CineRecensione: Il migliore. Marco Pantani


Epos, poesia e fatica. Il ciclismo è uno di quegli sport che si sedimentano nella fantasia popolare: sotto il solleone o la pioggia, fra fango e polvere, lungo le salite impervie o nelle pianure sterminate, corrono i ciclisti alla dura meta. Pagine letterarie – Alfonso Gatto, Dino Buzzati, Gianni Brera, Gianni Mura – e pagine felicemente scritte/scolpite nella memoria collettiva degli sportivi e non solo: Fausto Coppi, Gino Bartali, Felice Gimondi, Alfredo Binda, Ottavio Bottecchia, Costante Girardengo, Francesco Moser, per restare fra i nostri, e… Marco Pantani, il Pirata, l’uomo con la bandana che in salita accendeva i razzi, partiva e nessuno lo prendeva più, nessuno lo vedeva più… Un mito già a ventotto anni quando nel 1998 vinse di seguito Giro d’Italia e Tour de France, staccando tutti ogni volta che la strada s’inerpicava: scatti potenti eppure aerei, lui volava agguerrito e, nel contempo, composto, energia pura e levità.
Poi nel 1999 a Madonna di Campiglio, con un altro Giro d’Italia in tasca e una probabile doppietta in vista con l’immediato a seguire Tour, lo stop per l’ematocrito alto. Il campione tanto osannato fu posto alla gogna. Si parlò apertamente di doping. Crollo dell’immagine, stigma. Ma la verità è che Pantani non fu mai trovato positivo, mai. Dicesi mai…
Capro espiatorio, vittima in un gioco oscuro, che sfuggiva al campione? Si parlò anche di scommesse e mafia. Intanto l’uomo di Cesenatico che con le due ruote aveva in mano il mondo si ritrovò circondato di voci malevole, di attenzioni morbose, coinvolto in procedimenti penali per frode sportiva. In poche parole, un panorama atletico ed esistenziale di macerie e rovine laddove era stato un principesco palazzo di soddisfazioni e fama e ammirazione e riconoscenza.
Una vicenda inquietante, enigmatica, tuttora in spire tenebrose. Il migliore. Marco Pantani è il docufilm in programmazione nelle sale italiane dal 18 al 20 ottobre. Una pellicola che svela anche il Pantani intimo, il giovane romagnolo che inseguiva un sogno: tenace, imprendibile, determinato, più forte delle sventure – incidenti in serie ne costellarono la carriera: riemerso sempre in ogni circostanza, con il suo impagabile motore fisico e le sue gambe perfette che mulinavano rapide e armoniose; tranne dopo Madonna di Campiglio…
Pantani con gli amici, Pantani e la sua città marina, Pantani in famiglia, Pantani che pedala e pedala e pedala per il proprio desiderio di ragazzo: vincere la corsa in rosa! E Pantani distrutto, gli occhi rossi per le lacrime trattenute. Ma lui era un ragazzo cresciuto con dei valori forti. Perché avrebbe dovuto barare? Lo sanno bene coloro che gli stavano vicinissimi sin da quand’era un imberbe ragazzino con ancora la criniera piantata in capo. Pantani nelle parole toccanti della madre Tonina e del padre, del suo scopritore, dell’avvocato che lo difese e piange al ricordo, del portavoce che viveva con lui fianco a fianco. Pantani che gioca e scherza con la combriccola di sempre, Pantani ghiotto di piadine e di fichi. Pantani prima star poi reietto e paria, abbandonato al dolore, nella vergogna per un presunto, e per l’appunto, mai provato doping. E se avessero crocifisso un innocente?
E la morte, a soli trentaquattro anni, anch’essa misteriosa e mai chiarita. Overdose di cocaina od omicidio? Troppi dubbi, troppi dubbi…
Restano le immagini di un campione impareggiabile, le sue gesta sublimi di grimpeur; restano il coraggio e l’intelligenza tattica in gara, “il cuore nelle gambe e la forza di un leone”; e la sua fragilità umana. Un giorno eroe, il giorno dopo scarpa rotta.
Il film passa in rassegna con le immagini dell’alma mater Cesenatico – nel sole, ma anche nella nebbia o con la neve – una vicenda umana eccezionale, che dà luogo a rimpianti (e a rimorsi). Interviste ben contestualizzate nel fluire di fotogrammi e video ricostruiscono il talento tecnico-atletico, la psicologia e la sensibilità culturale di Marco, che ora pedala lassù, più leggero e più forte che mai.
“Fin dalla prima sequenza, il regista Paolo Santolini – nato e cresciuto in Romagna come Pantani – mette in chiaro che, qui, si parlerà d’altro e in altro modo. E questo ‘altro’ è l’universo umano, sociale e culturale in cui il campione si è formato: una comunità affettiva e affettuosa di familiari, amici, sostenitori, che, a distanza di quasi vent’anni dalla sua morte, non vogliono e non possono parlare di lui al passato. Sono i loro volti e le loro voci a dare una vertiginosa ‘presenza’ al campione romagnolo, a riportarlo tra noi invincibile e ferito, forte e vulnerabile, per sempre giovane, in attesa di riscatto. Attraverso materiali d’archivio pubblici e privati e conversazioni intime e toccanti con i familiari, l’allenatore dei suoi esordi, gli amici più cari, il film ripercorre la vita di un grande ciclista sullo sfondo della sua Cesenatico, un piccolo centro affacciato sul Mar Adriatico, un paese dell’anima che non ha mai smesso di credere che “uno così non cede”.”
Il migliore. Marco Pantani è prodotto da Okta Film con Rai Cinema, in collaborazione con Fondazione Marco Pantani e con la partecipazione di Stregonia, Capelletti-Ehlers e Fondo Audiovisivo Friuli Venezia Giulia, ed è distribuito al cinema da Nexo Digital in collaborazione con i Media Partner Radio DEEJAY eMYmovies.it.

Alberto Figliolia

 

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