Tra le tante cose strane che aleggiano intorno a questo film si dovrebbe capire il motivo per cui soltanto il 2 novembre 2025 sia stato passato in Prima Visione TV, tra l’altro su un canale di nicchia come Rai Movie e non su una televisione generalista. Tutto lascia pensare che la tesi di Sergio Ciotti – grande regista al quale è dedicato il film – sulla morte di Pasolini sia molto più che scomoda, visto che si tende a non farla conoscere. La macchinazione ricostruisce l’ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, corredandolo di opportuni flashback sul passato, mettendo in primo piano la morte dello scrittore basata sulla tesi del complotto ordito da oscuri mandanti, di un’aggressione premeditata frutto di un accordo tra varie parti in causa, con il potere politico che avrebbe accettato una sorta di favore da parte dei malavitosi, senza colpo ferire. Ricostruzione di parte, certo, basata su indizi e sensazioni, ma non lontana dal vero, partendo dalla spasmodica ricerca di Pasolini dei negativi scomparsi del suo Salò e dal rapporto con Pino Pelosi che non pare sia stato occasionale. Tutto parte dal libro omonimo scritto da Davide Grieco che lo sceneggia per il cinema – un film visto da pochi eletti, purtroppo – investendo del complesso ruolo del poeta un valido Massimo Ranieri (molto simile nei tratti di un volto invecchiato), con Libero De Rienzo nei panni di Antonio Pinna e Milena Vukotic come madre addolorata e ansiosa. Paolo Bonacelli – uno dei turpi signori del Salò pasoliniano – interpreta il ruolo di un vescovo che battezza un bambino di una famiglia mafiosa. La storia si sviluppa sulla falsariga del pensiero di Sergio Citti, da sempre convinto che Pasolini sia stato vittima di un agguato premeditato, dopo il furto del negativo del film e la successiva richiesta di riscatto. Molto spazio viene dato a un’intervista per un giornale francese che approfondisce la provocazione pasoliniana sull’inutilità della scuola borghese che servirebbe soltanto a creare nuovi borghesi, massificando e omologando, soprattutto allontanando l’utopia rivoluzionaria. Il romanzo Petrolio – che Pasolini stava scrivendo in fogli sparsi corredati di glosse e appunti -, e il film scandalo Salò o Le 120 giornate di Sodoma vengono messi in primo piano per analizzare la personalità di Cefis, l’attività massonica della P2, i collegamenti tra potere statale e malavita. Pasolini – secondo Grieco e Citti – la sera che si è appartato insieme a Pelosi sarebbe stato consapevole di poter morire, mentre il ragazzo di vita è stato solo un capro espiatorio, ricattato e obbligato a confessarsi colpevole. Il film di Grieco risente di alcuni dialoghi artefatti e di soluzioni narrative abbastanza semplicistiche, ma se non è perfetto da un punto di vista cinematografico resta pur sempre un valido documento storico per capire qualcosa di più sulla morte del poeta, ben oltre i luoghi comuni e le troppe ricostruzioni di comodo. Da vedere proprio perché non vogliono farvelo vedere, avrebbe detto Pasolini.
Regia: Davide Grieco. Soggetto: Davide Grieco (La macchinazione, romanzo omonimo), Sceneggiatura: Davide Grieco, Guido Bulla. Fotografia: Mario Zamarion. Montaggio: Francesco Bilotti. Scenografia: Carmelo Agate. Costumi: Nicoletta Taranta. Produttori: Marina Marzotto, Alice Buttafava, Dominique Marzotto, Lionel Guedj, Vincent Branҫon. Distribuzione (Italia): Microcinema. Paesi di Produzione: Italia, Francia – 2016. Durata: 115’. Genere: Biografico, Drammatico. Interpreti: Massimo Ranieri (Pier Paolo Pasolini), Libero De Rienzo (Antonio Pinna), Roberto Citran (Giorgio Steimetz), Milena Vukotic (Susanna Colussi), Matteo Taranto (Sergio), Franҫois-Xavier Demaison (Moreau), Alessandro Sardelli (Giuseppe Pelosi), Tony Laudadio (avvocato), Paolo Bonacelli (vescovo), Catrinel Marlon (prostituta).

