Ho sempre collezionato con lo stesso metodo con il quale ho formato la mia vita di ricercatore: raccolgo elementi per la conoscenza. (Professor Luigi Rovati)
L’eterna contemporaneità dell’arte, vien da pensare muovendosi fra le opere esposte. Una felice ubriacatura di bellezza è la mostra Etruschi del Novecento apertasi il 2 aprile e visitabile sino al 3 agosto alla Fondazione Luigi Rovati.
I reperti della misteriosa e affascinante civiltà, che ha coperto non poca parte del Bel Paese, sono tali, ma anche qualcosa di più, in quanto appaiono moderni in maniera “sconvolgente”, oltre a essere di una raffinatezza senza pari, mentre i lavori dei nostri artisti del Novecento, che ai manufatti etruschi a propria volta si sono ispirati, sembrano sovente recuperare, pur con l’esperienza e gli innumerevoli sedimenti dei millenni successivi, la più antica patina sentimentale, gli umori e i modi di una società perduta, di un mondo divenuto polvere e cenere.
Aggiungiamo che lo splendore della mostra, con il più che suggestivo accostamento/parallelo fra artigiani/artisti sconosciuti di oltre duemila anni fa e i contemporanei, è accresciuto dall’estrema eleganza dell’ambiente, cifra assolutamente riconoscibile della Fondazione, in un sapientissimo percorso fra le teche di vetro (non per tutte la opere) e con un intelligente e intimo gioco di luci.
Ad accogliere il visitatore, al piano ipogeo, provvede il Leone Urlante (bronzo, 1957) di Mirko Basaldella, una “chimera del Novecento”, un impressionante ibrido fantastico, il cui corpo è intessuto di simboli restituendo una dimensione magica e – perché no? – con l’evocazione della paura l’assorbimento della stessa e la ricomposizione in una sorta di catarsi apotropaica.
“Nella sezione Ispirazioni gli askoi etruschi (vasi per liquidi oleosi) rivivono nei vasi degli anni Venti di Gio Ponti in porcellana e oro”; magnifica è la suggestione, per comparazione, della sua e di Libero Andreotti cista La passeggiata archeologica (Manifattura Richard-Ginori, anni Venti, in prestito dal Poldi Pezzoli) e quella etrusca in bronzo atta a riporvi gioielli e cosmetici (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma). Ma gli accostamenti sono plurimi e tutti di fortissimo impatto estetico-emozionale.
Figure distese. Amanti: quelli antichi, in terracotta refrattaria e smalti, 1965, di Leoncillo Leonardi sono monumentali e virano già verso l’astrazione. Teste: quella di Dicomana, 1921, di Arturo Martini; uno stupendo Bellerofonte-Testa di guerriero, terracotta del 510-500 a.C. circa, attribuito alla scuola di Vulca e proveniente dal Tempio dell’Apollo in Portonaccio/Veio; e alcune con tratti quasi alieni, vedi quelle di Roberto Sebastián Matta dalla serie Il sorriso verticale della Gioconda. Cavalli. Uno straordinario vaso di ceramica smaltata policroma (un Gallo che parrebbe quasi bicefalo) e i Bambini di Fausto Melotti. Chimere. Urne, canopi – stupendo e commovente il coperchio con coppia di sposi del 530-520 a.C. dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia – e olle cinerarie cilindriche (produzione di Chiusi). Terrecotte, ceramiche e bronzi, l’oro dei monili (bracciali, orecchini, fibule, fermatrecce, aghi). La Capanna di Duilio Cambellotti (in una dimensione atemporale). Un bacile tripode in bronzo dell’VIII-VII secolo a.C. L’Odalisca (ancora di Arturo Marini, terracotta, 1930).
Una meravigliosa sequenza che pare interminabile, che percorri e ripercorri.
E ancora… “La Sala Warhol del Piano Nobile diventa il centro di documentazione dove si ripercorre la Fortuna degli Etruschi attraverso rari volumi d’arte, riviste, opere grafiche e manifesti dedicati alla cultura etrusca pubblicati dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta del Novecento. Nello Spazio Bianco per la prima volta è esposta integralmente la serie di Paolo Gioli Etruschi (1984) e Copertine (1985) di Alighiero Boetti, opera inedita della collezione della Fondazione Luigi Rovati. Paolo Gioli ricrea l’identità dei volti etruschi raffigurati sulle urne cinerarie attraverso le sue polaroid, donando nuova vitalità a volti marmorei privi di colore, con tocchi cromatici e frammenti che sembrano pulsare vita.”
Il commento di Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione: “La Fondazione Luigi Rovati pone al centro del proprio progetto culturale la civiltà etrusca nella sua complessità e modernità. La mostra Etruschi del Novecento si inserisce in questa complessità e dimostra come questa civiltà, spesso considerata marginale rispetto alla cultura classica, sia invece, proprio per il suo “anticlassicismo”, fonte di ispirazione per gli artisti che ricercano un linguaggio originale lontano dai canoni estetici più tradizionali. La collaborazione con il Mart è nata così in modo naturale ed è stato per noi importante il rapporto non solo di collaborazione operativa, ma di vera e propria integrazione delle diverse competenze del Mart e della Fondazione Luigi Rovati nell’ideazione del progetto curatoriale.”
La chiosa a Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart: “Tutto il Novecento è percorso da una ‘febbre etrusca’ che va da Martini a Serafini e che indica un percorso non classico, ma espressionistico, deformante dell’arte del Novecento, una vera e propria estetica della deformazione senza tempo.”
Una esposizione che è un tuffo in un passato remoto, rivisitato con superba originalità, per stupirsi, per comprendere le affinità con quei nostri lontani antenati, un filo rosso a congiungerci, sempre, per il tramite della bellezza.
Alberto Figliolia
Etruschi del Novecento, un progetto in collaborazione con Mart Rovereto. A cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Giulio Paolucci, Alessandra Tiddia. Fondazione Luigi Rovati, Corso Venezia 52, Milano. Fino al 3 agosto 2025.
Info: tel. 02.38.27.30.01, sito Internet, www.fondazioneluigirovati.org, e-mail info@fondazioneluigirovati.org.
Orari: aperto da mercoledì a domenica, ore 10-20 (ultimo ingresso ore 19). Aperture straordinarie: domenica 20 aprile, Pasqua (10- 18); lunedì 21 aprile, Pasquetta (10-18); venerdì 25 aprile (10- 18); giovedì 1 maggio (10-18). Ogni sabato, ore 11, una visita guidata accompagna il pubblico tra le opere della mostra temporanea: il costo è di 20 € e include il biglietto di ingresso.
Ingressi: 16 € intero, 12 € ridotto, 8 € Teen (dagli 11 ai 18 anni), gratuito bambini fino a 10 anni, persone con disabilità con un accompagnatore, ogni prima domenica del mese.
Il catalogo Etruschi del Novecento contiene i saggi dei curatori e degli studiosi Matteo Ballarin, Fabio Belloni, Martina Corgnati, Alessandro Del Puppo, Maurizio Harari, Claudio Giorgione, Mauro Pratesi, Nico Stringa.
Cinestrusco. La prima rassegna cinematografica al Museo d’arte. Sabato 14 e domenica 15 giugno è il fine settimana dedicato al cinema d’autore. Nella sala convegni un ciclo di proiezioni per scoprire il mondo etrusco nel cinema: l’oscurità inquietante delle tombe, paesaggi rupestri, l’immaginario delle danze e dei banchetti, sale zeppe di oggetti di vecchi musei, infine l’avventura dei tombaroli. Il programma è ideato e curato da Maurizio Harari, archeologo, docente di etruscologia e civiltà italiche e grande appassionato di cinema.
Museo gentile. La guida accessibile della mostra è disponibile in biglietteria o scaricabile sul sito della Fondazione. Redatta secondo le norme Easy to Read, il linguaggio semplificato regolamentato dall’Unione Europea, è adatta sia ai bambini che agli adulti con disabilità intellettiva. Le guide sono parte del progetto Museo per tutti di L’abilità Onlus.
La video guida in LIS della mostra, realizzata in collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi, è disponibile nell’app della Fondazione scaricabile al museo. Nell’ambito del progetto Stare bene insieme, in collaborazione con la Cooperativa La Meridiana, è stata realizzata, e disponibile in biglietteria, la guida della mostra studiata per le persone con patologie neurodegenerative e ai loro accompagnatori.