Walter Tripi – Residui solidi


A cura di Martina Stanziani

Non ho letto molti libri di racconti ma questo sicuramente è molto particolare. Scritto in un linguaggio ricco e vario, con storie sia semplici sia complicate, è molto coinvolgente. Mi hanno colpito molto le riflessioni, presenti in ogni racconto a proposito dei pensieri, dell’amore, del passato, dei ricordi, dei rapporti umani, del futuro e di tutto ciò che fa parte dell’esistenza umana. Si compie una sorta di viaggio nelle più varie sfaccettature dell’animo umano. Un racconto mi ha colpito più degli altri. In poche pagine, come attraverso una lente di ingrandimento si entra sempre più a fondo nella vita di un padre e del suo rapporto con il figlio, malato terminale in ospedale. Il padre è un uomo abituato a fuggire dalle vicende della vita e solo, la moglie è morta da anni. Va a trovare il figlio una volta al mese e giocano a carte. Parlano pochissimo perché a parlare è il loro modo di giocare a carte. Così spontaneo e sincero. Hanno trovato tramite le carte un linguaggio tutto loro, dove riescono a dirsi tutte le cose del mondo, a capirsi, conoscersi e ascoltarsi come non sarebbe possibile in altro modo. Perché sarebbe troppo doloroso,troppo difficile. Splendidamente. “ Mi guarda come se volesse dirmi che ognuna delle sue mosse è una delle mille fotografie che avremmo potuto farci scattare insieme: i compleanni, il diploma, la laurea, il primo giorno di lavoro, il suo matrimonio. Con i suoi occhi mi dice che non ce ne sarà bisogno, che quattordici anni sono bastati. Sono bastati. Questo è stato il nostro tempo.”

Martina Stanziani

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