Recensione: LE POESIE DI CLAUDIA RUGGERI 1


1. L’onda lunga della poesia moderna
Un secolo fa Apollinaire parlava di  “spirito nuovo”, lo spirito della libertà assoluta; la libertà nella poesia porta ad accogliere senza limiti qualunque soggetto , senza tener conto del suo livello; la  poesia si infiamma per nebulose e oceani, ma  anche per un fazzoletto che cade, per un fiammifero che si accende nella notte più oscura; dalle cose più potenti come quelle più meschine essa ricava ciò che non è mai stato avvertito , lo trasforma in una sorpresa irritante, in “nuove gioie, anche se esse sono tormentose a sopportarsi”. L’oggetto più insignificante le serve per slanciarsi in una “ignota infinità”, dove rilucono i fuochi delle molteplici significazioni”, ma anche per entrare nel crepuscolo dell’inconscio. L’onda  lunga delle poesia moderna, o decadente, o pura, chiamatela come volete, pur con molteplici varianti di stile, con mille e uno “ismi” o avanguardie e post-avanguardie, non ha mai smesso di scorrere fra noi. Essa regna – sovrana – fino ai tempi nostri, e le poesie di Claudia Ruggeri , la Beatrice dell’Inferno  minore, una degli “angeli   ribelli , dei poeti maledetti, che incarnano il genio salentino delle terre rosse di questi ultimi cinquant’anni, ne sono un esempio di assoluta unicità, raccolte in volume da “Musicaos Editore” (2018) con il titolo “Claudia Ruggeri– Inferno minore) e  Pagine del Travaso,  a cura di Annalucia Cudazzo, una brillante giovane filologa, che si è laureata all’Università del Salento in letteratura contemporanea proprio con la tesi intitolata “L’in-canto poetico di Claudia Ruggeri”

2. Annalucia Cudazzo.
Secondo me ( che non sono un filologo) , il libro pubblicato dall’amico Pagano ( ricordo i tempi lontani delle mie collaborazioni a Musicaos),  è quanto di più esaustivo esista oggi sulla poetica della mia amatissima Claudia Ruggeri, (vds. il mio libro “Ritratti”, Terra di Ulivi , 2009),  e ciò grazie a un super lavoro, una vera e propria “full immersion”della curatrice, sia nello studio della personalità, sia nello sviluppo della cronaca e storia umana dell’autrice , che nell’analitico commento dei versi della poetessa salentina: versi oscuri, difficili, criptici, improbi, frutto, secondo il parere di alcuni critici, di un “pastiche” mezzo barocco e mezzo avanguardista, versi comunque non destinati al comune lettore privo di una guida attenta, lucida, puntuale, competente, come Annalucia Cudazzo. E’ lei stessa, indirettamente, a sottolinearlo, a pag. 67, quando scrive che tutta la prima strofe di “Inferno Minore” è caratterizzata da un linguaggio svincolato da ogni convenzione ed è – ad una prima lettura – privo di coerenza dal punto di vista sintattico. Pur spiegando il fluire del ritmo, il vigore inarrestabile della versificazione, l’accumulo dei termini sapientemente accostati da un punto di vista fonico, l’apparente disordine e la complessità di interpretazione letterale dei versi, la curatrice non esita ad ammettere che l’unica frase perfettamente corretta dal punto di vista grammaticale è costituita dall’ultimo verso della strofe: “Ecco , chiediti come il pensiero sia colpa”. “Con questa espressione – scrive la Cudazzo – la poetessa dà una chiave di lettura di tutta l’opera ed anche di tutto il suo modo di fare poesia: non sarebbe azzardato definire, pertanto, il primo componimento della raccolta come manifesto poetico della Ruggeri. Questa frase chiara e forte simboleggia un tema cardine della poetessa, è un punto imprescindibile del suo modo di concepire la realtà, in quanto evidenzia il fatto che il troppo pensare sia spesso causa di dolore, che,  covato eccessivamente a lungo , può scatenare numerosi disturbi psichici, di cui la stessa Ruggeri era affetta”.  E la curatrice continua,  nella pagine successive, (68-71) , ad ampliare il concetto dell’ecco ( una sorta di “eureka”), che spiegherebbe tante cose, a partire dal soggetto sottinteso del Male, il Matto, personaggio che ricorre in molti versi e occasioni del poema, come personificazione del Nulla, che riempiva il vuoto primordiale da cui tutto proviene. “Nei Tarocchi è un soggetto ipnotico che corrisponde al vuoto, alla Nullità, alla Notte cosmogonica”.

3, Il genio di Claudia Ruggeri
Secondo me la poesia della Ruggeri è un geniale intreccio di pura bellezza e di rara originalità, un’orchestra di strumenti nuovi e diversi, forse dissonanti, (come lo è gran parte della poesia moderna e contemporanea) che elimina i sentimenti della facile comunicabilità (la poesia non è uno spot pubblicitario), Nel suo paesaggio spirituale c’è soltanto l’autonomia delle parole, con le quali la poetessa costruisce un edificio senza tempo, che va al di là dello spazio. Ma è  una poesia sicuramente difficile , che deve essere “conquistata” con la ragione, oltreché la passione, la dedizione, l’impegno personale, come ha fatto in modo davvero eccellente la curatrice del volume. E tuttavia la sua oscurità fa parte della sua struttura, del suo modo di essere: “è un eccesso di luce spirituale”. La poesia moderna – scrive Apollinaire- è piena di pericoli e di insidie, è un esperimento azzardato, ma anche da osare, in cui importa più il coraggio che la riuscita. Ma sempre deve essere intesa alla sorpresa. Ed è  qui , nella sorpresa – nell’aggressiva drammaticità del suo modo di esprimersi rivolta proprio contro il lettore – la differenza della poesia nuova nei confronti della vecchia. Il poeta che cerca l’ignoto per dirlo in linguaggio “anormale”, sarà solo deriso o messo al bando”. E ciò sarà indubbiamente motivo di frustrazione e intimo dramma per Claudia, che in vita non troverà nessun editore disposto a pubblicare le sue poesie, come annota la stessa curatrice. Né troverà conforto nel suo poeta preferito , Franco Fortini, con cui è in rapporto epistolare, che non apprezza il suo stile. Forse è una poesia che dev’essere declamata, mi disse Donato Valli, ascoltando la divina Claudia recitare i suoi versi, come nessun’altra seppe fare mai. La sua voce  era unica, stregante, impressionante. Mi ricordò Crmelo Bene , ma con qualcosa di più. M dissi, qui siamo oltre l’arte, siamo ai confini della creazione, vicini al Caos, all’odore di zolfo che emanano solo i geni. La voce di Claudia esprimeva  la persona, il tormento del genio . Recitava  le sue poesie come una  profetessa che salga sul palco e ci parli dell’Eden  che lei chiama “Idem” ( talora ho il sospetto che sia un tono ironico, i geni le fanno queste cose, ma la Cudazzo nel libro non accenna mai all’ironia della poetessa, forse per il sentimento tragico e implacabile,  che la stessa Ruggeri si portava , inevitabilmente, nell’anima, per l’impossibilità di essere felice?) Comunque Claudia, come Carmelo Bene, era un genio , era una costruttrice di immagini di cristallo, una che pensava che il teatro fosse una dichiarazione di  follia, una che aveva i piedi fermamente poggiati sulle nuvole , come avrebbe detto Flaiano. Anche lei  anticipa la coscienza del vuoto , del fare arte, poesia per pochi, perché  pochi sono i chiamati, anche se molti, troppi, sono quelli che  rispondono al richiamo dell’arte, come avrebbe detto  Oscar Wilde..

4.Il folle volo
Certo, il senso di incomprensione umana e poetica, la riluttanza che spesso i familiari dimostrano verso la sua dedizione alla poesia , uniti  ad uno stato di salute non buono ( disfunzione alla tiroide, crisi di nervi, una malattia agli occhi) e forse alla delusione per alcune relazioni sentimentali) portano Claudia  sull’orlo della depressione. Il suo già fragile equilibrio psichico si spezza del tutto, dopo la morte del padre, avvenuta l’8 dicembre 1991. E Annalucia Cudazzo  a questo punto scandaglia i fondali più oscuri della sua anima ,dove si annidavano le angosce e i timori della poetessa , che non assalivano né l’io, né il pensiero, ma il cuore, la parte più fragile del suo essere, quel cuore leopardiano “ove per poco non si spaura” . La segue passo per passo fino al “folle volo”, fino a “la fine dell’era delle streghe” entrando nelle pieghe, nei meandri più riposti  della sua psiche. Esamina ogni minimo dettaglio, ogni particolare, ogni cosa, perfino le parentesi non chiuse e i puntini di sospensione, le virgolette, gli accenti, anche gli spazi bianchi, le parole invisibili, vengono da lei  “catturate”, soppesate, vagliate, spiegate, con assoluto rigore e dovizia di interpretazioni, chiare, semplici, intellegibili, ma anche con intuizioni assolutamente originali.  Forse con questo libro,  Annalucia ci ha fornito davvero il filo di Arianna per uscire dall’intrico e dal  labirinto delle parole, delle stasi, del plurilinguaggio che la poetessa salentina ha  costruito pazientemente e genialmente, come un architetto degli spazi e del vuoto, per tutta la sua breve tormentata sofferta esistenza.

Questo libro , a mio avviso, andrebbe distribuito nelle scuole, perché  rivela e svela la genesi dell’opera di  Claudia Ruggeri meglio d’ogni altro che io conosca,  e ciò grazie alla competenza, attenzione , rigore e concentrazione della curatrice. Ma è anche ( e soprattutto) un libro  ricco di intuizioni, illuminazioni, che ci fanno entrare   nell’anima bella e tormentata della poetessa  salentina, nella sua mente geniale e sottile nel suo cuore che annega , naufraga, si perde nell’immensità delle cose.

Augusto Benemeglio
Roma, 26 ottobre 2019

Titolo: Poesie: Inferno minore-)e pagine del travaso
Autore: Claudia Ruggeri
Prezzo copertina: € 20.00
Editore: Musicaos
Collana: Fogli di via
A cura di: A. Cudazzo
Data di Pubblicazione: dicembre 2018
EAN: 9788894966190
ISBN: 8894966194
Pagine: 234

 

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