Recensione film “La vendetta di un uomo tranquillo” di Raúl Arévalo
La pulsione omicida è un voto d’amore
A un certo punto ci si divide in due: una parte vorrebbe che il giusto José, pianificata la vendetta contro i rapinatori che gli hanno ucciso la fidanzata e massacrato il padre, la smettesse, già al primo sanguinario delitto; l’altra parte, invece, è nelle mani di José (tenebroso, bravo, de la Torre, forse troppo truce), borghese quieto risvegliato al bisogno di morte da un copione tragico che da Shakespeare passa per il western classico e riprende i cattivi implacabili di Tarantino. Sarebbe ingiusto rivelare l’agenda di quest’uomo tranquillo: infiltrato tra i giocatori di carte di un bar qualunque, aspetta il ritorno di Curro (Callejo, una celebrità in Spagna), il driver dei ladri libero dopo otto anni di carcere, dal quale pretende che lo conduca a eliminare gli altri, uno per uno. La strategia, abilmente costruita dalla regia come un voto all’amore, passa dalla fidanzata di Curro, costretto a diventare complice inseparabile della ricognizione omicida. E’ il buon esordio alla regia di un attore apprezzato nei film di Almodovar, de la Iglesias e in “La isla minima” di Rodriguez.
Silvio Danese
Titolo originale: Tarde para la ira
Nazione: Spagna
Anno: 2016
Genere: Thriller
Durata: 92′
Regia: Raúl Arévalo
Cast: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Alicia Rubio, Manolo Solo