A cura di Renzo Montagnoli
La vita e questo romanzo sono un “garbuglio”
La vita è un gran “garbuglio” e inutili sono gli sforzi per dipanare la matassa, tanto ciò che è resta e a questo concetto sembra improntarsi l’azione svogliata del Commissario della Squadra Mobile di polizia Francesco “Don Ciccio” Ingravallo, sulla cui esistenza tutto sommato tranquilla cadono pressoché contemporaneamente le indagini per due misfatti perpetrati nello stesso stabile di via Merulana: un furto a colpi di pistola nell’appartamento della contezza Menegazzi e poi addirittura l’omicidio della sua dirimpettaia, l’affascinante signora Balducci, grande amica dello stesso Ingravallo, peraltro nascostamente innamorato di lei.
Siamo negli ultimi anni venti, con il fascismo che ha consolidato il suo potere e che aspira a mostrare al mondo un’Italia ordinata, sicura, senza fatti delittuosi, un po’ con l’efficacia di leggi eccezionali, ma soprattutto con il bavaglio alla stampa che di certe cose non deve dar risalto. Ma se è possibile condizionare i giornali, è assai difficile imbrigliare la voce popolare, sempre sensibile a fatti di sangue, soprattutto quando le vittime non sono personaggi oscuri.
Quindi si deve arrivare il prima possibile alla soluzione, oppure, in caso di esito sfavorevole, si rende necessario calmare le acque, sotterrare piano piano vicenda e personaggi, in modo che il nostro “Mascellone” possa ostentare in tutta sicurezza la sua grinta leonina.
Quasi a passo di gambero procede Ingravallo, nel mentre la vox populi .deforma e amplia la realtà, cosicché tutti diventano sospettati, ma non perseguibili, in quanto del reo o dei rei non c’è il benché minimo indizio. E alla fine questo giallo resterà irrisolto, anche perché la vicenda è solo un pretesto a cui l’autore ricorre per mostrare da un lato le ipocrisie del fascismo e dall’altro per guardare con sospettosa ironia la vita, come se questa fosse una grande opera incompiuta, senza né capo né coda, nonostante che gli uomini si arrovellino, non proprio tutti, ma una buona parte, per trovarne il senso, per venire a capo di un garbuglio che diventa sempre più intricato.
E’ una visione pessimista dell’esistenza sorretta tuttavia da una vena di sottile autoironia che salva l’opera dal rischio di scivolare nel ridicolo, un romanzo che in altre mani sarebbe proceduto veloce e senza intoppi, pur senza giungere a una canonica conclusione, ma che, a mio avviso, risulta gravato da digressioni spesso inutili, non pertinenti, e da un linguaggio del tutto inventato (una sorta di romanesco italianizzato) che se, sporadico, sarebbe caratteristico, ma che invece quasi sempre ripetuto finisce con lo stancare, anche perché l’autore non si propone, bensì si impone al lettore e questo è un grave errore, una mancanza non solo di umiltà, ma anche di professionalità.
Comprendo che lo scrittore ha cercato di coniare un linguaggio nuovo, ma ciò non deve essere fine a se stesso, perché la parola è e deve essere considerata solo un mezzo con cui viene portato avanti un discorso, con cui si lancia un messaggio, un tramite quindi per comunicare.
E pensare che Gadda viene considerato uno dei grandi della letteratura e può anche essere che lo sia, soprattutto per una certa cerchia di critici che ha ignorato a lungo degli autentici “grandi”, fra i quali, tanto per fare un nome, Primo Levi, il più grande scrittore italiano del XX Secolo.
Vorrà dire che io non sono capace di giudicare, né io ho mai avuto del resto la pretesa di essere considerato una voce prestigiosa; in fondo sono un semplice lettore che azzarda delle critiche e se i miei giudizi possono apparire fuori luogo, però da semplice lettore mi permetto di dire che questo romanzo è stato da me scarsamente gradito, sia per i contenuti, per niente profondi, sia per uno stile barocco pesante come un macigno.
Con ciò non voglio dissuadervi dal prenderlo in considerazione, ma è bene che sappiate quello a cui andrete incontro.
Titolo: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
Autore: Carlo E. Gadda
Editore: Garzanti Libri
Collana: Gli elefanti. Narrativa
Prezzo: € 12.00
Data di Pubblicazione: Maggio 2011
ISBN: 8811694620
ISBN-13: 9788811694625
Pagine: 275
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea
Carlo Emilio Gadda (Milano 1893 – Roma 1973) .
Nella città natale fece tutti i suoi studi, fino a quelli di ingegneria. Combattente nella prima guerra mondiale, fu fatto prigioniero e trasse da queste esperienze un Giornale di guerra e di prigionia, pubblicato più tardi (1955). Negli anni Venti svolse la professione di ingegnere, in Italia e all’estero, collaborando nel frattempo alla rivista fiorentina “Solaria”, nelle cui edizioni pubblicò gran parte delle sue prime opere narrative: La Madonna dei filosofi (1931) e Il castello di Udine (1934). Da Milano, dov’era tornato a stabilirsi, si trasferì nel 1940 a Firenze, e qui risiedette quasi ininterrottamente fino al 1950. Visse da allora a Roma, dove lavorò per il terzo programma radiofonico fino al 1955. A partire dagli anni Quaranta Gadda venne pubblicando le opere che lo hanno imposto come una delle grandi personalità letterarie del Novecento italiano: L’Adalgisa. Disegni milanesi (1944), affresco satirico della borghesia meneghina agli inizi del secolo, corredato di note che svolgono un controcanto saggistico; Il primo libro delle favole (1952); Novelle dal ducato in fiamme (1953, premio Viareggio), grottesca rappresentazione dell’ultimo periodo fascista; Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957, ma già apparso su “Letteratura” nel 1946-47), un “giallo” ambientato nei primi anni del fascismo, tra satira e tragedia; i saggi, le note autobiografiche, le divagazioni, raccolte in I viaggi la morte (1958) e Le meraviglie d’Italia (1964, con sostanziali modifiche rispetto alla prima edizione del 1939); I racconti. Accoppiamenti giudiziosi 1924-58 (1963); La cognizione del dolore (1963, ma già pubblicato “a tratti” su “Letteratura”, nel 1938-41), una storia sarcastica e disperata, sottilmente autobiografica, sullo sfondo di una Lombardia travestita da Sudamerica; Eros e Priapo: da furore a cenere (1967), un romanzo-saggio sul fascismo. Ha completato successivamente la bibliografia gaddiana (ricca di altre opere minori) la pubblicazione del primo romanzo scritto da G., La meccanica (1970) e di altri inediti dei suoi primi anni di attività letteraria (Novella seconda, 1971; Meditazione milanese, 1974; Romanzo italiano di ignoto del Novecento, 1983).
Renzo Montagnoli – Sito