L’impagliatrice di sedie


impagliatrice

L’impagliatrice di sedie

Quando la luce bussa agli scurini
lasci le calde coltri, infili le pantofole.
Una fila di nude sedie di noce,
aspettan tutte un abito di paglia.

In perenne sfida con Atena: prepari attenta
la tua tessitura:molte strisce, componi di sei fili.
Predisponi l’ordito, afferri e spingi con dita forti.
Fulve foglie d’autunno: le tue piccole, celeri mani.
Annodi, introduci le strisce della trama, nelle fessure:
sopra e sotto, sotto e sopra.

Finché tutti gli spazi sian riempiti.
Il latte sul fuoco bolle. Il pane ad arrostire
sulla grata. Profumi semplici,
di cibi e paglia, aleggiano in cucina.

Un tintinnio dei cucchiai accompagna, un suono
di voci cristalline. La porta sbatte. Il silenzio torna.
E tu torni ad impagliare le tue sedie.
Dalle piccole forti mani, scacchiere di paglia
prendon forma, -Chissà chi riposerà su queste sedie-
Pensi. Vedi volti, immagini sederi. E voli…

-No, grazie, basta poco, dice la contessa rivolta
al cameriere. Una tovaglia di bisso ricamata,
stoviglie di ceramica di Sevres, d’argento le posate.
Pietanze prelibate sulla mensa. Profumi leggeri
si spandono nell’aria. Commensali importanti.
-Sedili rustici,? Fanno tendenza!- La contessa, precisa.

L’acqua per la pasta bolle, l’aglio sfrigola nell’olio.
L’odore intenso, risucchia quello della paglia.
-E’ pronto? -Ancora un attimo-
-Si mangia !-
Poche le sedie ancora nude.
Prima di cena saran vestite tutte.

Serenella Menichetti

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