A cura di Alessia e Michela Orlando
Un tipo stralunato con un cappello in testa … C’è un oggetto misterioso, qualcosa di stonato, a ben guardare, infilato nel nastro o cinturino che dir si voglia. O è stonato il cappello in quanto tale, solo come fatto estetico e, pertanto, quello è un posto opportunamente scelto? C’è tempo per approfondirlo. È più urgente discettare sul cappello che, lo si sa da citazioni certe, fu indossato dai faraoni. Siamo in Egitto e quelli, che non erano certo i maschi della gallina faraona, usavano ricoprire la parrucca con un berretto rosso. Talvolta usavano una tiara bianca. Emergevano già, dunque, le differenze di lunghezza e di colore. Altrove, in Mesopotamia, a esempio, avevano preso piede i turbanti e i berretti impellicciati. I sacerdoti non si esentavano certo dall’uso del copricapo e fu un tripudio di cappelli conici. Bianchi, va da sé. Arrivò anche il momento dell’evoluzione delle forme. Furono le cretesi a metterci la fantasia, creando forme alternative destinate a lasciare il segno. Non a caso nel Medioevo si affermarono i cappelli con nastrini colorati. E i maschi? Ripiegarono sul cappuccio. Esso copriva pure le spalle. Sarà che la loro testa, senza il volume dei capelli femminilmente acconciati, erano , lo si potrebbe dire, più tipicamente teste di cavolo ma la forma ricordava qualcos’altro.
Guarda caso, anche il condom è citato in epoche remote e, da disegni di origine certa, è dato opinare che gli egizi ne fecero uso sin dal 1.500 a.C. Guarda caso! Solo il moralistico Medio Evo ne arrestò l’evoluzione ma qualcosa covava sotto la cenere, almeno a dire dai corrispondenti copricapo già descritti. È risaputo che nel precedente mondo, nel periodo del tardo impero romano, il preservativo non era stato impiegato solo per prevenire le malattie. L’evoluzione della specie gli aveva fatto assumere un ruolo caratterizzato da innovativi risvolti erotici. Gabriele Falloppio, quello delle trombe, ritornando a piè pari in pieno Medio Evo, aveva creato una guaina da far indossare al pene per evitare la sifilide. Le malattie, dunque, tornavano a preoccupare e a motivare l’uso di quell’accessorio. Le novità degli ultimi secoli sono state devastanti. Si è giunti al dramma dell’A.I.D.S. in maniera tale che scherzarci su sembrerebbe complicato, dati i grandi numeri raggiunti e dalle sofferenze di chi ne ha patito ed è morto.
Eppure farlo, scherzare, è forse l’unica via per tornare a parlare del problema che sarà anche, come tutti gli anni, al centro di una giornata, la Giornata mondiale contro l’AIDS, appunto, il I° dicembre. Non è facile farlo in Italia, soprattutto a fronte di quanto accade in altri Stati europei. Si pensi all’Olanda, ad Amsterdam in particolare, che appare ancora lungamente più aperta e con minori retaggi moralistici.
In ogni caso, utilizzare toni leggeri è utile anche al sesso maschile che patisce l’indubbia resistenza psicologica e culturale nell’uso del profilattico.
Per fortuna questa faccenda non si è costretti ad affrontarla da soli: l’idea di indire un concorso fotografico con il condom al centro della fantasia dei concorrenti è venuta a una azienda pugliese. Ha già sperimentato un approccio creativo nel trattare il materiale incandescente che ancora pare essere sia il preservativo che la sessualità in genere, come si può notare anche nella pagina facebook: https://www.facebook.com/www.comodo.it
È proprio lì, nella galleria fotografica del concorso … il preservativo è comodo! , seconda edizione, cui si accede da qui: http://www.comodo.it/concorso/?newsletter=September, che si può sia spedire foto che ammirare quelle già in concorso.
In una seppur veloce scorsa, non si può evitare di notare la tautologica Sogni Onirici, di stampo forse maschilista ma certamente capace di declinare in termini espliciti i sogni di molti maschi. Non manca il gioco di parole in Preservativo comodo dove l’affare si fa leggermente misterioso giacché occorre osservare con attenzione. È necessario superare il fascino del volto dormiente (dormiente?) e notare dove il capo alloggi, una volta tanto, per comprendere che non c’è neppure l’ombra di piume d’oca.
Quella che si può osservare è, dunque, una raffica di foto dove il condom è visto in maniera ironica e spesso si inserisce in un contesto da cui emergono sollecitazioni formidabili. Accade attraverso segni e codici precisi anche se solo allusivi o sorprendentemente espliciti. Si pensi, a esempio, ai molteplici riferimenti alla maternità che non è certo respinta come idea. Appaiono, infatti, sia bambini reali, ma di spalle e dunque senza alcuna lesione alla privacy, che dipinti. Quello cui le immagini rimandano è un lessico artistico certamente noto ma per nulla scontato. Non manca neppure la lezione etica, la descrizione di situazioni che forse non hanno nulla a che fare con l’AIDS ma che pure hanno segnato indelebilmente le vite di moltissimi italiani. E non solo. Il tema A.I.D.S., quindi, è trattato in maniera obliqua, creativa. Non c’è, a oggi, nessuna immagine truce che rimandi alla tragedia della sofferenza. Questo è un valore etico insuperabile che accomuna già tanti italiani e fa meritare al concorso una attenzione particolare.
Alessia e Michela Orlando