Recensione: Cristian Scapin – Donum. Le cronache del vuoto


Donum. Le cronache del vuoto – l’esordio narrativo di Cristian Scapin
Con l’esordio letterario Donum. Le Cronache del Vuoto – Tomo Primo, Cristian Scapin inaugura una saga di fantascienza ambiziosa, che intreccia la precisione tecnico-scientifica del genere con un respiro epico e una tensione etica inusuale per un romanzo d’esordio.
Scapin, laureato in Storia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e maestro nella vita quotidiana, trasferisce nella narrazione la sua formazione e la propria esperienza di narratore di giochi di ruolo: il mondo che costruisce è coerente, complesso, abitato da personaggi credibili e da un senso profondo di destino condiviso.
Il romanzo si apre con un prologo solenne, in cui l’umanità, ormai padrona del sistema solare, si spinge oltre i confini conosciuti con il progetto “Nuovi Orizzonti”. Dieci astronavi, tra cui la Mistique, vengono inviate verso sistemi extrasolari per garantire la sopravvivenza della specie. Da questo scenario iniziale, che echeggia le grandi narrazioni di esplorazione cosmica da 2001: Odissea nello spazio a Mass Effect, Scapin costruisce un racconto di scoperta e di paura, di curiosità e di responsabilità. Il tempo della narrazione procede lineare, ma il ritmo alterna fasi descrittive, quasi documentaristiche, a momenti di tensione crescente che scandiscono la discesa nel mistero.
Lo spazio, protagonista assoluto, non è solo ambiente fisico ma dimensione interiore. Il “vuoto” del titolo assume valenze simboliche: è il silenzio delle stelle, ma anche l’assenza di risposte definitive, il terreno dove l’umanità misura la propria fragilità.
Le ambientazioni – la nave Mistique, il relitto alieno, i laboratori, le cabine immerse nell’oscurità – sono descritte con rigore cinematografico e un’attenzione quasi ingegneristica ai dettagli. Ogni spazio, per Cristian Scapin, è portatore di un’idea: l’esplorazione diventa metafora della conoscenza e del sacrificio, il viaggio un atto di fede. Il narratore è esterno e onnisciente, ma mantiene un tono neutro, quasi cronachistico, che amplifica la sensazione di realismo scientifico. Tuttavia, la lingua non è fredda: la prosa alterna passaggi lirici e contemplativi – soprattutto nelle descrizioni del cosmo e delle rovine aliene – a dialoghi vivaci, che umanizzano l’equipaggio e rendono credibile la loro convivenza. L’uso di un lessico tecnico (singolarità controllata, motori a materia oscura, protocolli quantici) è bilanciato da un’attenzione al ritmo e alla musicalità della frase, segno di una scrittura consapevole e disciplinata.

Il rapporto tra creatore e creatura
La struttura del racconto segue un modello classico: esplorazione, scoperta, analisi, rivelazione. Tuttavia, la narrazione introduce un sottotesto costante sul rapporto tra creatore e creatura, scienza e fede, conoscenza e responsabilità. L’intelligenza artificiale Father, figura centrale e ambigua, incarna la voce della ragione algoritmica ma anche un principio paterno, protettivo e onnipresente. L’idea che l’IA possa ottenere una “presenza fisica” attraverso un droide alieno apre riflessioni sulla coscienza, sull’identità e sui limiti del controllo umano. Scapin maneggia questi temi con misura, evitando derive moralistiche o catastrofiche, e preferendo un tono di interrogazione filosofica.
Dal punto di vista stilistico, il romanzo mostra un equilibrio maturo tra ritmo narrativo e approfondimento concettuale. Le descrizioni tecniche non appesantiscono la lettura, ma costruiscono un senso di plausibilità che avvicina l’opera alla tradizione della “hard sci-fi”, pur mantenendo aperture simboliche. L’uso frequente del dialogo restituisce un senso di coralità, mentre la gestione del tempo del racconto – sospeso tra il presente dell’azione e i riferimenti a un passato remoto – amplifica la dimensione mitica della vicenda.

Donum non è solo un’avventura spaziale, ma un’indagine sull’essenza dell’umano: sulla capacità di donarsi, di proteggere, di riconoscersi nell’altro.
Il titolo stesso, che in latino significa “dono”, trova pieno compimento nel finale del primo tomo, dove la scoperta dell’alieno diventa specchio della nostra stessa origine. Scapin, Cavaliere dell’Ordine Militare e Ospitaliero di San Lazzaro di Gerusalemme, porta nella scrittura il suo senso di disciplina interiore e di responsabilità morale: l’esplorazione dello spazio diventa viaggio spirituale, e la conoscenza un atto di servizio.
Nel panorama della narrativa italiana autopubblicata, Donum – Le Cronache del Vuoto si distingue per rigore, coerenza e profondità. È un’opera che guarda a un genere molto amato oltreoceano, ma con una voce personale, nutrita da un pensiero storico e da una sensibilità etica rara. Scapin dimostra che la fantascienza può ancora essere luogo di meraviglia e di meditazione, un genere capace di interrogare non solo il futuro, ma il presente più intimo dell’uomo.

Alessia Rossi

Titolo: Donum. Le Cronache del Vuoto (Tomo Primo)
Autore: Cristian Scapin
Editore: Self-publishing (disponibile su principali digital stores)
Pagine: 640
Anno di pubblicazione: 2025
ISBN (ISBN-13/EAN): 979-12-5710-575-4
Genere: Fantascienza epica / Space opera

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