ArteRecensione: Giulio Romano. Arte e desiderio


“Con il Palazzo del Te, la sfarzosa dimora di Federico Gonzaga costruita tra il 1526 e il 1534 al posto di una scuderia, Giulio Romano ha creato per sé e per il suo tempo un monumento veramente singolare. Pressoché esente da quelle limitazioni di carattere pratico e tecnico, che solitamente pongono ostacolo all’arte dell’architetto, ricco dei mezzi economici che la brillante corte di Mantova gli elargiva, maestro indiscusso di una scuola di collaboratori, l’allievo prediletto, nonché l’erede di Raffaello, seppe qui dar forma a un’opera che vale come immagine ideale delle tendenze e delle aspirazioni del suo tempo.” (Ernst Gombrich)

Arte e desiderio, un superbo binomio. Estetica ed eros. L’amore delicato o quello concupiscente. La pura lascivia o, semplicemente, il piacere della comunione sentimentale. La bellezza e le passioni umane. Il ferino che lascia il passo all’estatico, o viceversa. Il dominio dei sensi contrapposto a quello dell’intelletto; o la fusione di essi in un’idea superiore?
Giulio Romano. Arte e desiderio è la magnifica mostra allestita  a Mantova nel fantastico scenario di Palazzo Te e visitabile sino al 6 gennaio 2020. Già è un profluvio di meraviglioso quel che che accoglie e avvolge nelle sue spire lo spettatore, il quale ha la sensazione di entrare nell’architettura e nelle pitture murali e divenire parte di quello straordinario universo mitologico, se vi aggiungete, seppur per un tempo limitato, una corona di altrettanto indicibili opere, quando ne uscirete sarete felicemente sbalestrati.
Giulio Romano, il discepolo del divino Raffaello. All’anagrafe, a dire il vero, era Giulio Pippi, nato a Roma e assurto alla gloria per l’incredibile lavoro che avrebbe generato Palazzo Te (i lavori iniziarono nel 1525-1526), delizia dei Gonzaga, con affreschi che si scolpiscono indelebili nella memoria di ciascuno abbia avuto la ventura di vederli.
“La mostra indaga la relazione tra immagini erotiche del mondo classico e invenzioni figurative prodotte nella prima metà del Cinquecento in Italia. Concentrandosi sulla produzione di Giulio Romano, il percorso espositivo evidenzia la capillare diffusione di un vasto repertorio di immagini erotiche nella cultura artistica cinquecentesca e svela le influenze esistenti tra cultura alta e cultura bassa nella produzione di tali immagini […]  il carattere giocoso, inventivo e a tratti sovversivo”. Ben venti sono le istituzioni italiane e straniere che hanno prestato proprie opere od oggetti per tale esposizione, dal Metropolitan Museum of Art di New York all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Louvre al British Museum, dal Rijksmuseum di Amsterdam agli Uffizi et cetera.
L’itinerario espositivo si snoda attraverso le seguenti sezioni: la produzione giovanile di Giulio Romano al tempo della sua attività nella bottega di Raffaello; I Modi, vale a dire una serie di sedici immagini erotiche, “probabilmente ispirate a fonti antiche, che furono disegnate da Giulio Romano, incise da Marcantonio Raimondi e accompagnate da sonetti licenziosi composti da Pietro Aretino”, che funsero da modello per innumerevoli riproduzioni e re-interpretazioni; Arte e seduzione, nella quale si possono ammirare una copia della Fornarina di Raffaello, probabile realizzazione di Raffaellino del Colle, collaboratore di Giulio, e il Ritratto di cortigiana di Giulio stesso, che ha tratto ispirazione dal celeberrimo ritratto del suo maestro; Gli amori degli dei; Due Amanti, monumentale dipinto (olio su tavola trasferito su tela, mm 1630 x 3379, San Pietroburgo, The State Ermitage Museum) di Giulio Romano, autentico manifesto della mostra – rappresentazione non scevra di accenti comici, se badiamo alla vecchia e rugosa serva che sbircia i due amanti in lussuriosa e nuda posa  sul letto a padiglione – cui si affiancano il gigantesco e splendido arazzo, Mercurio ed Erse, ispirato da un’idea di Raffaello per la Villa Farnesina, e un bellissimo cartone (doveva servire da modello a un arazzo ormai perduto), Giove e Danae, di Perin del Vaga, proveniente dal Louvre; gli amori clandestini di Giove.
Molto interessanti anche le Spintriae, alias piccole tessere trionfali con scene erotiche, di età romana (utilizzate nei luoghi della prostituzione? Per uso personale?).
Trascorrere dalla Sala dei Giganti e da quella di Amore e Psiche al corredo delle opere esposte è un’esperienza decisamente appagante. Non inganni il soggetto solo in apparenza pruriginoso. Non è soltanto il cinema di un esteso delirio sensuale (però temperato da una robusta vena di gioiosa dissacrazione). È un’indagine culturale. Un viaggio nel tempo, con una crescita di sensazioni esponenziale per cui mente e cuore si colmano. E quando esci sai di essere più ricco dentro.

Alberto Figliolia

Giulio Romano. Arte e desiderio, a cura di Barbara Furlotti, Guido Rebecchini, Linda Wolk-Simon. Prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Te in partenariato con la casa editrice Electa.. Palazzo Te, Mantova.  Fino al 6 gennaio 2020.
Info e prenotazioni: tel. + 39 03761979020; siti Internet www.fondazionepalazzote.it, www.giulioromanomantova.it, electa.it
Orari: lunedì dalle 13 alle 18,30; da martedì a domenica dalle 9 alle 18,30. Chiuso il 25 dicembre. Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.
Ingresso: intero 12 euro; ridotto 9 euro; biglietto unico con Palazzo Ducale intero 20 euro, ridotto 15 euro (per altre tipologie d’ingresso vedi info).
Catalogo Electa.

 

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