A cura di Giuseppe Iannozzi
Un romanzo di possibili verità storiche
Su e intorno alla strage di Piazza di Fontana si è detto molto, sempre con i piedi di piombo però ché è ancora tabù parlare di quel maledetto 12 dicembre del Sessantanove: Marco Tullio Giordana esce nel 2012 con un film, “Romanzo di una strage”, un libero adattamento del libro di Paolo Cucchiarelli “Il segreto di piazza Fontana”; e sempre nel 2012, per i tipi Newton & Compton, Vito Bruschini esce con “La Strage. Il Romanzo di Piazza Fontana”.
Piazza Fontana. Caffè sangue Vol. 1 di Patrice Avella, scrittore francese, esce in Italia per Il Foglio letterario. Nel 2012, a Parigi, il lavoro di Patrice Avella ha ricevuto «le Prix du Livre Européen et Méditerranéen» dalla Fondation Jean Monnet, nella categoria “Roman et cinéma”.
E’ la prima volta che un autore straniero scrive della strage di Piazza Fontana i cui strascichi sono oggi più che mai attuali, in tutta Italia, da Aosta a Palermo.
E’ un romanzo magmatico quello di Patrice Avella, magmatico perché, forse per la prima volta nella storia della Letteratura italiana e non, l’autore mette a nudo tanti e tanti sepolcri imbiancati partendo da Roma, dalla città eterna che di eterno, nel corso dei secoli, ha solo saputo mantenere vivo il malaffare e i segreti di Stato.
Piazza Fontana. Caffè sangue, per certi versi, potrebbe anche essere un romanzo scomodo, ed è questo uno dei motivi precipui per cui val davvero la pena di leggerlo con somma attenzione. Impossibile ridurre la trama e i tanti particolari, tutti vagliati alla luce della ragione e della Storia, in un riassunto nemmeno buono per un Bignami, ciò non renderebbe difatti giustizia all’enorme e puntiglioso lavoro che l’autore ha svolto per concretizzare un romanzo che ambisce a essere ritratto di una Italia che dalla strage di Piazza Fontana in poi non si è mai più risollevata; e difatti, ancor oggi, politica e malaffare vanno a braccetto, e non solo a Roma.
La strage di Piazza Fontana, capitolo oscuro della storia italiana che, probabilmente, non verrà mai del tutto chiarito: il 12 dicembre del 1969 alle ore 16:37, nella Milano degli anni di piombo, furono fatti esplodere 7 chili di tritolo. L’attacco terroristico provocò la morte di 17 persone e il ferimento grave di altre 88. In un primo momento si addossò la colpa agli anarchici e alla sinistra. Indro Montanelli fu tra i primi a esprimere profondi dubbi sul fatto che fossero stati gli anarchici: “Io ho escluso immediatamente la responsabilità degli anarchici per varie ragioni: prima di tutto, forse, per una specie di istinto, di intuizione, ma poi perché conosco gli anarchici. Gli anarchici non sono alieni dalla violenza, ma la usano in un altro modo: non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano. L’anarchico spara al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e di fronte. Assume sempre la responsabilità del suo gesto. Quindi, quell’infame attentato, evidentemente, non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica veniva da qualcuno che usurpava la qualifica di anarchico, ma non apparteneva certamente alla vera categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo sia ancora ben diversa…” (da “La notte della Repubblica” di Sergio Zavoli, Roma, Nuova Eri, 1992).
Inizialmente sulla strage indaga il commissario Luigi Calabresi che conosce alcuni anarchici, tra cui Giuseppe Pinelli, la cui morte è ancor oggi un mistero. Il tritolo nell’edificio della Banca Nazionale dell’Agricoltura creò un vero e proprio cratere sul pavimento. Nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, in una borsa fu rinvenuto un secondo ordigno. L’ordigno inesploso fu recuperato e fatto brillare dagli artificieri la sera stessa, cancellando così tutti quegli elementi che sarebbero potuti tornare utili all’indagine. Il 12 dicembre del Sessantanove ci furono ben cinque attentati terroristici fra Roma e Milano, e tutti in un lasso di tempo assai ristretto (53 minuti).
Nel corso degli anni sono stati scritti diversi saggi sulla strage di Piazza Fontana: fondamentale è “Il segreto di Piazza Fontana” di Paolo Cucchiarelli (Milano, Ponte alle Grazie, 2009). Da evidenziare che in nessuna opera saggistica, sino a oggi scritta e stampata, emerge la verità sulla strage. Se in un primo momento si cercò di addossare la colpa agli anarchici, dopo si parlò di neofascisti. Carlo Digilio, neofascista, terrorista, affiliato a Ordine Nuovo, fu condannato per concorso nella strage di Piazza Fontana e in quella di Piazza della Loggia, ma con pena prescritta. Carlo Digilio, detto zio Otto, fu l’unico condannato, si fa per dire, perché di fatto zio Otto, grazie a certi benefici di legge, divenne poi collaboratore di giustizia. Messo sotto protezione con un nuovo nome, Mario Rossi, visse pacifico e tranquillo; morì il 12 dicembre 2005 all’età di 69 anni, proprio quando cadeva il 36º anniversario della strage di Piazza Fontana.
Il commissario Luigi Calabresi venne ucciso da alcuni sicari che gli spararono alle spalle il 17 maggio 1972, intorno alle ore 09:15, mentre stava per salire sulla sua auto per recarsi in ufficio. Calabresi fu freddato in via Francesco Cherubini (a Milano), una traversa di Corso Vercelli, di fronte al numero civico 6.
Si saprà mai la verità su Piazza Fontana? Forse fra un secolo, ma non è detto.
Nell’intanto però Patrice Avella con il suo Piazza Fontana. Caffè sangue consegna al lettore ipotesi perfettamente credibili, che sono forse realtà accaduta. E se è vero che tutte le strade portano a Roma, più vero è che, purtroppo, dal Sessantanove in poi tutta la Storia italiana ci riconduce alla strage di Piazza Fontana.
Lo stile dell’autore è abbandonante ma sempre cinematografico e incisivo, e ironico nella giusta misura. Avella riesce a tradurre il lettore in una dimensione tanto realistica quanto ammiccante che si fatica davvero a non credere che i fatti non si siano svolti proprio come l’autore li ha ricostruiti. Sì, siamo di fronte a della fiction, ma a della fiction basata su non pochi accadimenti storici.
Scritto con perfetto piglio letterario, Piazza Fontana. Caffè sangue vol. 1 di Patrice Avella è un romanzo di verità, di possibili verità che si intersecano con l’attuale momento storico, non può dunque non essere una lettura obbligata per chiunque abbia un minimo di coscienza, di coscienza umana e civile.
Titolo: Caffè sangue. Piazza Fontana
Editore: Ass. Culturale Il Foglio
Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: gennaio 2016
Prezzo: € 18.00
ISBN: 8876066128
ISBN-13: 9788876066122
Pagine: 440
Reparto: Politica e società
Patrice Avella, autore francese, di origine italiana. Nato nel 1959, vive oggi nella Maremma Toscana.
Nel 2012, a Parigi, questo romanzo ha ricevuto «le Prix du Livre Européen et Méditerranéen» dalla Fondation Jean Monnet, nella categoria “Roman et cinéma”.
Nel 2013 è stato selezionato per il rinomato premio «Polar en Vigne» in Borgogna.
Redattore della rubrica Storia gastronomica italiana per La Voce, la rivista degli italiani, attiva a Parigi.
Collabora con diverse trasmissioni radiofoniche in Francia (France Bleu e Sud Radio).
Co-organizzatore con l’associazione Dolcevita Italia delle Settimane del cinema italiano per conto della regione Bourgogne Franche-Comté.
Sito ufficiale di Patrice Avella: http://www.avella.fr