“I Peaseblossom” e “I Banquo”, Accademia degli Artefatti, Teatro Filodrammatici


banquo1A cura di Alberto Figliolia

Rivisitare Shakespeare… Un’impresa titanica, da spezzare le reni. Rivisitare Shakespeare rimanendogli fedeli e volando oltre. È quel che ha provato a fare il drammaturgo britannico Tim Crouch con il suo progetto I Shakespeare, una serie di cinque opere-monologo: I Peaseblossom, I Banquo, I Caliban, I Cinna e I Malvolio (quest’ultimo in fase di realizzazione), i primi due dei quali sono stati programmati sul palcoscenico del Teatro Filodrammatici. I Peaseblossom è stato in scena sino a domenica 19, mentre I Banquo sarà programmato dal 21 al 26 gennaio.
I cinque spettacoli sono ispirati ad analoghi capolavori shakespeariani: Sogno di una notte di mezza estate,  Macbeth, La Tempesta, Giulio Cesare e La dodicesima notte. In particolare I Peaseblossom nasce da  Sogno di una notte di mezza estate, mentre I Banquo si origina dal Macbeth. Concepite in origine per un festival teatrale per ragazzi, precisamente quello di Brighton, le pièces si sono rivelate un successo internazionale, e adatte a tutte le età, felice complice la possibilità di interazione con il pubblico, come ben sa fare la compagnia Accademia degli Artefatti impegnata al Teatro Filodrammatici.
FIORDIPISELLO (I SHAKESPEARE n.2) ? lettura scenica di tim crouch con matteo angius regia di fabrizio arcuri_TREND_TEATROBELLI_2013Matteo Angius è uno straordinario Peaseblossom (o Fiordipisello), un folletto che compare due volte nel  Sogno di una notte di mezza estate pronunciando poche parole… Sono prontoAvevo qualcosa da dirvi di importante… ecco adesso l’ho dimenticata… tornerà. Un leitmotiv che dà la stura alle più disparate situazioni/improvvisazioni. L’abilità dell’interprete è indiscutibile e vincente nel realizzare la fusione fra palco e platea.
“Un personaggio non può dire quello che vuole. E se l’autore non gli facesse dire niente, anche se lui avesse un sacco di cose da dire? Tim Crouch dà un’altra, unica e ultima, possibilità a Fiordipisello, rimettendo in gioco il rapporto tra quest’ultimo e Shakespeare. Ecco allora i sogni dell’ultimo dei folletti per raccontare la storia di un sogno. Quello di una notte di mezza estate. Il tormento e il divertimento di una condizione fantastica, ma anche così tanto reale, di chi forse avrebbe qualcosa da dire, se qualcuno gli dicesse cosa. Questa volta, però, a Fiordipisello non mancano le parole ma gli attori della storia di cui è autore ulteriore. Non resta che coinvolgere gli spettatori in un gioco moltiplicato di legittimità rappresentativa: chi può dire cosa e come? Gli spettatori, invitati inconsapevoli di un Sogno, diventano ora protagonisti della sua rappresentazione. Tutto è quello che era, ma è già qualcos’altro. Quel che resta di una festa e amori, consumati o inconsumabili, disegnano la vertigine in cui cade Fiordipisello, nel tentativo ultimo di essere se stesso (o quello che lui crede di essere). Un tentativo che è quello di tutti, testimoni silenziati di una storia a cui non possiamo rinunciare di partecipare”.
Banquo è invece il generale dell’esercito scozzese di Re Duncan che Macbeth fa uccidere in quanto avversario della sua ascesa al trono.  “Testimone inutile, prima perché ucciso e messo a tacere e ora nella sua forma di fantasma, Banquo prova a ricomporre i segni di una violenza di cui è stato vittima, insieme al suo Re e al suo stesso intero Paese. Ma rivivere la vicenda non sembra poter cambiare il suo corso. Tutto è quello che è già stato. Resta solo la struggente sensazione che a fare le stesse cose potesse essere qualcun altro. Si troverà così a doversi sporcare le mani di sangue, passando dal ruolo di vittima a quello di carnefice. Macbeth e la sua Signora sono solo i corpi passeggeri di una voglia di potere che attraversa il tempo senza mai trovare soddisfazione, rivoltando lo stato delle cose, con l’unica conseguenza di lasciarlo sempre uguale a se stesso: territorio di conquiste, reali e effimere, ma pur sempre tragiche. Il sangue è il segno di questa storia. Un sangue capace di sporcare anche i fantasmi, un sangue che poi si lava via solo per lasciare spazio ad altro sangue. Banquo è il fautore di una visione. O ne è il protagonista. O forse solo un personaggio in mezzo ad altri. Resta da capire ognuno al posto di un altro come si comporterebbe. Banquo al posto di Macbeth. Uno spettatore al posto di Banquo. E ognuno, al suo posto o in quello di un altro, potrà rispondere alla domanda: il potere chi logora veramente?”.
Commedia e tragedia. La farsa e il dramma dell’esistere. Oscillazioni e dubbi. Le strane e stranite mescolanze che capitano nelle cose del mondo. Fra le brume del sogno e le tristi brughiere dell’ambizione. Considerazioni sulla natura umana e visioni. Ribaltamenti di senso e di ruolo. Quando il tempo è indecifrabile, come le identità. Spettri, ombre.. L’eterno gioco delle parti. Chi è chi e perché? Attori, spettatori o ambedue le condizioni? L’indecifrabilità. L’enigma e il ridicolo. La possibilità di essere altro negli infiniti mondi che crescono dentro e fuori, popolano, avvolgono e fuggono… “Tim Crouch permette così di ripensare politicamente il teatro, riguardo ai meccanismi e alle geometrie relazionali che mette in campo: chi decide cosa è la verità? Chi ha il potere di raccontare come vanno le cose? A cosa dobbiamo e possiamo credere?”.

Alberto Figliolia

I Banquo. Dal 21 al 26 gennaio. Regia di Fabrizio Arcuri, con Enrico Campanati e Matteo Selis, produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse_2013. Selezionato come finalista  ai Premi Ubu 2013, categoria Miglior Novità Straniera.
Info e prenotazioni: tel. 02.36727550, e-mail biglietteria@teatrofilodrammatici.eu, sito Internet www.teatrofilodrammatici.eu. Orari spettacoli: martedì, giovedì, sabato ore 21; mercoledì, venerdì ore 19,30; domenica ore 16

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