Recensione: Giusi D’Urso – Se camminare fa troppo rumore


Cos’ero quando sono arrivata qui? Ero, soprattutto, la fretta e l’urgenza di chi sa che non le spetta il tempo degli altri, che se lo deve centellinare, pianificare fino all’ultima frazione di secondo. Ero quella che non può rallentare, non può passare le serate sulle spallette dell’Arno. Non può concedersi quella spensieratezza perché non le darebbero alcuna certezza in cambio. (pag 50)

“Se camminare fa troppo rumore” di Giusi D’Urso è un romanzo che affonda le radici nel cuore di Sofia, una giovane donna cresciuta in una famiglia disfunzionale.
La trama si snoda tra la Sicilia, dove Sofia trascorre parte della sua infanzia, e Pisa, dove si trasferisce con la famiglia. L’alternanza tra momenti di lucidità e delirio crea un intreccio avvincente che trova la sua risoluzione nelle ultime pagine.
Sofia, ancora bambina, lascia la Sicilia per Pisa, abbandonando la casa con il giardino e l’amica del cuore, Filomena. Nonostante l’ostilità del padre, il legame con Filomena continua clandestinamente attraverso la corrispondenza, offrendo a Sofia un rifugio emotivo dalle difficoltà della vita e un legame con la sua terra d’origine. Tuttavia, Sofia abbandona malamente Filomena, vergognandosi delle sue reali condizioni di vita a Pisa, gesto che evidenzia la profonda sofferenza e il desiderio di nascondere la realtà.
Nel corso della narrazione, emergono i desideri di Sofia: trovare amore e comprensione, emozioni che cerca invano nella relazione con il suo professore, uomo più grande, sperando che possa darle la cura e il sostegno che le sono mancati in famiglia. Nonostante la necessità di allontanarsi da tutto ciò, Sofia è sopraffatta dalle responsabilità e dal peso delle dinamiche familiari.
Il romanzo è un affresco commovente dei ricordi di Sofia, che narra con tutte le sfumature la sua esperienza e il peso di una famiglia patriarcale, il dover sottomettersi a un padre tirannico e a una madre dura e remissiva. La storia esplora il malessere che si insinua lentamente nella famiglia, alimentato dalla follia che permea ogni aspetto della loro vita quotidiana. Nonostante il desiderio di riscatto, Sofia si trova senza la forza di perseguire i propri sogni, sfinita dalla vita stessa che le sembra ostile e implacabile.
Giusi D’Urso si dimostra un’autrice dalla penna eccellente, capace di descrivere con rispetto e realismo la follia e il dolore che essa porta con sé. La prosa dettagliata e veritiera cattura l’attenzione del lettore, rendendo il romanzo un’esperienza dolorosamente commovente. Il finale inaspettato e intrigante aggiunge ulteriore profondità a una storia già ricca di emozioni.
La capacità dell’autrice di esplorare temi come la violenza domestica, la follia, la ricerca di identità e il disperato bisogno di amore e comprensione rende questo romanzo un’opera di grande valore letterario e umano.
“Se camminare fa troppo rumore” è un libro meraviglioso, che consiglio vivamente!

Titolo: Se camminare fa troppo rumore
Autore: Giusi D’Urso
Prezzo copertina: € 16.00
Editore: Il ramo e la foglia edizioni
Data di Pubblicazione: 26 aprile 2024
EAN: 9791280223357
ISBN: 1280223359
Pagine: 224

Citazioni tratte da: Se camminare fa troppo rumore di Giusi D’Urso

Quanti segreti può contenere la memoria, quanti dialoghi può ricordare. E quanti ne rimuove, invece, e perché. Un graffito, il ricordo. Cose che sedimentano stratificano. Poi la memoria graffia, porta via materiale, con una regola che sfugge a ogni previsione. (pag 25)

Le persone si amano e si capiscono conservano segreti, se li scambiano come pegni. (pag 48)

Chi rinuncia alla giovinezza commette un peccato di cui dio non si preoccupa. (pag 90)

Sorridevamo, prima di quest’altro cambiamento, di certe piccole cose buffe o solo della normalità. La normalità è una cosa che fa sorridere chi normale non è. Suona strana. (pag 108)

Ma lei è sempre stata la più coraggiosa fra le due e per sognare ci vuole coraggio, ci vogliono gambe lunghe e capelli ribelli. Per sognare sogni altissimi bisogna avere l’animo leggero e vaporoso. (pag 117)

Per anni ho subito la vita qui, che dipana le sue trame, che ricama orditi, ricuce strappi, rammenta mancanze. (pag 130)

Studio le patologie psichiatriche. La chimica dei pensieri malati, l’anatomia dei cervelli difettosi. Sembrano fabbriche senza regole o con regole distorte. Ah, sono brava, in questa materia, sono già esperta, conosco la follia a memoria. Non solo ne ho letto già al primo anno per via di mio padre, ma sempre a causa sua ci sono cresciuta in mezzo, me ne sono nutrita dopo il latte di mia madre. Vi sono esposta per genetica e per epigenetica: influenze interne e influenze esterne. Sono senza scampo. (pag 165)

La malattia è un porto più sicuro dell’incertezza. (pag 170)

Fra i mali si sceglie il minore, quello necessario. I morti sono morti, lasciamoli in pace e andiamo avanti. (pag 215)

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

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