A cura di Arturo Casalati
Quella andata in scena sul traghetto Norman Atlantic, nel momento dei soccorsi, è stata l’ennesima barbarie, se mai ce ne fosse stato bisogno.
È vero che dall’alto, con gli elicotteri, sono arrivati i militari italiani a mettere in salvo i passeggeri del traghetto battente bandiera italiana.
È anche vero, però, che tanti uomini, italiani e non italiani, a bordo della nave, hanno calpestato, picchiato e spintonato donne e bambini per passare avanti, per salire sulla scaletta calata dagli elicotteri e scappare dall’incendio divampato a bordo del Norman Atlantic.
“È stato allucinante”, ha dichiarato pubblicamente, Dimitra Theodossiou, la soprano che si trovava a bordo del traghetto, “perché i militari portavano prima bambini, donne e anziani al livello dove potevano salire sull’elicottero, ma c’erano almeno una cinquantina di uomini, soprattutto turchi, iracheni e pachistani, che li picchiavano, tiravano loro i capelli e li buttavano fuori per prendere il loro posto. Anch’io sono stata picchiata e trascinata, hanno tentato di tirarmi giù dalle scale, ma ho reagito con forza. Ho detto: Tocca a noi!”.
Da quanto risulta dai filmati e dalle testimonianza tra gli uomini che si sono comportati in questo modo indegno c’erano anche tanti uomini italiani.
Anche un camionista greco, Christos Perlis, ha descritto esterrefatto la stessa scena: “Gli uomini hanno cominciato a colpirci per poter entrare per primi. Non hanno neanche preso in considerazione le donne o i bambini, niente”.
Anche l’aerosoccorritore dell’Aeronautica Militare italiana Fernando Rollo, sceso a bordo della nave per prelevare i passeggeri, ha dichiarato pubblicamente che quello del Norman Atlantic è stato uno degli interventi più complicati della sua vita. Gli uomini che si sono fatti strada con la forza, brutalmente, tra donne, bambini e anziani non hanno avuto nessuna vergogna, nemmeno davanti ai soccorritori. Non hanno avuto il minimo rispetto per nessuno.
“Appena la cesta o il verricello calavano sul ponte, il desiderio di scappare da quella trappola diventava più forte di tutto e mille mani assalivano l’imbracatura”, ha dichiarato Rollo. “Si scavalcavano tra di loro, urlavano e si strappavano di mano la fune. Per cercare di mettere in salvo, come si fa sempre, prima i bambini, le donne, gli anziani e i feriti ho gridato e minacciato più volte di andarmene con l’elicottero e lasciarli lì”.
Lui, uomo, ha dovuto minacciare altri uomini in perfetta salute come lui perché si ricordassero di essere uomini. Ma non è servito a niente.
Tanti uomini a bordo del Norman Atlantic si sono rivelati per quello che sono: dei selvaggi, come gli uomini delle caverne. Davanti a un incendio a bordo di una nave, millenni di “civilizzazione” non sono serviti a niente.
Vorremmo che fosse stato solo un brutto episodio, ma non è così. La “legge morale” di salvare prima i bambini, le donne e gli anziani nelle tragedie in mare è una delle leggi non scritte da rispettare a bordo di qualsivoglia imbarcazione.
In realtà, quando le navi affondano, gli istinti più bestiali prevalgono su ogni principio, su ogni altra considerazione, di qualsiasi tipo. Il naufragio del Titanic è stato uno dei rari casi nei quali bambini, donne e anziani hanno davvero avuto la precedenza.
Le statistiche ci dicono chiaramente che, nelle tragedie in mare, le donne che sopravvivono sono le metà degli uomini. E ai bambini va anche peggio, la loro percentuale di sopravvivenza è la più bassa in assoluto.
Quanto successo a bordo del Norman Atlantic e i dati statistici devono farci riflettere. E non possono non indurci al disprezzo più totale nei confronti di quegli uomini, e sono tanti, che si sono dimenticati di essere uomini e si
sono comportati come animali selvaggi, come bestie che vivono nella foresta.
Come mai quegli uomini si sono comportati così? L’istinto, certo, ha prevalso su tutto. Ma anche il cattivo esempio della classe politica e dirigente, è, a mio avviso, tra le cause di questa barbarie e di altri casi analoghi.
Il pessimo esempio che è venuto “dall’alto” (si fa per dire) ha fornito a tanti “uomini” (si fa per dire) la ragione per non avere il minimo rispetto per niente e per nessuno.
Come si può rimediare a questo fenomeno? Non si può, purtroppo. Come si suol dire, i buoi sono scappati dalla stalla, e mai come in questo caso il paragone calza perfettamente al caso in questione. E nessuno riuscirà mai, per nessun motivo, a ricondurre quelle bestie alla ragione.
L’unica speranza che possiamo nutrire è quella nei confronti delle generazioni future.
Forse, tra non so quanti anni, nasceranno uomini degni di essere chiamati uomini. Forse.
Arturo Casalati