Recensione film “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” per la regia di Martin McDonagh
Quando una madre chiede giustizia
La battaglia per la giustizia di Mildred, che compra tre cartelloni pubblicitari per denunciare l’inerzia della polizia nelle indagini sulla figlia stuprata e bruciata. Vero Missouri, finta Ebbing, ma la “piccola città” dove la mamma cowboy (una McDormand uscita da “Fargo”, Golden Globe) accetta di sfidare lo sceriffo, malato terminale, è l’America profonda, razzista e armata di trafiletti di giornali e servizi tv locali, di cene pagine di McCarthy o dei film di Lang, Aldrich e dei Coen («se elimino tutti i poliziotti razzisti ne restano solo tre e sono omofobici», parola di marshal). Trama complessa, aperta, tra dark comedy e thriller sociale, scritta con verve teatrale e diretta dal drammaturgo più celebre d’Irlanda, Martin McDonagh (“In Bruges”), capace di tagliare il tragico con formidabili battute. Lascia l’intensa visione di un Paese infiammabile dalle fondamenta: la violenza è una spirale che neanche Mildred vuol fermare, perché lei come tutti ce l’ha nel sangue dai pionieri (sembra un personaggio della fondamentale trilogia di Willa Cather). Da non perdere.
Silvio Danese
Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Nazione: Regno Unito, U.S.A.
Anno: 2017
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 115′
Regia: Martin McDonagh
Cast: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, John Hawkes, Peter Dinklage, Caleb Landry Jones, Kerry Condon, Kathryn Newton, Samara Weaving