La morte dell’Ammiraglio Nelson 1


A cura di Augusto Benemeglio

Devo tornare sul mare, solitario sotto il cielo,
e chiedo solo un’alta nave e una stella per guidarla.
John Masefield

Il compleanno di Nelson

Alle 5,50 del mattino del 21 ottobre 1805 iniziò la battaglia di Trafalgar , nel sud della Spagna; da una parte la flotta francese di Pierre Villeneuve , l’ammiraglio di Napoleone ( ma l’Imperatore non lo stimava) insieme all’alleata flotta spagnola , dall’altra la flotta inglese di Orazio Nelson, il grande Ammiraglio. La flotta inglese era composta da ventisette vascelli di linea e quattro fregate , quella nemica aveva trentatrè navi di linea e cinque fregate , più due brigantini; una vera e propria colonna che si allungava per cinque miglia e che svaniva a sud verso lo stretto di Gibilterra.
Gli inglesi erano circa diciassettemila uomini, i francesi e spagnoli oltre venticinquemila. Come sappiamo quella battaglia la vinsero gli inglesi e risulterà determinante per la supremazia della flotta britannica , che si prolungherà per oltre un secolo , dall’età della vela a quella del vapore e poi del carburante, finchè il potere aereo avrebbe sostituito quello del mare,
Ma in quella che fu la più grande battaglia , l’ultima grande battaglia delle navi a vela , perse la vita un genio del mare, Lord Horatio Nelson., l’Ettore dei troiani nell’Iliade, che aveva già sconfitto Napoleone ad Abukir. Nelson quel giorno compiva 47 anni e per l’occasione aveva invitato tutti i capitani a pranzo, in un bagno d’entusiasmo. A loro avrebbe spiegato “il tocco di Nelson “, che voleva significare due cose, sia il suo genio che il piano della battaglia di Trafalgar.

Mi hanno spacciato

Nelson girava di nave in nave come una leggenda , aveva la manica vuota per il braccio perso a Tenerife , l’occhio devastato a Calvi che lo aveva reso orbo, sulla fronte la cicatrice della battaglia del Nilo, ferite orribili, più da marinaio che da ammiraglio, ma lui era un vero marinaio , il primo negli abbordi, il primo a battersi e esporsi ai rischi , i suoi marinai lo adoravano.
Il medico di bordo, Beatty disse a Scott, il segretario di Nelson, che poteva essere un facile bersaglio per i tiratori dalle coffe avversario , che almeno consentisse di coprire le sue decorazioni che portava sul petto e scintillavano , ma nessuno osava parlargliene, sapevano che avrebbe sdegnosamente rifiutato, allora mandarono avanti la temerarie per coprire la nave ammiraglia, la Victory , ma Nelson se ne accorse subito e ordinò al capitano della Temerarie di riprendere la giusta posizione dietro la Victory.
Cominciarono i cannoneggiamenti tutti indirizzati sulla Victory, e aprirono un grosso buco nella vela principale , una palla prese in pieno Scott, il segretario di Nelson.
La Victory reagì e con i suoi cannoni mise fuori combattimento duecento uomini della Bucentaure , la nave ammiraglia francese , fracassando oltre venti cannoni. Poi s’avvicinò alla Redoutable, per l’abbordaggio. Sulle coffe della nave francese erano dei tiratori scelti e uno di loro centrò in pieno Nelson , la pallottola veniva dall’alto e colpì l’ammiraglio alla spalla sinistra ,ed entrò nel suo petto penetrando fino alla spina dorsale, Nelson cadde in una pozza di sangue: “Alla fine mi hanno spacciato”, disse al capitano Hardy , “mi sento spaccata netta la spina dorsale”.
“Forse l’uomo – dice Kranz – mostra nel modo più evidente quale sia il suo senso dell’umorismo quando l’ultima, più dolorosa realtà, ovvero la morte, si insinua nella sua coscienza”.
Il marinaio Jean Gabbasse , sulla nave francese Redoutable , urlò: l’ho ucciso, l’ho ucciso, ho ammazzato l’invincibile l’ammiraglio Nelson (“Dare la morte – continua Kranz – dà una sensazione titanica. E’ un atto grandemente eroico. Provoca un effetto terapeutico, catartico. Io ho conosciuto molti omicidi, non ne ho mai trovato uno pentito. L’ultimo che ho incontrato, in carcere, aveva appena ucciso la moglie e mi ha detto: ” Adesso sono guarito.”)

Dammi un bacio

Lo trasportarono sottocoperta dal dottor Beatty:”Beatty non puoi fare niente per me , ho pochissimo da vivere , la mia schiena è spezzata. Ahimè sei stato profeta”.
Beatty non sapeva che dire. Non riusciva a trovare nessuna parola di conforto, talmente era allibito nel vedere quel monumento vivente che stava lì, tra le sue braccia, ormai morente. Ma occorre dare sempre speranza al paziente, anche quando la morte sembra ghermirlo. E allora disse: “ Ora vediamo , mylord, di che si tratta” Cominciarono a spogliarlo. Sotto la camicia aveva una miniatura di Lady Hamilton, poi gli tolsero i pantaloni e lo adagiarono , immobile sul letto. Cominciò l’agonia. Beatty cominciò a piangere dentro di sé e gli disse: “Mylord , sfortunatamente per il nostro Paese , non si può fare nulla per lei. Soffre molto?”
“Sto per intraprendere il mio ultimo viaggio, Beatty. Un grande salto nel buio”.
Il dolore è così grande che vorrei essere già morto”, rispose Nelson. Eppure uno vuole vivere sempre un po’ di più. Che direbbe la povera lady Hamilton?
Il capitano Hardy scese sotto il ponte e disse che la battaglia era vinta: “Abbiamo catturato quattordici o quindici navi, mylord.”
“Va bene ,disse Nelson, ma avevo progettato di prenderne venti. Metti all’ancora, Hardy. Sarò in vita ancora pochi minuti e poi sarò morto. Non buttatemi in mare”
Rantolò: “Sai cosa fare, Hardy. Prenditi cura di Lady Hamilton . E ora baciami, Hardy”.
Questo bacio ha scandalizzato qualche storico, ma era solo un commosso addio del Grande Ammiraglio morente al suo ufficiale più fido. Il capitano Hardy lo baciò sulla guancia , Nelson disse: ora sono soddisfatto, ho fatto il mio dovere, ora verrà la morte, Hardy. Fai suonare la campana,” ( La morte di ogni uomo è una mia perdita perché sono coinvolto nella razza umana. Perciò non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te)

Immerso in un barile di rhum

Si rivolse al prete e gli disse : “Non sono stato un grande peccatore , ricordate che lascio Lady Hamilton e mia figlia Horatia legate al paese. Grazie a Dio ,ho compiuto il mio dovere.” (Sono capace di seguire mia la morte passo dopo passo. Ora mi muovo piano dietro la fine”). E morì, alle 17 in punto.“ Lontano, ero con te quando tuo padre / entrò nell’ombra e ti lasciò il suo addio”.
Il corpo , denudato e rasato di Nelson , fu immerso in un barile colmo di rhum, e d’allora i marinai inglesi chiamano il rhum “sangue di Nelson”.
La salma , composta nella bara che era stata ricavata dall’albero maestro della Orient, la nave della battaglia di Abukir e che Nelson – quasi presago – portava sempre con se, fu sepolta a Londra.
Il giorno dopo il Times scrisse “ Non sappiamo se dobbiamo piangere o gioire, il paese ha vinto la più splendida e decisiva battaglia che abbia mai adornato gli annali navali d’Inghilterra , ma è stata acquistata a caro prezzo. Il grande e galante Nelson non è più”.

Augusto Benemeglio

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Un commento su “La morte dell’Ammiraglio Nelson

  • paolo birindelli

    una vita ed una storia, quella di Horatio Nelson, che esalta e fa rabbrividire al tempo stesso x via della gigantesca statura dell’Uomo