Paul Polansky-Roberto Malini, Il silenzio dei violini-The silence of the violins


A cura di Alberto Figliolia

Bello e coraggioso. Coraggiosi gli artefici e l’editore che l’ha stampato. Evocativo, suggestivo e terribilmente (e giustamente) concentrato sul reale. Il silenzio dei violini… un titolo, un’immagine stordente e dolorosa. Paul Polansky e Roberto Malini, gli autori. Due poeti, due attivisti dei diritti civili, da anni impegnati a tutela del popolo Rom: “Ho sentito chiamare/ Parassiti, ladri,/ Mafiosi, maleducati,/ Senza cultura/ Gli italiani,/ Quando emigravano/ Dall’Italia a New York/ Cent’anni fa.// Perché gli italiani non vedono/ Che i Rom dei Balcani di oggi/ Sono scesi dalle stesse barche?” (Paul Polansky); “Ma lui vedeva ancora, come spettri,/ le donne che morivano nel Campo degli Zingari/ e i bambini straziati dal freddo, dalla fame e dal noma,/ accecati dal metilene blu,/ soffocati dal gas, consumati dal fuoco/ come i nudi virgulti del pioppo nero/ nelle stufe, d’inverno, in Romania.” (Roberto Malini)
Un lavoro poetico ricco e originale, nel quale il settantunenne poeta di Mason City e il cinquantaquattrenne italiano hanno trovato un amalgama perfetto, sia di forma che di contenuti. Il discorso dell’uno pare la prosecuzione di quello dell’altro o, meglio, le parole e i versi si mescolano con meravigliosa armonia per quanto la materia sia dura: emarginazione, abbandono, solitudine, discriminazione, povertà, ciò che ha portato alla difficile situazione esistenziale se non alla vera e propria persecuzione di coloro che vengono chiamati “zingari” o “nomadi”, dai lager nazisti – e nessuno parla mai di quest’olocausto (Samudaripen in lingua Romanì) di cui essi furono vittime – alle violenze della contemporaneità, che siano gli sbaraccamenti/sgomberi o le separazioni familiari praticate, anzi perpetrate ai loro danni da amministrazioni cieche, rancorose e in malafede (o buona fede venata di razzismo?) e autorità ottuse o ciniche (o entrambi gli elementi insieme), entità aliene da ogni senso d’umanità, nonché antistoriche, con la complicità di un vieto, diffuso e vacuo perbenismo alimentato dalla fobia legata alla percezione della sicurezza, uno dei frutti avvelenati della politica.
Aprono il libro le poesie di Polansky e seguono quelle di Malini: le poesie dell’americano sono tradotte in italiano (da Malini stesso) e quelle dell’italiano in inglese (di Glenys Robinson la traduzione). Ciò accresce l’efficacia espressiva e, speriamo, internazionalizzi e aiuti a diffondere un libro così carico, denso, di denuncia e di rara maestria poetica. Il silenzio dei violini dimostra con chiarezza quanto nella poesia si possa coniugare la scintillante forma con il più deciso impegno civile.
Scrive nell’introduzione Viktória Mohácsi, politica ungherese di etnia rom ed ex parlamentare europea: “I nostri simili non solo emanano leggi, ma innalzano muraglie per separarci dagli altri popoli in Romania, in Slovacchia. Anche se ho ricevuto l’ispirazione, a causa dello sdegno per tante violazioni dei diritti umani, per sollecitare leggi giuste, non sono stata in grado di proteggere la mia gente, di trovare i bambini perduti. Non ho potuto neanche stabilire quante persone siano morte nei paesi che ho percorso e segnato nel mio taccuino. So che questa raccolta di poesie sarà uno dei nostri più importanti megafoni. Lo desidero, lasciate che questo megafono trovi comprensione, sentimenti e orecchie umane!”. Un grido di dolore e impotenza, ma anche la speranza che si compia quella necessaria rivoluzione di tolleranza nelle menti e nell’opinione pubblica abbattendo i muri dell’ignoranza, dell’inconsapevolezza, dell’apatia e  dell’odio.
“Ho scritto le poesie di questa raccolta esprimendo in prima persona la voce dei Rom e Sinti di cui ho raccolto in Italia le storie tramandate oralmente. Ne consegue che, se queste sono opere scritte da me, le esperienze e le testimonianze sono loro”, scrive nella sua nota d’autore Polansky.
“Un professore universitario/ ha chiesto a mio nonno/ Di accompagnarlo/ in tutti i campi/ Per chiedere se crediamo ancora/ Che il sole sia come Dio.// Per chiedere se le donne/ leggano ancora il futuro.// Per chiedere se le nostre donne/ Succhino ancora i vermi/ Fuori dalle orecchie dei bambini,/ Fuori dai cervelli dei bambini.// Per chiedere se facciamo medicine/ Con i cuccioli dei topi.// Per chiedere se curiamo la bronchite/ Con grasso di cane, d’oca/ E di cavallo.// Per chiedere se compriamo ancora/ Le nostre mogli.// Per chiedere se chi non può/ Permettersi di comprare una moglie,/ La rapisce.// Per chiedere se crediamo ancora/ Che ogni casa ha un serpente/ Che vive nelle fondamenta/ E viene fuori di notte/ Per proteggerci.// Per chiedere se pronunciamo ancora/ I nostri giuramenti/ Sul pane.// Per chiedere se posiamo/ Due pietre di fiume/ Sulle nostre tombe/ Così che i morti/ Abbiano acqua/ In cielo.// Per chiedere se crediamo ancora/ Nel malocchio,/ Nella magia nera.// Per chiedere se crediamo ancora/ Che i morti ritornino/ Per osservarci/ E tormentarci.// La gente dei campi Sinti disse al Professore/ che gli italiani si sono presi i nostri cavalli,/ I nostri carri, i nostri lavori,/ La nostra lingua, le nostre vite,// Quindi cosa ci resta/ Da credere,// Al di fuori delle nostre tradizioni?” (Paul Polansky). Chiamasi… genocidio culturale?
“Al nonno piace fare disegni/ Di paesaggi/ Simili/ A Shangri-La:/ Grandi alberi che torreggiano,/ Fiumi che scorrono/ E molti laghi.// Sullo sfondo/ C’è sempre/ Una bella montagna/ Dal picco innevato.// Chiama quei posti/ La nostra terra promessa.// Sogna/ Che sia da dove/ Proveniamo/ E dove un giorno/ Ritorneremo.// È il solo/ Al campo/ Che disegni i nostri sogni.// Gli ispettori del campo/ Portano via/ Molte cose/ Ma non possono/ Rubare i nostri sogni// O imputarci/ Spese extra/ Per quelli.” (Paul Polanski)
Di Roberto Malini Il silenzio dei violini, poesia il cui titolo è tanto felicemente trasmigrato all’intera raccolta (ispirata da Jasmina, giovane Romnì, scacciata nel giugno 2007 dal campo di via Triboniano, Milano): “Tu che sei un essere umano come me,/ fermati, non passare oltre, affrettando il passo/ e girando la faccia per non vedere.// Guardami!/ Guarda le mie sorelle, i miei fratelli,/ guarda i nostri bambini!// Non lasciarti ingannare: è vero,/ sono diversi dai tuoi bimbi/ che se ridono sembrano violini,/ violoncelli se piangono.// I nostri no, non ridono, non piangono,/ sono sporchi, malati, hanno occhi tristi/ fissi sul nulla come quelli dei vecchi.// Tu che vivi fuggendo – quasi sempre –/ il dolore, fermati per un attimo e guardaci.// Guardaci: siamo uguali a te (quando la sofferenza/ come un raggio di luce acuminato/ ti colpisce – inattesa – al centro del cuore).// Guardaci, siamo carne e fame e sete/ e sogni e sangue e pelle/ come te, come la tua gente,/ come i tuoi bambini.//(Impara ad ascoltare il silenzio dei violini,/ l’agonia dei violoncelli).// Tu che sembri un essere umano come me,/ fermati, non passare oltre, affrettando il passo/ e girando la faccia condannandoci/ a non esistere.”
“Il vecchio Rom/ salutò i cinque figli/ e faticosamente/ salì sul pullman/ per Bucarest.// All’ospedale i medici/ gli avevano dato/ pochi giorni di vita,/ forse una settimana.// “Se muore qui”,/ dissero i figli,/ “non abbiamo il denaro/ per trasportare in Romania/ il suo corpo”.// Così il vecchio Rom/ esalò l’ultimo respiro/ durante il viaggio/ e l’autista se ne accorse/ solo all’arrivo nella capitale.” (Roberto Malini). Struggente.
Per chiudere… “Una stella di Davide invisibile/ condanna gli stranieri senza documenti/ e si chiama “reato di clandestinità”.// Un tatuaggio invisibile/ è stampato sulla pelle dei Rom/ e si chiama “emergenza nomadi”.// Ma una verità invisibile/ è scritta su tutti i muri/ di tutti gli edifici di tutte le città:/ “Ogni uomo nasce libero e uguale”.” (Roberto Malini)
Migliori parole non vi sono.

Alberto Figliolia

Titolo: Il silenzio dei violini (The silence of the violins)
Autori: Paul Polansky, Roberto Malini
Editore: Ass. Culturale Il Foglio
Collana: Orizzonti
Prezzo: € 14.00
Data di Pubblicazione: 2012
ISBN: 887606382X
ISBN-13: 9788876063824
Pagine: 200
Reparto: Studi letterari > Poesia > Antologie di poesia

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