ArteRecensione: Boldini, De Nittis et les italiens de Paris


Giovanni Boldini e Giuseppe de Nittis in primis, ma anche Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Federico Zandomeneghi e tanti altri protagonisti di una floridissima stagione della nostra pittura, che condusse tanti artefici dal Bel Paese alla capitale parigina. E proprio al duo Boldini-De Nittis, les Italiens de Paris (sembra che i due non si amassero particolarmente), si ispira il titolo della magnifica ed esaustiva mostra allestita al Castello di Novara fino al 7 aprile 2024.
Fra Italia, Francia e cosmopolitismo, raccogliendo e miscelando le vertiginose sensazioni della Belle Époque e le istanze impressionistiche, ma non solo. L’itinerario di questi pittori è stato una fascinosa esplorazione di possibilità coloristiche e sperimentali, un’indagine sentimentale e sociale di rarissima sensibilità ed efficacia. E, se dobbiamo piangere quella che fu la prematura scomparsa del barlettano De Nittis (1846-1884), la vita del suo “gemello” ferrarese Boldini (1842-1931) fu oltremodo lunga e feconda di opere.
In un percorso di otto sale per novanta opere si dipana una mostra sognante, un’immersione in quei decenni di eclatante fervore artistico, di speranzoso sviluppo tecnologico, di serenità non presaga delle tragedie a venire. Un’era che prometteva bellezza, progresso e benessere, segnata da una irripetibile joie de vivre, cui le opere dei nostri si adeguarono in una sorta di festosa celebrazione (ma con una punta di malinconia in agguato…).
Come non perdersi nella passeggiata delle due dame in Dans le blé (1873, olio su tavola, 33 x 25 cm) di De Nittis? Par d’essere con le due eleganti giovani signore. Un quadro quasi miniatura, ma di una preziosità calda, punteggiato di fiori sotto un cielo di nubi che non possono imprigionare la luce. Un dialogo silenzioso, con un che di commovente. Nostalgia e vibrazione.
Fiori d’autunno (1883-84 circa, 174 x 70 cm) è un meraviglioso pastello su carta, che con ogni probabilità risente dell’influenza esercitata dalle stampe giapponesi e dal loro “mondo fluttuante”. Fu accolto con immenso entusiasmo dalla critica, a noi oggi sembra una sorta di testamento spirituale dell’artista che abbandonò la vita a soli trentotto anni. L’autunno del titolo può essere simbolicamente letto in tal senso.
Di grandissimo impatto, del pittore pugliese, anche Westminster (1878 circa, olio su tela, 110 x 192 cm). Un dipinto realizzato durante un soggiorno londinese, di spettacolare effetto luministico, in cui il momento è fissato, ma intravedendovi ogni potenzialità di mutamento. Una visione incancellabile. E, ancora, Al Bois de Boulogne, Leontine in canotto, Signora in giardino
Giovanni Boldini, noto per le sue splendide figure, ci regala qui una splendida Place Clichy (1874, olio su tavola, 60 x 98 cm): uno stupendo effetto grandangolare che ci restituisce appieno la vitalità parigina. “La vocazione della città ad un continuo processo di trasformazione è suggerita dalle traiettorie seguite dai passanti di differente estrazione sociale, dall’inserimento di insegne e cartelloni pubblicitari e dall’accostamento di costruzioni di differente qualità edilizia. La pennellata fremente e sincopata traduce il ritmo incalzante della vita cittadina.”
Come detto, Boldini era un maestro nel ritrarre donne e caratteri, quanto ben dimostrato nella Giovane in déshabillé con specchio o La Toilette (1879-1880 circa, olio su tela, 81 x 60 cm), che si colloca in un periodo di sperimentazione, nutrito dallo studio della pittura settecentesca da un lato e dalla contemporaneità più aperta dall’altro. Un’allegra malizia domina la scena dal fondo uniforme, con il mezzobusto in torsione. E poi l’amante Berthe, Gabrielle de Rasty, il ritratto dell’attrice Alice Regnault a cavallo…
Anche Boldini si cimentò nel pastello su carta; applicata, quest’ultima, su tela nel caso del Ritratto di Emiliana Concha y Subercaseaux (1888, 219,7 x 120 cm). Boldini era oggetto di contesa per prestare all’alta società i propri servigi e pennello. Ritratti mondani, “ritratti icona”… “creature di sofisticata bellezza, paragonabili a eteree muse, ma anche incarnazioni del tipo della femme fatale, della sensualità provocante e scandalosa” (Ritratto della Contessa Speranza).
Degli altri artisti, a collana dell’esposizione, vari sono i lavori del veneziano Federico Zandomeneghi (Mère et fille, 1879, olio su tela, 62 x 52 cm, una sapiente suggestiva miscela di naturalismo e simbolismo; e Coppia al caffè, Colloquio al tavolino, A teatro, Place d’Anvers… spaccati di interiorità o di vita sociale), del livornese Vittorio Matteo Corcos (i ritratti di Lia Goldman e della cantante e attrice Lina Cavalieri, venerata dallo stesso D’Annunzio; l’acclamatissimo Le istitutrici ai Campi Elisi, 1892, olio su tela, 171 x 140 cm), del capitolino/partenopeo Antonio Mancini (fra gli altri: il capolavoro giovanile Un pranzo sulla corda, 1874, olio su tela, 63 x 51 cm; il “tripudio barocco” de I giocattoli della bambina, 1875 circa, olio su tela, 160 x 104 cm; Piccolo Savoiardo, 1877 circa, olio su tela, 75 x 62 cm), ma anche Francesco Paolo Michetti (Processione del Corpus Domini a Chieti, 1877, olio su tela, 100 x 220 cm), Domenico Morelli (La Maddalena, 1875, olio su tela, 50,2 x 80,2 cm; artista che si muove fra esotismo e misticismo), Alberto Pasini (Un marché à Constantinople, 1874, olio su tela, 130 x 105 cm, dall’orientalismo non scontato).
“Attraverso confronti dal ritmo serrato e stimolante, il visitatore può calarsi nello spirito dell’epoca e immaginarsi fra atelier e mostre nella città che, come è noto, fin dai primi anni Venti dell’Ottocento aveva attratto numerosi artisti italiani desiderosi di confrontarsi con la cultura figurativa d’Oltralpe e di ampliare il proprio mercato oltre confine. Con la nascita delle prime Esposizioni Universali, città come Londra e Parigi avevano attratto infatti milioni di visitatori da tutta Europa per diventare centri nevralgici del mercato internazionale dell’arte contemporanea. L’Exposition universelle del 1867, la prima strutturata interamente a padiglioni, confermò Parigi, parafrasando Walter Benjamin, capitale del lusso e delle mode, del progresso e della civiltà.”
Sottolineiamo, oltre a ciò, l’intelligenza e la raffinatezza del percorso espositivo che consente di accrescere il godimento di tanta bellezza.

Alberto Figliolia

Boldini, De Nittis et les italiens de Paris, Piazza Martiri della Libertà 3, Castello di Novara. Fino al 7 aprile 2024. Mostra organizzata da METS Percorsi d’Arte; iniziativa co-organizzata con Comune di Novara e Fondazione Castello di Novara, con il patrocinio e il contributo di Regione Piemonte e il patrocinio di Commissione Europea e Provincia di Novara.
Info: tel. 03211855421.
Orari: da martedì a domenica 10-19 | lunedì chiuso.

 

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