Ho iniziato a leggere Sara Sandro Sofia. Storie allo specchio delle stagioni di Carmelo De Marco senza grandi aspettative, quasi per curiosità, attratta dal titolo e dal fascino discreto della copertina. Pensavo fosse una delle tante storie intrecciate da un filo sentimentale, e invece mi sono ritrovata immersa in un viaggio narrativo delicato e sorprendente, capace di toccare corde profonde.
All’inizio, devo ammetterlo, qualcosa mi ha spiazzata; la protagonista della prima parte, Sara, ambientata nella Sicilia del 1954, usa talvolta un linguaggio più moderno, con espressioni e termini che non sembrano proprio appartenere a quell’epoca. Ma presto ho capito che non era una svista, bensì una scelta narrativa, perché la voce di Sara non è solo quella di una donna del passato, ma di una coscienza femminile universale, che parla anche alle donne di oggi. E così, pagina dopo pagina, quel piccolo dettaglio ha perso importanza, fino a sparire del tutto di fronte alla forza della scrittura di De Marco.
Sara, con una dolcezza malinconica e il desiderio di libertà, mi ha condotto in una Sicilia fatta di vento, silenzi e sguardi, dove una giovane madre separata si trova a lottare contro i giudizi di un mondo che non perdona, e tutto questo è raccontato con una grazia che commuove.
Poi arriva Sandro, e con lui cambia tutto, cambiano il ritmo, l’epoca e l’atmosfera. Siamo nella Napoli degli anni Ottanta, tra luci, ombre, desideri e illusioni. Sandro è un dentista di successo, un uomo diviso tra la moglie Carmela e l’amante Lucia, tra il dovere e la passione, tra la verità e la menzogna. È un personaggio imperfetto, umano, che sbaglia e soffre, e proprio per questo resta impresso. La penna di De Marco in questa parte diventa più diretta, più intensa, ma sempre elegante. La notte della Vigilia di Natale, quando tutte le bugie vengono a galla, è una delle pagine più forti del romanzo, un punto di rottura che segna la fine di un mondo e l’inizio di un altro. Quando Sandro decide di ricominciare, da solo, in una nuova città, si ha la sensazione che anche il lettore abbia attraversato con lui un periodo di luce e di fuoco, e che ora stia guardando l’orizzonte con un respiro diverso.
L’ultima parte, quella di Sofia, è la più contemporanea, la più dolorosa e forse la più diretta. Siamo a Bologna, nel 2022. Sofia è una donna intelligente, laureata in giurisprudenza, figlia di un avvocato, ma decide di seguire un’altra strada, più umile e più libera. Lavora come responsabile in un negozio di profumeria e bigiotteria e conduce una vita normale, tranquilla, fino a quando incontra Stefano, un uomo sposato che le promette amore e futuro, ma che alla fine le lascia solo macerie e bugie.
In questa parte il romanzo diventa profondamente psicologico, De Marco descrive con una precisione disarmante la violenza invisibile, quella che non lascia lividi ma segna dentro. Sofia vive l’illusione, la colpa, il tradimento e la vergogna, e quando tutto crolla, quando l’uomo la tradisce anche pubblicamente per difendere la propria immagine, resta solo il silenzio e il dolore. Ma è proprio nel punto più basso che arriva la luce, grazie ad Anna, un’amica sincera che la aiuta a risalire, a credere di nuovo nella bontà, nell’amore pulito, quello che non pretende né ferisce.
La bellezza di questo libro sta nella sua capacità di parlare di tre vite, in tre epoche diverse, senza mai perdere coerenza. Ogni storia è autonoma, ma ognuna completa l’altra. Sara Sandro Sofia sono tre specchi, tre stagioni, tre modi diversi di imparare la verità. Ciò che li unisce è il tema della rinascita e della sincerità, la necessità di guardarsi dentro, anche quando fa male, e di accettare ciò che si è, senza più maschere.
La scrittura di Carmelo De Marco è ciò che più mi ha colpita perché è elegante, limpida e intensa. Ha una musicalità naturale che accompagna la lettura con ritmo e grazia. Si sente che ogni parola è scelta con cura, ogni frase pensata e levigata. C’è in lui una maestria discreta, una delicatezza che non indulge mai nel sentimentalismo, ma lascia che le emozioni emergano con autenticità.
Ho chiuso questo libro con un profondo senso di gratitudine perché mi ha fatto riflettere su quanto certi dolori, desideri e percorsi interiori siano davvero universali. Mi ha ricordato che l’amore non è soltanto felicità o emozione, ma anche conoscenza, responsabilità e, soprattutto, verità.
Ho iniziato questa lettura senza particolari aspettative e l’ho conclusa con la sensazione preziosa di aver scoperto un piccolo gioiello narrativo. Un libro che resta dentro, come restano le stagioni, come restano le verità che ci cambiano.
Titolo: Sara Sandro Sofia. Storie allo specchio delle stagioni
Autore: Carmelo De Marco
Prezzo copertina: € 20,00
Editore: Armando Siciliano Editore
Data di Pubblicazione: 10 giugno 2025
EAN: 9791255490616
ISBN: 1255490616
Pagine: 216
Citazioni tratte da: Sara Sandro Sofia. Storie allo specchio delle stagioni
Potessi tornare indietro! Frase che spopola nel regno degli infelici che, quando avvolte si presenta la possibilità di una nuova via, finiscono col ricadere negli stessi errori di prima. (pag 31)
Che cos’è l’amore? A catturare i segnali che vengono dal cinema o dalle immagini dei fotoromanzi – fotogrammi di un film su carta stampata – è un sentimento, una cosa astratta che non si tocca ma si muove dentro di te e accelera i battiti del cuore. (pag 36)
Che tristezza la solitudine o che grande opportunità! (pag 67)
L’amicizia non può essere il surrogato dell’amore dopo che questo non ha funzionato. (pag 74)
Tentare di diluire l’amore in amicizia è una variante dell’insincerità. (pag 76)
La morte è una cosa troppo serie per affrontarla alla chetichella. Per la prima volta sperimento la vera solitudine. Non è il tradimento che mi tormenta, se mai la vigliaccheria di non aver mollato prima. Se volti le spalle alla tua storia – non c’è bisogno di scomodare lo strizzacervelli -, vuol dire che la storia è finita. Non rigurgito sensi di colpa, né rimorsi. Il rimorso è un pietoso tentativo di annientare il passato. (pag 102)
Ma l’amore, quello di cui gli umani si riempiono la bocca senza neanche sapere cosa sia, non è eterno. Chi lo afferma mente, sapendo più o meno di mentire; si accontenta, non ha coraggio, soffre, non sa amare, magari frequenta le puttane. (pag 113)
Di teatro non si campa, come di scrittura, a meno che non sei un grande o un personaggio pubblico che fa vendere. L’arte e il talento sono perdenti se non sono commerciabili. (pag 122)
Ma il destino non viaggia mai da solo, sono gli umani che lo determinano facendo delle scelte, e alla fine, gli aprono la porta. (pag 125)
In una relazione non ci si può seppellire come in una tomba, bisogna uscirne per scoprire chi si è realmente senza di lei o senza di lui. (pag 139)
Vedi, Sofia, lo stupro non è solo quello fisico, fatto di violenza, dolore, negazione. Quello cui alludo è lo stupro metafisico, quello intellettuale, quello con il quale i maschi esercitano il dominio sulle donne sottomettendole regolarmente con subdole azioni di raggiro. (pag 188)
Lo so che non è nelle tue corde, guarda, neanche nelle mie, ma abbiamo tutte e due le corde rotte e in attesa che le riparino dobbiamo andare avanti, dobbiamo recitare la vita, e dissotterrare l’allegria. (pag 197)
Katia Ciarrocchi
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