Specchi d’acqua e d’identità: leggendo “Dinah. La maledizione della Ninfa” di Adele Mereu
A volte, i libri non raccontano soltanto una storia: riflettono qualcosa che ci appartiene, anche se non lo sappiamo spiegare subito. Dinah. La maledizione della Ninfa, primo romanzo di Adele Mereu, ha questo effetto: come il lago che attraversa la trama, invita a guardarci dentro, lasciando emergere ciò che si agita in profondità. Un fantasy anomalo, privo di effetti speciali, ma carico di simbolismo, emozione e memoria, che si muove tra la narrazione contemporanea e l’eco di un mito antico, offrendo una riflessione sul senso dell’amore, del tempo e della propria identità.
La protagonista, Amelia, è una giovane donna segnata da una stranezza dolorosa: ogni volta che si innamora, l’oggetto del suo amore trova la felicità con un’altra persona, lasciandola sola e confusa. Un pattern che si ripete con puntualità inquietante, fino a diventare una domanda più profonda: e se non fosse solo sfortuna? La risposta arriva in forma di leggenda: Dinah, una ninfa punita da un dio respinto, condannata a essere eternamente dimenticata, mai scelta, destinata a osservare da lontano la felicità altrui. Amelia è la sua reincarnazione, e come lei anche altri: ragazzi e ragazze che portano sulle spalle il peso di un destino che non comprendono, ma che li tiene in ostaggio. L’intreccio narrativo si articola su due livelli temporali, ma è sempre Amelia a guidarci. Il racconto si snoda in prima persona, con una voce che oscilla tra il dubbio e la determinazione, tra la malinconia e la ricerca. Questo punto di vista interno permette di abitare i pensieri della protagonista in modo profondo, di coglierne le esitazioni, le intuizioni improvvise, le trasformazioni graduali. La memoria del passato si presenta non in blocchi narrativi separati, ma come una corrente sotterranea che riaffiora in sogni, visioni, sensazioni.
La scrittura di Mereu è sobria, pulita, attenta. Predilige la densità emotiva alla spettacolarizzazione. Non cerca effetti, ma risonanze. La sua prosa si muove con delicatezza, accompagnando il lettore in uno spazio mentale fatto di simboli naturali (l’acqua, la luce, gli alberi), di silenzi significativi, di paesaggi che rispecchiano il vissuto interiore dei personaggi. Il lago, soprattutto, assume una funzione narrativa e metaforica centrale: è soglia tra due mondi, luogo della rivelazione, spazio di riflessione e di verità. Quando Amelia vi si specchia, non vede solo se stessa, ma Dinah, e forse qualcosa di più: un’identità complessa, stratificata, ancora in cerca di un centro.
Il romanzo non si accontenta di raccontare una maledizione da spezzare. Piuttosto, si interroga sulle condizioni invisibili che determinano chi siamo e come amiamo. Il tema della reincarnazione diventa così lo strumento per riflettere su un senso di predestinazione emotiva: quanto del nostro modo di vivere le relazioni è davvero nostro? E quanto, invece, è una ripetizione di qualcosa che ci portiamo dentro, magari da sempre? La narrazione di Amelia diventa progressivamente anche una riflessione su cosa significhi essere amati davvero, e cosa significhi accettarsi al di fuori del riconoscimento altrui.
I personaggi secondari – Monica, Nathalie, Nicholas, Sebastian, Angela, Nihat – non sono mai mere comparse. Sono presenze reali, con motivazioni e dolori propri. Condividono un destino con Amelia, ma reagiscono in modi diversi. Questa varietà di risposte – chi si arrende, chi indaga, chi cerca di ignorare – restituisce la complessità dell’esperienza umana: non esiste una sola via d’uscita dal dolore, ma ognuno può scegliere come confrontarvisi. Anche l’ambientazione contribuisce alla costruzione di senso. La Sardegna natale della protagonista, evocata nei ricordi, si affianca alla Verona in cui si svolge gran parte della storia, ma in entrambi i casi il paesaggio non è mai puro scenario. È spazio dell’interiorità, contenitore emotivo, mappa simbolica. Tutto, nel romanzo, partecipa della stessa vibrazione silenziosa: l’acqua, i sentieri, le stanze, le fotografie. Il passato non è mai del tutto passato, ma abita i luoghi e le persone.
Nel cuore di Dinah. La maledizione della Ninfa c’è una domanda semplice, e insieme enorme: possiamo liberarci di ciò che ci precede? Possiamo essere diversi da ciò che ci è stato assegnato? Forse no del tutto, ma forse possiamo smettere di subirlo. Il romanzo non promette soluzioni facili, ma invita a cercare, a chiedere, a guardare sotto la superficie. E in questo, offre un’esperienza di lettura intima, sincera, che lascia un’eco sottile e persistente nel tempo.
Manola Trinca
Titolo: Dinah
Autore: Adele Mereu
Prezzo copertina: € 16,00
Editore: Passione Scrittore selfpublishing
Data di Pubblicazione: 20 febbraio 2024
EAN: 9788833773483
ISBN: 8833773485
Pagine: 224

