L’avaro… un topos di tutti i tempi. L’avarizia, sinonimo di grettezza e meschinità, è uno dei sette vizi capitali. Dal disneyano Zio Paperone e dall’Ebenezer Scroodge del Canto di Natale (autentico capolavoro) di Charles Dickens, procedendo a ritroso nel tempo, si può giungere a uno dei più grandi avari di sempre, quello di Jean-Baptiste Poquelin, alias Molière. L’Avare ou L’Ecole du Mensonge è una commedia dai molteplici toni, sfaccettature e significati, fustigando non solo il vizio del titolo, ma tanto altro: l’aridità sentimentale, la saccenteria, l’agire sotto mentite spoglie e con l’inganno per il tornaconto personale. Un vizio pesante è l’avarizia, che però sa muovere al riso, mescendo riprovazione assoluta e divertimento sfrenato, mescolando dramma e farsa. Proprio ciò che appare ne L’Avaro di Molière, così ben messo in scena nello scorso dicembre dal Teatro Leonardo di Milano e di nuovo lì in cartellone dall’8 al 13 gennaio 2019.
Assolutamente godibile la rappresentazione nell’adattamento di Valeria Cavalli (anche traduttrice del testo, nonché regista insieme con Claudio Intropido): è un fuoco di fila di sorprese e mutamenti, colpi di scena, parti cantate e intrusioni nella contemporaneità, pur rimanendo filologicamente corretta la reinterpretazione dell’opera. A dire il vero, tale tipo antropologico è sempre esistito; non a caso già Plauto l’aveva trattato nell‘Aulularia. Arpagone è una “macchietta” indimenticabile, catalizzatore di lazzi e disprezzo, totem negativo a sua insaputa, oggetto di frizzi, acido, collerico e totalizzante, un pover’uomo per contenuti interiori e, nel contempo, specchio di prepotenza, sospettoso, egoista. La farsa lo travolge. E si ride, si ride sino all’inevitabile lieto fine (anche se Arpagone non cambierà la sua più profonda attitudine) nel dipanarsi di una vera commedia degli equivoci.
Non guasta l’atmosfera il gioco, instaurato dal bravissimo cast di attori, del “teatro nel teatro”… “La rilettura di Valeria Cavalli, infatti, prende spunto anche da un testo poco rappresentato dell’autore francese, L’improvvisazione di Versailles, di cui il protagonista è lo stesso Molière, un’opera che mostra ciò che avviene dietro le quinte e la dicotomia uomo/attore, che fa nascere un’istintiva relazione e una complicità con il pubblico, portato così a contatto con la parte più segreta della rappresentazione teatrale”. Un vivacissimo carro di Tespi, con l’immenso Pietro De Pascalis nel ruolo dell’avarissimo per antonomasia, con le musiche di Gipo Gurrado eseguite dalla Nema Problema Orkestar. “In un caleidoscopico gioco basato sulla fisicità, la comicità, l’azione e l’allegria, c’è però anche spazio per una riflessione sull’uomo, sui suoi difetti e le sue fragilità ma anche una riflessione sul mestiere dell’attore che ancora riesce a stupirci con poco, che ancora riesce a emozionarci solo con uno sguardo, una pausa, un respiro”.
Alberto Figliolia
L’Avaro. Sino al 13 gennaio. Teatro Leonardo, via Ampère 1, Milano (MM2 Piola).
Info: tel. 0286454545; sito Internet www.mtmteatro.it; e-mail biglietteria@mtmteatro.it.
Orari: da martedì a sabato ore 20,30-domenica ore 16,30.
Biglietti: Intero 25 €-Under 26 16 €-Over 65 12 €-Under 12 10 €.