Quanti perché …
c’era una tristezza, ignota, un mesto
struggimento, un senso di abbandono,
una vaghezza nuova, un po’ di rimpianto
Avvolta di solitudine,
nel sapere che: alcune domande
non troveranno mai una risposta,
non ci sarebbe stato un perché.
Non te lo chiedere, mi dicevano!
Io torno sempre a guardare la ragazza, con
colori di pesca, a fianco a me,
io in mezzo, fra loro due.
Con i miei perché, la ragazza color fiori di pesca e
L’ altra amica, la ragazza con le labbra di corallo.
In mezzo ci sono io, puledrina ombrosa.
Chissà dove vagava il mio pensiero,
quel giorno di primavera.
Adesso la ragazzina è sola, è invecchiata.
Si chiede perché?
E’ un premio restare qui?
Mi avete preceduta,
la mia inquietudine ha
gli stessi occhi di allora.
Gli stessi occhi esitanti, tristi, smarriti.
Com’eravamo affamate di vita!
Come venne, improvvisa morte!
Inattesa, traditrice, beffarda,
irridente dei sogni, dei progetti.
Si abbatté come un uragano ed
Improvvisamente arrivò la sera.
La luna puntò i riflettori su me.
Guardavo la luna, non mi consolavano
i suoi raggi.
Non mi consolava la quiete, discreta,
di una notte di inizio estate,
non mi consolavano le ombre
della notte, il profumo caldo dei fiori.
Non mi consolavano le stagioni nuove.
Perché?
Non dover mai dimenticare perché,
io sono qui è la mia ostinazione.
Maria Grazia Armone