ArteRecensione: BANKSY-Building Castles in the Sky


Street artist? Anche. Soprattutto, secondo la più completa e giusta definizione, artista globale. Banksy, nato a Bristol nel 1974, è un felice fenomeno di creatività e di opposizione al pensiero unico, quello dominante nel segno della massificazione esistenziale, della banalizzazione, della superficialità, dell’egoismo sociale. L’apparente semplicità dei suoi messaggi, sotto forma di murales, stencil, serigrafie, sculture e millanta, è quanto mai nutrita di meditazione sulla complessità del mondo che viviamo e sulle sue storture, sugli inganni e le menzogne del potere, quello dalla faccia oscura (ma il potere ha mai un volto trasparente e pulito?).
La mostra dedicata a Banksy in quel di Lugano, a Villa Ciani – come sempre, non autorizzata in quanto l’autore delle opere esposte non ha certo partecipato alla sua organizzazione, ma le stesse sono tutte originali e da collezioni private – presenta oltre 100 pezzi in un percorso che procede dalle origini e che palesa lo sviluppo della sua arte attraverso i più disparati interventi: dai murales alle serigrafie, con la “serializzaione” che non fa altro che estendere il messaggio, la visione, la critica di ogni struttura sclerotizzata o malevola da parte dell’iconico artista dall’invisibile volto. Banksy difatti appare misteriosamente, lavora non visto, scompare, lasciando il proprio lavoro allo sguardo pubblico: provocatorio ma mai fine a sé stesso, lucido, forte, consapevole della sua ricerca estetica, geniale nelle soluzioni formali e nelle domande a cui obbliga. Intellettuale senza intellettualismi.
Sono oltre 30 le serigrafie originali esposte, figlie sovente di tanti stencil ormai notissimi. Ci sono i famosi rat, emblema della sua poetica politica: “Sono piccoli, odiati, perseguitati e disprezzati, vivono nel substrato delle città, nelle fogne e nelle discariche. Eppure, sono capaci di mettere in ginocchio intere città, di colonizzare aree e dettare legge”. Una sorta di lumpenproletariat che si prende la scena, nonostante vincoli e catene. E ci sono… la celebre Banksy of England, beffarda riproduzione della banconota da 10 sterline in cui l’immagine della Regina Elisabetta è sostituita da quella della Principessa Diana; i tre Black Books, che contengono immagini, testi e aforismi, favole, poesie, una sorta di piccola summa del pensiero banksiano; Love is in the Air (o Flower Thrower, il Lanciatore di fiori) – “Banksy trasfigura l’estetica e ribalta l’esito violento del giovane militante collocandogli nella mano una figura retorica evocativa di pace e bellezza: il mazzo di fiori” (del resto l’artista sostiene che “I più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole ma da persone che seguono le regole”; si pensi al nazismo…).
Proseguendo nell’itinerario si possono ammirare le 30 copertine per vinili da lui realizzate, HMV (His Master VoiceLa voce del padrone) – in cui il cane della famosa etichetta discografica impugna un bazooka –, Bomb Middle England, Grannies (le nonnine sovversive), Jack & Jill-Police Kids (l’infanzia tradita e i rischi di una società militarista), Bomb LoverBomb Hugger, Virgin MaryToxic Mary e Sales Ends Today, quest’ultima una delle immagini meno note di Banksy, pur tuttavia estremamente esemplare del suo metodo e delle convinzioni portate avanti: “La composizione mostra figure stilizzate in bianco e nero, campionate da scene bibliche dei dipinti del XVI e XVII secolo, con un gruppo di donne che si dispera davanti alla passione del Salvatore. Nella versione di Banksy il Salvatore biblico non è una persona, ma un banale cartello rosso il cui scopo è annunciare la fine dei saldi, ovvero della vendita di merci a prezzi scontati. È questa, secondo Banksy, una vera e propria fonte di disperazione. L’immagine si riferisce alle ricadute sui comportamenti collettivi dell’egemonia di una cultura consumistica prodotta dal capitalismo, invitandoci a riflettere sulla relazione tra fede, religione e denaro, sottolineando come la produzione di senso, per secoli fornita dalle religioni, è ora fornita dal denaro”. E, ancora, Family Target, Bunny in Armoured Car (la ridicolizzazione del militarismo attraverso l’immagine di un mezzo corazzato britannico con  orecchie da coniglio giallorosa e papillon azzurro), le celeberrime Girl with BallonLa ragazza con palloncino (“C’è sempre una speranza”), Monky Queen, alias Regina scimmia, e Queen Vic (manifesto contro l’ipocrisia del potere e programmaticamente dissacranti, in particolare quella della Regina Vittoria raffigurata in una posa omoerotica). A proposito di quest’ultimo lavoro ecco quanto dice l’artefice: “Molti pensavano che l’immagine della Regina Vittoria fosse troppo maleducata da dipingere in luoghi casuali della città. Quindi ne ho dipinte svariate e sono state tutte cancellate, ma una di queste si trovava sulla serranda metallica di un negozio che vendeva schifezze sette giorni la settimana e non chiudeva prima delle 21.00 e solo a quell’ora la serranda veniva giù. Questo mise lo stencil in una sorta di fascia protetta per i minori dato che l’opera era visibile solo dopo le nove”. Una soluzione incredibile!
Magnifico l’acrilico Rubber Ducky (il pericolo della mercificazione e dell’infanzia come mero “segmento di mercato”, il pesce grande che divora tutto e tutti spietatamente…) e di potente impatto Mickey Snake, il serpente che ingoia Topolino, scultura-installazione in fibra di vetro, poliestere, resina, acrilici, esposto a Dismaland, “l’apocalittico parco a tema temporaneo aperto dall’artista nel 2015 a Weston-Super-Mare”, in uno stabilimento balneare in disuso.
La mostra si avvale di un apparato di pannelli oltremodo esaustivo, potendo con ciò apprendere i passi di una carriera tanto strabiliante e, nel contempo, tanto protetta (come detto, ignoto è tuttora il volto di Banksy). Vengono messi in luce anche gli innumerevoli progetti cui ha lavorato o che ha organizzato/favorito l’uomo di Bristol, artistici o umanitari che fossero. Oltre a Dismaland, non si può ignorare l’acquisto della nave Louise Michel (nome dato al naviglio in onore dell’eroina femminista e anarchica, insegnante, scrittrice, una delle anime della Comune parigina del 1871) attrezzata per il salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo, gli interventi in favore della Palestina, le innumerevoli performances, il Cans Festival in un tunnel londinese. Insomma, un elenco lunghissimo.
Non un artista indirizzato verso il proprio arricchimento personale, affetto da protagonismo o narcisismo, bensì un formidabile faber e comunicatore di pace e istanze di progresso e giustizia sociale, un militante e un combattente contro i disvalori che affliggono il mondo. Un artista a tutto tondo, capace di procurare emozioni, suggestioni e riflessioni: con un corpus di lavori bellissimi e utilissimi.
Stupendo lo scenario di Villa Ciani, luogo proiettato sulle magiche acque del Ceresio, in cui si tiene l’esposizione intitolata Building Castles in the Sky (e costruire castelli in aria forse ci salverà: la fantasia dei liberi individui in libere comunità contro l’abbrutimento dei falsi bisogni e delle disparità senza fine).
Una mostra da vedere. Assolutamente.

Alberto Figliolia

BANKSY-Building Castles in the Sky, a cura di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani, Acoris Andipa. Fino all’8 maggio 2022. Villa Ciani, Piazza Indipendenza 4, Lugano (CH).
Orari di apertura; da martedì a domenica, dalle 10 alle 19 (festivi inclusi); ultimo ingresso ore 18.

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