Andrzej Wajda, Roman Polański, Krzysztof Kieślowski… Formidabile è la scuola dei cineasti polacchi. E l’ultimo della “nidiata” non è da meno: Paweł Pawlikowski. Il quale a quattordici anni lasciò la terra madre per andare a vivere in Germania, poi in Italia, infine in Gran Bretagna. Ma l’imprinting è quello (del resto anche il grande Roman era nato “per sbaglio” a Parigi).
Una cinematografia, quella polacca e dei suoi artefici – più ancorati alla madre patria o meno, per così dire, se non altro in apparenza, radicati – potente, immaginifica e, nel contempo, tanto capace d’interpretare gli umori del mondo, i fermenti sociali e le infinite distese dell’interiorità.
Pawlikowski nel 2015 ha vinto con Ida (“preziosa e intensa riflessione mistica realizzata dopo un lungo silenzio dovuto a un grave lutto personale”), una sorta di road movie alla scoperta di sé e di un passato sempre troppo straniero, l’Oscar come miglior film straniero, avendo alle spalle una filmografia meravigliosamente eterogenea e originale, sin dagli esordi come documentarista (nelle più varie forme peraltro) – Da Mosca a Pietushki, I Viaggi di Dostoevskij, Epiche serbe, Cadendo con Zhirinovsky. Potente, surreale, talora bizzarro, ma anche essenziale e rigoroso, “sfacciatamente” dentro il cuore delle cose.
Il suo Cold War ha guadagnato il premio per la miglior regia all’ultimo Festival di Cannes ed è candidato all’Oscar 2019. E proprio questa pellicola sarà in proiezione in occasione del ciclo dedicato al grande regista dalla Fondazione Cineteca Italiana il 28 gennaio (ore 21,15), con repliche il 30 gennaio (ore 16), l’1 febbraio (ore 21,15), il 2 febbraio (ore 17), il 3 febbraio (ore 21,15).
Non sarà peraltro l’unico film della rassegna – nello storico Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2/piazza Oberdan, Milano, MM1 Porta Venezia – che comprende anche Ida, My Summer of Love, Last Resort.
Una breve sinossi di Cold War: “L’appassionata storia d’amore tra un uomo e una donna che si incontrano nella Polonia del dopoguerra ridotta in macerie. Provenendo da ambienti diversi e avendo temperamenti opposti, il loro rapporto è complicato, eppure sono fatalmente destinati ad appartenersi. Negli anni ’50, durante la Guerra Fredda, in Polonia, a Berlino, in Jugoslavia e a Parigi, la coppia si separa più volte per ragioni politiche, per difetti caratteriali o solo per sfortunate coincidenze: una storia d’amore impossibile in un’epoca drammatica”.
Per il calendario completo della rassegna: tel. 0287242114; e-mail info@cinetecamilano.it; sito Internet www.cinetecamilano.it).
Alberto Figliolia
uno stato d’animo incredibile per tutti, perché i film sono un riflesso della loro essenza…