La luce della luna


di Michela Castello

Era una calda serata estiva, quando Gaia si recò con una coppia di amici ad assistere alla seconda lezione organizzata da un’associazione di Astrofili, rivolta ai non vedenti.
La prima, prettamente teorica, aveva avuto luogo la settimana precedente. In quell’occasione, Gaia, da sempre amante dell’astronomia, aveva ascoltato le varie spiegazioni riguardanti il sistema solare con molto interesse, misto a gioia e a meraviglia. Aveva potuto toccare i vari modelli plastici e in rilievo rappresentanti la struttura del sistema solare con i vari pianeti e satelliti e i vari crateri. Era rimasta anche molto colpita da un modellino raffigurante il pianeta Saturno circondato dagli anelli. Tutto ciò aveva suscitato in lei molta emozione e commozione.
Si apprestava dunque ad assistere alla seconda lezione con altrettanto entusiasmo, interesse e curiosità. Il responsabile dell’associazione parlò di asteroidi, di comete e di altre cose per lei molto belle e interessanti. Ascoltandolo, ne rimase affascinata.
L’insegnante a un certo punto la condusse dove erano piazzati i vari telescopi e glieli fece toccare uno alla volta affinché lei potesse capire come erano fatti. Alcune persone ipovedenti poterono, supportate da un computer, guardare il Cielo. Lei, per ovvie ragioni, non poté fare altrettanto. Le venne allora un’idea, forse un po’ bizzarra. Ma volle togliersi quello sfizio. Chiese al suo oratore, dato che percepiva la luce e le ombre dall’occhio destro, se poteva provare a guardare anche lei dal telescopio. Lui la assecondò subito, senza problemi.
Dapprima le mostrò il pianeta Saturno. Ma emanava poca luce. Gaia non percepì niente.
Le posizionò allora il telescopio in direzione della Luna, che era molto più luminosa. Gaia ebbe a quel punto una grande e piacevole sorpresa. Quando appoggiò l’occhio destro sulla lente del telescopio, provò una grande gioia, mista a incredulità e meraviglia, nel vedere la luce della Luna! Essa rifulgeva in tutto il suo splendore. Gaia muoveva continuamente l’occhio sulla lente del telescopio perché non riusciva a crederci. Provava un’emozione fortissima. Le persone che erano lì presenti le dissero in seguito che aveva fatto un gran salto per la gioia e lo stupore e loro si erano emozionate e commosse con lei.
Gaia, estasiata, si lasciò catturare e avvolgere da quella luce fulgida, brillante e meravigliosa. I pochi attimi si espansero e dilatarono lo spazio temporale.
Iniziò a fluttuare e a salire sempre più in alto. Si sentiva leggera e protetta e percepiva un senso di amore e di abbraccio materno. Vagò a lungo, avvolta in quella luce splendente, come in un bozzolo. Poi iniziò a discendere.
Si trovò in un prato pullulante di primule dai colori più vividi e sgargianti nel pieno della fioritura. Iniziò a camminare su di esso, con la gioia, lo stupore e la spensieratezza di una bambina.
Giunta al termine di quel prato, si trovò dinanzi a un bellissimo lago. Nel lago c’erano degli splendidi fiori di loto che si stagliavano in tutta la loro regalità.
Gaia si sedette sul bordo del lago e iniziò a contemplarlo, cullandosi dolcemente nell’ascolto del rumore lieve della sua acqua fresca e cristallina. L’acqua era purissima e trasparente e Gaia poteva specchiarsi in essa.
Rimase così a lungo.
Improvvisamente, percepì una presenza accanto a lei, sulla sua sinistra. Non le ci volle molto per capire chi era. Rimase pietrificata per lo stupore e l’incredulità. Fu assalita da un senso di gioia, mista a commozione e inibizione. Per un attimo le mancò il respiro. Provò un forte senso di soffocamento. Fu sul punto di svenire per l’emozione. Lo aveva sentito parlare per la prima volta alla televisione quando era ancora una bambina e ne era rimasta subito incantata. Era sempre stata affascinata da quella voce di uomo, ma dal timbro non marcatamente maschile. Quest’ultima aveva sempre provocato in lei sentimenti, reazioni ed emozioni forti e tra loro contrastanti. Spesso assumeva un tono duro, autoritario, di minaccia o pareva celare in sé un qualche mistero. In quelle occasioni lei provava molta paura, impotenza e imbarazzo e si sentiva completamente sottomessa e in balia di essa. Altre volte invece era calda, dolce, suadente e affettuosa. Lei allora la ascoltava con gioia e commozione, mista però a soggezione. Tante volte si era chiesta come fosse la persona che possedeva quella splendida voce, per lei così melodiosa e intrigante. Tante volte aveva invidiato quel ragazzo nato 87 mesi esatti dopo di lei, per avere un padre così stupendo e prezioso. Aveva sempre sognato di incontrare quell’uomo tanto affascinante, per il quale nutriva un vero e proprio amore platonico. Tante volte si era chiesta cosa sarebbe accaduto se un giorno lo avesse conosciuto di persona. Mai avrebbe osato immaginare che ciò sarebbe accaduto realmente!
Adesso lui era lì, accanto a lei. Tutti i sentimenti e le emozioni che la sua voce aveva sempre suscitato in lei si erano ulteriormente accentuati, riducendola in un profondo stato di prostrazione.
Gaia giaceva seduta, immobile e imbambolata, accanto a lui. Era incapace di proferir parola.
Lui, percependo il suo disagio, le afferrò le mani, le prese tra le sue e le strinse forte. I due rimasero così a lungo, le mani dell’una in quelle dell’altro, studiandosi a vicenda.
Pian piano Gaia si calmò e iniziò a rilassarsi. Cominciò a percepire una sorta di legame profondo tra lei e l’uomo, forse risalente alla notte dei tempi. Non riusciva a capire né a ricordare quando esso aveva avuto origine. Ma ciò ormai non aveva più alcuna importanza. Ciò che contava per Gaia ora era che lui era lì, seduto accanto a lei!
«Sei più tranquilla, ora?», le chiese lui dolcemente, rompendo il silenzio. «Come vedi, non sono poi così terribile»!
Gaia scoppiò in un singhiozzo convulso che sembrava non aver fine. Poi, pian piano, si calmò. Raccolse tutte le forze e, con un fil di voce, disse balbettando:
«Il fatto… è che…ho sempre desiderato… di incontrarti e di conoscerti. Ma… Non pensavo… che ciò sarebbe avvenuto realmente!»
«Tu mi hai sempre conosciuto. Io sono sempre stato e sono sempre con te. Non mi hai mai percepito perché non sei mai stata sufficientemente attenta.»»
Gaia non capiva.
Allora lui proseguì:
«Io sono sempre presente in ogni cosa. Sono con te in ogni momento e ti parlo, ma tu non sai ascoltarmi. Sono presente quando tu contempli il Sole, gioisci della sua luce e gli parli con dolcezza. Sono in quella luce dinanzi alla quale hai provato poco fa tanto stupore e che stentavi a credere di poter vedere. Sono in quel prato pieno di primule per le quali provavi la gioia e la spensieratezza di una bambina. Sono nell’acqua di quel lago nella quale poco fa ti sei specchiata. Ma, soprattutto, io sono sempre presente nel tuo cuore! Come vedi io ci sono sempre e ti ho sempre parlato. Non cercare mai cose e persone all’esterno perché tutto è già dentro di te. Basta solo che tu impari ad ascoltarti di più.»
Gaia fu molto colpita da quelle parole. I due si abbandonarono a un lungo e intenso abbraccio.
Quando si destò dall’incantesimo, tutto era scomparso. Non c’erano più né Lui, né il lago con i fiori di loto, né il prato pullulante di primule. Lei era di nuovo in piedi davanti al telescopio insieme ai suoi compagni.
Rimase ancora alcuni minuti a contemplare la luce della Luna, colma di gioia e di gratitudine per lo splendido regalo ricevuto. Poi dovette suo malgrado staccarsi dal telescopio e far posto ad altri. Non seppe mai se quanto aveva vissuto era accaduto realmente o se si era trattato solo di una suggestione. Eppure tutto era stato così bello e le era sembrato così reale!
Per Gaia vedere la luce della Luna era stata una gioia immensa e l’emozione le tenne compagnia per molto tempo. Non avrebbe mai dimenticato quell’esperienza. L’avrebbe portata e custodita gelosamente per sempre nel più profondo del suo cuore.
Forse, per chi vede, ciò che è descritto in questo racconto è banale e scontato. Ma per le persone come Gaia, anche percepire semplicemente una luce, dà una gioia e un’emozione immense. I vari membri dell’associazione astrofili lo avevano capito. Apprendere che questi ultimi si erano addirittura emozionati e commossi e che avevano gioito con lei, fu una grande vittoria. Uno dei muri più grandi, insidiosi e difficili da abbattere cominciava finalmente a scalfirsi: quello del pregiudizio.

Michela Castello

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