ArteRecensione: Art Déco. Il trionfo della modernità, a cura di Valero Terraroli


Primavera 1925, Parigi: Exposition Internationale des arts décoratifs et industrielles modernes, 16 milioni di visitatori. Vale a dire Art Déco e il suo trionfo.
Un apogeo di bellezza, grazia e armonia quand’anche in forme bizzarre, fantasiose se non inverosimili, e declinate secondo le più disparate modalità, sensibilità e inclinazioni: dagli arredi e dalla mobilia alle arti visive e plastiche, dagli abiti ai gioielli, dalle calzature alle vetrate e agli oggetti di uso quotidiano quali vasi o piatti (tutto sempre di mirabilissima fattura).
Un’esplosione di manufatti artistici lussuosi e fiabeschi e di un preziosissimo artigianato, fra influenze delle avanguardie e un’era in cui la tecnologia viveva un poderoso boom. Tutti i luoghi si giovavano dell’affermazione delle arti decorative: teatri e cinema, navi che solcavano gli oceani e treni, dimore private. Quasi una riscossa e una risposta all’epoca dark e tragica, di deriva e abbandono, di bruttezza e degrado – fisico e morale – che aveva contraddistinto i tristi anni della Prima Guerra Mondiale.
All’Art Déco e ai suoi esiti, soprattutto in ambito italiano posto a confronto di Francia e Austria-Germania, al suo affascinante e irresistibile glamour, dedica, sino al 29 giugno, una splendida mostra il Palazzo Reale di Milano.
Fra gioia panica, attrazione per il lontano Oriente e le monde sauvage, non vi sono limiti all’immaginazione degli artisti in mostra. Per quel che concerne la pulsione verso l’esotico: “… animali selvatici che, disseminati in diversi ambienti, vivono una vita virtuale in foreste artificiali suggerite da tessuti e carte da parati a tema esotico. Alfredo Biagini e soprattutto Sirio Tofanari, il più geniale animalier della scultura italiana, modellano animali in bronzo, in pietra, in terraglia che, portando con loro il sapore e i rumori della foresta tropicale e del mondo selvaggio, popolano le eleganti case alto-borghesi degli anni Venti, così come i cinema, i teatri e gli stabilimenti termali: dall’Amadriade alla Leonessa di Biagini, dall’inquietante Grande avvoltoio alle scimmie di Tofanari, ma anche i pesci guizzanti di Lalique e di Pietro Melandri o il meraviglioso mosaico di Pierre-Paul Jouve in cui una pantera nera è raffigurata mentre lotta con un pitone.”
Si passa attraverso le sale con un senso di meraviglia e stupore, una sbornia di effetti speciali, l’immersione in una quotidianità fra il concreto e l’onirico. Nell’allestimento di una Wunderkammer troviamo i vetri soffiati trasparenti di Vittorio Zecchin, i Vetri Primavera di Ercole Barovier, le oreficerie di Alfredo Ravasco. E il Corteo orientale di Francesco Nonni: “… un centrotavola raffigurante una processione sacra, allo stesso tempo conturbante e graziosa” (1927, 25 elementi plastici in maiolica policroma e a lustri, montati su una base in legno di noce, manifattura Anselmo Bucci Ceramiche, Faenza); “… l’allegorico dipinto Africa nera (1931, olio su tela di Louis Bouquet, in cui uomini e donne danzano in un villaggio di fantasia […] dominati da una divinità nera affiancata da Apollo, fondendo mito classico e immaginario europeo rispetto alla cultura africana”; La concezione (1921, marmo di Carrara parzialmente dorato) e I pargoli cristiani (1919-1920, marmo di Carrara) di Adolfo Wildt, incastonati in una struttura lignea a pilastro intagliata dall’ebanista Ettore Zaccari; la fastosa incredibile collaborazione fra la Richard-Ginori e il massimamente creativo Gio Ponti (Domitilla sulle corde, 1925-1928, piatto ornamentale della serie Le mie donne, maiolica con smalti policromi, diametro 45 cm; Le passeggiate archeologiche; La conversazione classica, 1925, cista in porcellana e oro a punta d’agata; Prospettica; La casa degli efebi); le spettacolari Allegoria dell’Autunno  e della Primavera di Galileo Chini; Isadora Duncan in peplo danza tra due orsi polari (1920-1925, fusione in bronzo con smalti, avorio e  marmo bianco, 72 x 66 x 18 cm) di Maurice Guiraud-Rivière; Diana cacciatrice (1927, temperatura con finiture a olio su carta montata su un pannello di isorel, 158 x 245 cm) di Anne Carlu (nata Natacha Pecker).
In Italia si affermava altresì il Realismo magico, a fronte del Costruttivismo in Russia, il  Bauhaus in Germania, il Surrealismo in Francia e altrove. Era il tempo dei dirigibili o quello del Premio Nobel per la fisica ad Albert Einstein e del consolidamento del jazz negli USA.
Art Déco. Il trionfo della modernità non solo propone una specifica attenzione alle preziose manifatture che definirono – in particolar modo in Francia e in Italia – la cifra stilistica della ‘modernità’ degli anni Venti, ma vuole anche aprire una finestra più ampia su quel periodo storico assolutamente affascinante, evocando sullo sfondo tratti della società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, il progresso tecnologico e il proto-design, senza dimenticare le incertezze e le continue tensioni economiche e sociali che caratterizzarono questo fragile decennio dopo la fine del conflitto mondiale.”
Operazione perfettamente riuscita grazie anche al sapiente allestimento e alle 250 opere circa (presenti anche formidabili spezzoni cinematografici).
Quale fu, tuttavia, l’altra faccia della medaglia? “… il fervore per la modernità coesiste con profonde contraddizioni: le città prosperano, ma molte aree rurali restano arretrate, e il consumismo crescente maschera tensioni economiche e sociali che avrebbero segnato la fine del decennio. Questa esuberanza, infatti, non è priva di ombre: il progresso, il lusso e la bellezza che dominano la scena sono anche segno di un’epoca che non sembra consapevole della propria fragilità. La borghesia vive in un’escalation di eccesso, velocità e desiderio di stupire, mentre l’Europa sta per entrare nel periodo oscuro segnato dall’ascesa delle dittature.”
L’itinerario si snoda attraverso 14 sezioni: Le origini del Déco; Le Biennali Internazionali di arti decorative moderne nella Villa Reale di Monza; 1925: l’Exposition des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi; La declinazione francese del Déco; La moda Anni Venti; Esotismi. La Natura selvaggiaEsotismi. Gabriele d’Annunzio tra natura e mito intorno al 1925;   Esotismi. La visione colonialista del mondo africano; Esotismi. Il fascino conturbante dell’Oriente; Esotismi. Diana e la natura che si fa mito; L’amore per l’antichità; Una Wunderkammer déco; Trionfo e fine dell’Art Déco; Gli anni Trenta e l’arte monumentale dello stile Novecento.
Un panorama quanto mai esaustivo, atto a formarsi un’idea di quel movimento luminescente, garbato e sfaccettatissimo, talora lezioso ma sempre incantevole e seducente, oltremodo suggestivo. Come un sogno perduto.

Alberto Figliolia

Art Déco. Il trionfo della modernità, a cura di Valero Terraroli. Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura. Fino al 29 giugno 2025. Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19,30; giovedì 10-22,30; lunedì chiuso. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Biglietti: intero € 15,00 | ridotto da € 13 a € 10,00 | ridotto speciale € 6.
Info e prenotazioni: tel. +39 0254912 (attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18).
Siti Internet: palazzorealemilano.it | mostraartdeco.it.
Catalogo: Edizioni 24 ORE Cultura.

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