Recensione: Ernest Van der Kwast – Mama Tandoori


Mama Tandoori di Ernest Van der Kwast è una storia che accoglie il lettore con una miscela irresistibile di humour e tenerezza, un ricordo familiare che continua a respirare nel cuore del lettore anche dopo aver chiuso il libro. La storia nasce dall’infanzia dell’autore e ha il sapore di una confessione affettuosa, di un ritorno alle proprie radici mentre si guarda la famiglia con gli occhi adulti e con una tenerezza che non cerca veli.
Al centro c’è la madre, Veena, una forza della natura che sembra muoversi sempre un passo avanti a tutti. La sua energia trascina, protegge, sconvolge e spesso spiazza, come la sua attenzione maniacale al risparmio e il talento per trovare offerte impossibili diventano un modo di difendere la famiglia e garantirle sempre qualcosa in più. Accumula oggetti, occasioni, vestiti, utensili, tutto ciò che secondo lei può servire un domani. Ogni spazio della casa diventa una sorta di archivio della sua tenacia e del suo desiderio di sicurezza.
Accanto a lei vive il padre, presenza silenziosa e stabile, lavora come medico e rappresenta l’altra metà della loro storia, quella più lineare e pragmatica. È l’uomo che accoglie il caos di Veena senza spegnerlo e che costruisce un equilibrio familiare fatto di pazienza, cura e continue ripartenze. La sua figura è il contrappunto necessario alla vivacità della madre, un punto fermo che tiene insieme ciò che rischierebbe di sfuggire di mano.
La famiglia attraversa vari traslochi e ogni nuovo indirizzo segna una fase diversa della loro vita: l’arrivo di Veena in Olanda con due valigie, l’inizio come infermiera, l’unione con un giovane medico olandese, le case cambiate per necessità o desiderio di un futuro migliore. Ogni trasloco racconta una trasformazione, un nuovo tentativo di appartenere, una ricerca costante di un luogo che possa chiamarsi casa senza rinunciare a una parte di sé.
Dentro questo percorso familiare si inserisce la presenza del figlio maggiore con disabilità, la sua fragilità diventa un centro emotivo importante e la madre gli dedica una cura assoluta, mai negoziata. È proprio l’amore che circonda questo figlio il filo che lega molte scelte, molti sacrifici, molti gesti che all’esterno possono sembrare eccessivi ma che dentro la famiglia assumono un significato diverso.
La narrazione di Ernest Van der Kwast scorre con una naturalezza che avvicina, come se ci si sedesse accanto all’autore mentre rievoca la propria infanzia. Il racconto alterna episodi pieni di humour a momenti di silenziosa vulnerabilità, la famiglia descritta non è perfetta e proprio per questo appare autentica. I contrasti culturali, le tensioni quotidiane, gli affetti disordinati e profondi costruiscono un panorama umano che somiglia a ciò che vivono tante famiglie in bilico tra identità e appartenenza.
Alla fine, resta un senso di calore, resta l’idea che anche nelle incongruenze e nelle fatiche di una storia familiare ci sia spazio per una forma di amore che resiste e che tiene insieme tutto. Mama Tandoori diventa così un viaggio dentro un nucleo che non vuole somigliare a nessun altro e che proprio nella sua irripetibilità trova la sua forza più grande.

Titolo: Mama Tandoori
Autore: Ernest Van der Kwast
Prezzo copertina: € 10,00
Editore: I Libri di Isbn/Guidemoizzi
Collana: Special books
Traduttore: Liberati A.
Data di Pubblicazione: 1 giugno 2011
EAN: 9788876382901
ISBN: 8876382909
Pagine: 240

Citazioni tratte da: Mama Tandoori di Ernest Van der Kwast

Il tempo è un mostro che tutto fagocita, onnivoro e insaziabile. La puzza delle ascelle di mio padre, però, non l’ha risucchiata, quella sembra indelebile. A sentire mia madre dipende dal lavoro che fa: è un anatomopatologo.  (pag 6)

… la vergogna è un lucchetto che le serra la bocca. (pag 18)

Purtroppo non sempre riusciamo a essere quello che desideriamo. Molto più spesso siamo. Molto più spesso siamo l’altro, l’ombra, l’invisibile, la speranza svanita. E se per una volta sfuggiamo al nostro destino, ci trasformiamo pian piano in un ammasso di puntini grigi che nessuno riconosce più. (pag 42/43)

Un bambino non capisce il dolore. Il suo mondo filtra il dolore come fa la sabbia con l’acqua. (pag 56)

Più si invecchia e più si è capaci di trattenere il dolore. Ti si incolla addosso e sei sempre più in grado di comprenderlo. (pag 57)

La speranza è immortale. (pag 61)

Forse è giusto così, forse le prime pagine della vita devono restare bianche, candide come l’oblio dal cui calice tutti attingiamo. Le parole sono inadatte, troppo grandi, troppo pesanti. Sassi che formano ampi cerchi nell’acqua. (pag 111/112)

L’immaginazione è la madre del desiderio. (pag 233)

Puoi vivere tutta una vita sullo stesso fazzoletto di terra e aver visto tantissimo. Tutto dipende dalla tua sete di sapere e dall’accuratezzaq del tuo sguardo. (pag 271)

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

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