetto e raffinato ( Nabokov aveva raggiunto un altissimo livello già nei suoi primi romanzi, proprio per il suo “ibrido” culturale, in cui riusciva a fondere temi e modi della letteratura russa –  lo sdoppiamento esistenziale dostoevskiano, il grottesco gogoliano-  con la raffinata consapevolezza dei mutamenti che, tra le due guerre, stavano rivoluzionando l’idea stessa del romanzo ) , ma fu anche il romanzo tacciato di “pornografia” , che influenzò diversi narratori americani, anche per il tessuto lessicale e la struttura narrativa; possiamo dire, con una metafora abusata, che fu una sorta di partita a “pingpong” , o tennis sperimentale , giocata a occhi bendati , che offriva una straordinaria immagine interna dell’America , con i suoi miti e le sue ossessioni.

2.Lolita gioca a tennis in modo provocante

Humbert è un professore di quarantacinque anni che ancora pratica il tennis  come ottimo giocatore da Circolo , sia per mantenersi in forma fisica che per rapporti sociali. Ed è proprio questo sport che funge da legame tra lui e la giovanissima dodicenne Dolores, che fa da ponte comunicativo e creatore di intimità e spesso anche di vera e propria carica sessuale. Per Nabokov “i nervi”, “i punti segreti”, “le coordinate subliminali su cui si è orientata la trama del libro” (per usare le sue stesse parole) sono racchiusi in alcune specifiche immagini, precisi attimi di grande intensità catturati dall’autore con una scrittura dilatata e feconda, capace di cristallizzare un istante nell’eternità. E  uno di questo momenti , questi istanti d’eternità , è la descrizione di Lolita che gioca a tennis:

“Il nitore squisito di ogni suo movimento trovava il suo pendant uditivo nel puro suono vibrante di ogni colpo. La palla, quando entrava nel radioso alone del suo controllo, diventava chissà come più bianca, la sua elasticità più preziosa, e lo strumento di precisione che lei opponeva sembrava, al momento dell’adesivo contatto, esageratamente prensile e volitivo. (…) Ricordo che nell’assistere alla sua primissima partita mi infradiciò uno spasmo quasi doloroso di assimilazione estetica. La mia Lolita aveva un modo impareggiabile di alzare il ginocchio sinistro flesso nell’ampio, scattante inizio del ciclo del servizio, allorché veniva a crearsi, e restava un istante sospeso nel sole, un vitale ordito d’equilibrio tra il piede sulla punta, l’ascella ancora imberbe, il braccio brunito e la racchetta gettata ben all’indietro, mentre lei sorrideva con denti scintillanti al piccolo globo sospeso così in alto, allo zenith del cosmo possente e armonioso da lei appositamente creato per piombargli addosso con il netto schiocco sonoro della sua frusta dorata”.

Memorabile lezione di tennis che Humbert impartisce a Lolita , senza troppi risultati pratici, ma soprattutto memorabile lezione di maestria formale dello scrittore russo. Così come indimenticabili risultano le descrizioni dei match tra Charlotte, una ragazza più giovane incontrata nel loro viaggio in California e la bella Lolita. Per non parlare dei satireggianti commenti espressi a proposito dei costosi allenamenti eseguiti da Lolita con un ex campione di tennis dell’epoca. Humbert nel romanzo si esprime come colpevole del talento tennistico inespresso da Lolita, molto portata e deliziosa nel suo gioco ma bloccata dalle insistenze e la morbosità di lui.

3. Tennis: impresa tragica del migliorare e crescere.

Le pagine del libro sono pervase di citazioni riguardanti il tennis, metafora di una competizione individuale strutturata in un gioco a somma zero. Mors tua vita mea, sul campo e nella verità della loro relazione, come sosterrà poi un altro grande scrittore, che fu anche tennista professionista, parliamo di David Foster Wallace. “Mi sento di affermare che il tennis è lo sport più bello che esista e anche il più impegnativo. Richiede controllo sul proprio corpo, coordinazione naturale, prontezza, assoluta velocità, resistenza e quello strano miscuglio di prudenza e abbandono che chiamano coraggio. Richiede anche intelligenza. Anche un singolo colpo in un dato scambio di un punto di un incontro professionistico è un incubo di variabili meccaniche. Può sfociare in una monomania, un ‘ ossessione. Non si smette mai di giocare. Il tennis è la combinazione perfetta di atleticità, arte, potenza, stile e arguzia. Ma chi è il vero avversario da battere che sta dall’altra parte della rete? Il vero avversario è il giocatore stesso. C’è sempre e solo l’io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall’altro lato della rete non è il nemico: è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l’ occasione per incontrare l’io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l’io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti: trascendi: migliora: vinci. Ecco la ragione per cui il tennis è l’impresa essenzialmente tragica del migliorare e crescere

4.La Lolita parigina non giocava a tennis

Tennis tragico? Beh, non esageriamo,  dice lo stesso autore di Lolita, Vladimir Nabokov . Nel 1956 scrisse una postfazione del romanzo in cui racconta che nella primissima ispirazione del suo libro, la Lolita che conobbe non giocava affatto a tennis.
“Il primo, piccolo palpito di “Lolita” mi percorse alla fine del 1939 o all’inizio del 1940, a Parigi, in un periodo in cui ero costretto a letto da un violento attacco di nevralgia intercostale e lessi un racconto russo, “L’incantatore” ,(opera  in seguito pubblicata  postuma nel 1986, e tradotta in inglese dal figlio dell’autore, Dmitri), in cui protagonista è un uomo di mezza età che si invaghisce a tal punto di una ragazzina preadolescente da voler sposare la madre pur di starle vicino. La somiglianza con la storia Lolita è immediatamente riconoscibile, nonostante il racconto sia piuttosto breve, mentre il romanzo di Nabokov conta oltre trecento pagine.“La ninfetta, che ora aveva sangue irlandese nelle vene, era più o meno la stessa ragazzina, e permaneva anche l’idea di fondo del matrimonio con sua madre; ma per il resto era una cosa nuova, a cui erano cresciuti in segreto gli artigli e le ali di un romanzo”.

4) Kubrick . Si tratta di arte e non di pornografia.

Ma in realtà la prima “Lolita”, scoperta da uno studioso tedesco e riportata dal giornalista americano Christopher Caldwell  risale a molti anni prima , al 1916, ed è opera di uno scrittore tedesco, tale Heinz von Lichberg. Si tratta di novella ambientata in Spagna, una storia gotica che narra in prima persona le ossessioni sessuali di un uomo maturo per una bambina dodicenne che di nome fa, guarda caso, proprio Lolita. Ma ciò non significa nulla e non può certo diminuire , in nessun caso,  il grande valore letterario di uno dei capolavori della scrittura mondiale e ridurlo addirittura al rango di” pornografia”, come insinuerebbe il malizioso giornalista americano. E’ lo stesso grande regista Stanley Kubrick, ad asserirlo –e proprio perché si trattava di un’opera d’arte e ne fece una memorabile versione cinematografica, sceneggiata dallo stesso Nabokov ,con James Mason e Sue Lyon Kubrik precisò che Lolita è un romanzo che “non parla di sesso, ma d’amore”.

“E’ certamente una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi. E lo spiega molto bene il critico letterario Lionel Trilling quando parla di Lolita come “la prima grande storia d’amore del ventesimo secolo”.

Del resto se si considerano i grandi amori della storia, “Romeo e Giulietta”, “Anna Karenina”, “Madame Bovary”, “Il rosso e il nero”, tutti presentano un aspetto in comune: l’elemento dell’illecito, o almeno ciò che era considerato illecito al loro tempo, in ogni caso un fattore che ha causato la loro completa alienazione dalla società”.
E il tennis, Mr. Kubrik, lei lo accenna appena, quando si vede Humbert con la racchetta di legno sotto il braccio, ma Lolita?
Sa, il tennis è uno sport molto bello e affascinante, ma io non lo conosco affatto. Non metto mai in scena situazioni che non conosco.

Roma, 20 febbraio 2018
Augusto Benemeglio

 

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