A cura di Renzo Montagnoli
Il gioco del calcio non è mai stato per me una passione, ma un’occasione di svago e divertimento, e solo nel caso che le partite vedano di fronte due squadre disposte a dar spettacolo. Siamo comunque in periodo di mondiali e mi sembra giusto dare un po’ di spazio a questo sport che ha rappresentato più di mezzo secolo fa uno strumento di sostegno di un regime all’interno del paese e di supporto anche a una certa politica estera fatta di proclami roboanti, seguiti spesso da azioni moderatrici, del tipo insomma proprio della tattica del bastone e della carota.
E in questo sta l’interesse di questo bel saggio di Alessandro D’Ascanio che ha come punto di partenza la nostra prima vittoria dei mondiali calcio, quella del 1934, con la nazionale italiana guidata dal mitico Vittorio Pozzo.
Il testo è un lucido spaccato di un periodo nel quale anche una partita di calcio e soprattutto la conquista del primato rappresentavano un biglietto da visita di un paese che voleva emergere a tutti i costi, rinsaldando il fronte interno con la comune passione per questo sport e cercando di conferire uno spirito nazionalistico, indispensabile al regime per poter avere basi solide. Non è che questo consenso sportivo si rivelò poi inossidabile, anzi si poté notare e ancor oggi si vede l’assenza di una forte identità di popolo, quella coesione ferma e irremovibile che invano il fascismo tentò di realizzare richiamandosi anche alle glorie dell’antica Roma.
La manifestazione sportiva del 1934 fu voluta fortemente da Mussolini e, grazie anche a un ingente sforzo finanziario, riuscì bene, culminando con il meritato successo dei nostri giocatori. Il tutto appare come una delle più efficaci campagne di propaganda, come detto rivolta non solo all’interno, ma anche all’esterno.
L’impressione che si voleva dare era quella di un paese unito e orgoglioso, pacifico, ma non disponibile a cedere ad altri le proprie ambizioni di riscatto per arrivare ad essere alla pari con le grandi potenze.
Era il 1934 e quindi mancavano sei anni alla nostra entrata in guerra, evento che in breve avrebbe dissolto un’immagine così faticosamente costruita anche attraverso quel campionato del mondo.
Il libro di D’Ascanio è un’analisi di quella Coppa Rimet (come allora si chiamava), di quanto fosse sentita dal fascismo, e quindi degli scopi che si proponeva il regime, delle sue ricadute, cioè dei risultati, sempre in funzione politica.
Si respira nelle pagine una storia ancor recente, si scoprono tante cose che ignoravamo, ma, soprattutto, si comprende come il gioco del calcio ad alto livello possa costituire anche una risorsa per chi detiene il potere in un paese.
Da leggere, ne vale senz’altro la pena.
Titolo: La vittoria del 1934. I campionati mondiali di calcio nella politica del regime
Autore: Alessandro D’Ascanio
Editore: Solfanelli
Collana: Faretra
Prezzo: € 16.00
Data di Pubblicazione: 2010
ISBN: 8889756985
ISBN-13: 9788889756980
Pagine: 232
Reparto: Sport > Calcio
Alessandro D’Ascanio, laureato in Scienze politiche con una tesi in Storia dell’Italia contemporanea dal titolo Lo scacchiere mediorientale nella politica estera italiana. Il centro-sinistra e la guerra dei sei giorni, ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Critica storica giuridica e economica dello sport” presso l’Università di Teramo. Cultore della materia presso la cattedra di sociologia dei fenomeni politici dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, collabora all’attività della cattedra di Storia del Novecento della Facoltà di Scienze politiche dell’università di Teramo.
Ha pubblicato saggi e articoli su riviste di storia contemporanea tra i quali: Lo scacchiere mediorientale nella politica estera italiana. Il centrosinistra e la Guerra dei sei giorni, in “Italia Contemporanea”, n. 250, marzo 2008, pp. 121-145; Lo sport come strumento di politica estera nella prima metà degli anni trenta: una peculiarità solo italiana?, in “Sportlex”, anno I, n. 10, ottobre 2008, pp. 3-11; I gravi fatti di Roccamorice del 1904. Il brusco impatto del mondo industriale in una provincia rurale dell’età giolittiana (in corso di pubblicazione su “Abruzzo contemporaneo”) e contributi in volumi collettanei tra i quali Il mare tra le terre, in Luigi Mastrangelo (a cura di), Giochi e sport in Abruzzo dall’antichità ai giorni nostri (Edizioni Scientifiche Abruzzesi, Pescara 2009) e Una rassegna bibliografica, con Luca Gasbarro e Francesca Mazzarini, in Giuseppe Sorgi (a cura di), Lo sport dopo le ideologie (Guaraldi, Rimini 2009), La concezione neo-marxista dello sport nell’analisi dei comunisti italiani, in Anna Di Giandomenico (a cura di), Le luci dello sport (Franco Angeli, Milano, in corso di pubblicazione).