Recensione: Poesia. Rivista Libro numero 22


Poesia
Rivista Libro numero 22
Crocetti Editore – Feltrinelli – Euro 14 – pag. 130

Apre con una bella copertina dedicata a Dylan Thomas la rivista Poesia di fine anno (Novembre / Dicembre), giunta al numero 22 della nuova serie, disponibile non più in edicola ma in libreria. Emiliano Sciuba traduce dieci preziose poesie – inedite in Italia – di Thomas (1914 – 1953) come anticipazione di un volume di prossima pubblicazione per Crocetti. Si passa alla Grecia – da sempre Crocetti riserva un’attenzione particolare alla poesia ellenica -, con Krystalli Glyniadaki (Atene, 1979) e una profonda riflessione sul male, voce significativa della lirica greca contemporanea, presentata da Elisabetta Garnieri. Sappiamo a che somiglia il Male. / Pensa / Il Bene pensa come sarebbe / su scala di massa. Daniele Piccini (1972, condirettore di Poesia) ci regala un pugno di liriche riunite in un contenitore omogeneo intitolato Cos’è la verità. Amo le età che sei stata, il passato / di quando non sapevo, andavo in circolo; / amo in te la ragazza che eri, / che traspare e ritorna e che allora / non fui pronto a cogliere. Malgorzata Lebda, polacca di trentotto anni, tradotta da Linda Del Sarto, scrive poesia paesaggistica e naturalistica, i suoi versi compongono un organismo vivo che freme e respira. La poesia è un bosco, un animale, un corpo. Giovanni Papini (1881 – 1953) è la riscoperta italiana dal passato, curata da Silvio Ramat, che ci presenta le raccolte Un uomo finito e Opera prima, con alcuni estratti che sono vera e propria autobiografia lirica del poeta – polemista. A questo punto tocca a Emilio Isgrò, il maestro delle cancellature, a cura di Daniele Piccini, con il sonetto in rima e l’opera Sì alla notte, edita da Guanda nel 2022. Per la rubrica I poeti di trent’anni, curata da Milo De Angelis, si parla di Luigi Fasciana, tra luce e sangue, tra tono colloquiale e labirinti psichici da indagare. Per paura dei vetri quasi corri. / Sentivamo la grandine / e adesso il prato è spalancato, si sta coprendo. / Mai vista così grande, mentre l’abbiamo tra le mani / e già ti sporgi, per chiudere le imposte: / schiena e cielo – poi noi in penombra. Narian Matos (1975) è un poeta brasiliano che vive negli Stati Uniti, già letto in passato su Poesia, presentato e tradotto da Manuela Colombo. Nei suoi versi troviamo una fusione lirica di memoria del passato e suggestione naturalistica, frammista a ricordi d’infanzia e adolescenza. Ah, Itaquara ombra / Itaquara sole. / banane a guastarsi al sole sulle bancarelle / vecchi dallo sguardo profondo alle finestre / soltanto gli orologi a pendolo parlavano del tempo / c’era bambini per le vie a cantar girotondi … Infine leggiamo alcune intense liriche di Sohrab Sepehri, poeta viandante iraniano, indagatore dell’anima. Non c’è nuvola. / Non c’è vento. / Siedo ai bordi della vasca in cortile: / pesciolini, luce, io, fiore, acqua. / Grappolo puro della vita. Notevole epilogo per una rivista preziosa.

Gordiano Lupi

 

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