Felice Muolo – Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta


A cura di Giuseppe Iannozzi

Una favola incentrata sugli accadimenti sociali dell’attuale momento storico, questo il nuovo lavoro di Felice Muolo, “Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta” per i tipi Fermenti editrice. Una storia semplice ma complessa per i sentimenti coinvolti e che sono segreto, scrigno e paure di una bambina indiana adottata da una coppia di italiani senza figli.
La storia è quella di Pragasi, una bimbetta indiana che dalla povertà estrema dell’India dov’era prigioniera in un orfanotrofio, d’improvviso quasi, in un bel giorno di sole, si trova di fronte a due persone bianche che hanno deciso di essere i suoi genitori. Pragasi viene adottata in tenera età, quando ha poco più di 6 anni. Arrivata all’aeroporto, seppur spaesata, subito percepisce che l’aria è diversa e non lo è: “Ero partita dall’India per venire in Italia ma ignoravo come fosse l’Italia. Non sapevo neanche come fosse l’India”. La bambina fa la conoscenza dei suoi nuovi genitori e subito la prima delusione irrompe nel suo cuore di bimba: “Ciò che mi deluse non furono i miei genitori ma il regalo con cui mi accolsero: due orsacchiotti di peluche!”. La piccola bimba, nella sua innocenza, sognava una Barbie, una bambola che sostituisse quella di cartapesta che lei tiene stretta stretta nella sua manina. Un piccolo dolore che lei supererà piuttosto in fretta, ma non prima d’aver affrontato le sue paure di bambina indiana in una terra straniera con dei genitori adottivi – che appena la vedono la amano d’un amore viscerale. Incondizionato.
Adoprando toni delicatamente dickensiani, Felice Muolo dona tutto il cuore nel mettere nero su bianco la storia di Pragasi. Un libro scritto con una innocenza e una levità spirituale che raramente capita d’incontrare nella penna degli scrittori. L’autore dà credito prima di tutto ai sentimenti della piccola bimba, poi ai suoi e sempre con estrema delicatezza quasi temesse che l’egoismo d’amare incondizionatamente possa sfiorire il fiore che è Pragasi.

“Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta” reca una dedica: “A Rupa, il tizzone di papà”. Nella favola di Felice Muolo, Pragasi è anche chiamata con infinito affetto tizzone di papà, per via della sua splendida carnagione bruna. Finzione letteraria? O dobbiamo forse credere che l’autore con questa favola abbia voluto raccontarci, sì, una favola ma anche la sua personale storia di padre adottivo? Non è importante sapere se Felice Muolo è il papà di Rupa (Pragasi). E’ invece vitale per il lettore quanto per il critico riconoscere nella storia narrata la capacità non da poco dell’autore di saper rendere icastici i sentimenti vissuti dalla piccola bimba indiana, adoprando sempre un linguaggio infantile, votato a poche parole che circoscrivono l’universo di Pragasi, che, è bene sottolinearlo più volte, ha soltanto pochi anni e tanta ingenuità e tanta speranza nel cuore.

“Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta” di Felice Muolo è una favola a lieto fine, ma è anche e soprattutto l’insegnamento che l’amore non si può insegnare né spiegare: o uno ce l’ha l’amore o non ce l’ha. Un po’ dickensiana, un po’ intimista questa storia in una chiave pascoliana, perché “in noi vi è un fanciullino che non solo ha brividi, ma lagrime e tripudi suoi, che ci insegna a guardare le cose dentro e fuori di noi”.

Giuseppe Iannozzi

Titolo: Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta
Autore: Felice Muolo
Prezzo: € 11.00
Editore: Fermenti
Collana: Garrula
Data di Pubblicazione: 2009
ISBN: 8889934786
ISBN-13: 9788889934784
Pagine: 78
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea

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