Uomini e Lupi


Favole raccolte, curate e riadattate da Simone

C’era una volta un Pellerossa che apparteneva ad una tribù di guerrieri. Era di natura mite e gentile e le gesta sanguinose della sua tribù, l’egoismo, la durezza di cuore dei suoi compagni coll’andar del temolo disgustarono sempre di più, tanto che, un bel giorno, se ne andò per sempre nella foresta con la moglie e i figli. Sistemò la sua tenda in una radura presso un ruscello dalle acque che scorrevano veloci e lì visse felice e contento. Non lasciò mai la sua dimora, se non per cacciare gli animali selvatici, che gli fornivano cibo per nutrirsi e pelli per coprirsi durante i rigidi inverni.
Alla fine però cadde malato e ben presto si rese conto che la sua ultima ora era vicina. Chiamò presso di sé la moglie e i figli e disse loro:
– Addio miei cari ! Vado alla ricerca delle Felici Terre dei Grandi Cacciatori. Quanto a te, moglie mia, fedele compagna dei miei giorni, non tramonteranno molte lune prima che tu mi segua. Voi invece, figlioli, siete ancora giovani: avete tutta la vita davanti e conoscerete purtroppo la malvagità, la grettezza, l’egoismo che io mi sono lasciato alle spalle per rifugiarmi in questa radura. Ma vi lascerò sereno e tranquillo se mi prometterete di amarvi per sempre l’un l’altro, di aver cura del vostro fratellino più piccolo e di non abbandonarlo mai.
– Mai ! – risposero i ragazzi e alzarono la mano in segno di promessa. Allora il guerriero Pellerossa ricadde contento nel suo giaciglio ed il suo spirito volò alla ricerca delle Felici Terre dei Grandi Cacciatori.
Non erano ancora trascorsi otto mesi che, proprio come egli aveva predetto, la moglie lo seguì, lasciando soli i tre figlioli. Ma, prima di morire, anch’essa rivolse ai due maggiori la preghiera di non abbandonare mai il più piccolo, che era solo un bambinello, incapace di procurarsi da mangiare.
– Non lo abbandoneremo mai ! – promisero.
Ed anche lei se ne andò verso le Terre Felici dei Grandi cacciatori.
Finché la neve coprì la terra come una spessa coltre ed il vento tra i pini ululò più forte dei lupi, essi ebbero cura per il fratellino e lo circondarono d’amore e di tenerezza. Ma quando venne la primavera ed i primi fili d’erba fecero capolino tra le zolle, il maggiore dei tre, che era ormai un giovanotto, sentì il cuore battergli più veloce nel petto. Ed gran desiderio lo colse di vedere le tende della sua gente e di unirsi a loro nella danza della guerra.
Rivelò i suoi pensieri alla sorella che gli rispose:
– Non è affatto strano, fratello caro, che tu desideri la compagnia degli altri giovani guerrieri, perché qui non vediamo mai nessuno dei no0stri simili, né uomo né donna. Ma se andremo là dove il cuore ci chiama, non c’è pericolo che abbandoniamo il nostro fratellino e che veniamo meno alla promessa fatta ?
L’altro non le dette ascolto: prese l’arco e le frecce, si avvolse nel mantello e si avventurò nella foresta che si risvegliava poco a poco. Giunse l’estate, poi l’autunno; con l’inverno ritornò la neviche si sciolse al nuovo arrivo della primavera, ma il giovane intrepido non fece più ritorno.
Col tempo si indurì anche il cuore della fanciulla: essa divenne egoista ed ai suoi occhi il fratellino apparve come un peso ed un ostacolo increscioso che le impediva di correre al villaggio indiano, dove i giovani danzavano attorno al totem tra gli applausi delle giovani squaws. Perciò, un giorno, si rivolse al fanciullo e gli disse:
– Eccoti il cibo per sfamarti fino al crescere e al tramontare della prossima luna. Rimani qui all’ombra della nostra tenda. Io vado cercare nostro fratello che si è perduto: quando l’avrò trovato, ritornerò da te.
Si avvolse nel mantello, prese il tomahawh in mano e si incamminò per la foresta oscura, Giunse fino al villaggio, ma quando vide che suo fratello vi si era stabilito, aveva preso moglie ed era ormai un guerriero tra i guerrieri, non ebbe più fretta di ritornare alla tenda solitaria. E quando un giovane intrepido la scelse in moglie, tutti i suoi pensieri furono per lui e si dimenticò completamente del fratellino rimasto solo nella foresta.
Ma il bambino era ancora vivo, laggiù, solo soletto. Quando ebbe mangiato il cibo lasciatogli dalla sorella, andò fuori in giro in cerca di bacche e radici. Ma l’estate finì, purtroppo, e quando la neve riprese a fioccare, lo colsero il freddo e la solitudine. Di notte si raggomitolava nella tenda o si nascondeva sugli alberi, e di giorno si avventurava allo scoperto per mangiare quel poco che i lupi avevano lasciato dietro di loro. Quando sentiva gli animali impegnati nella loro caccia selvaggia tra gli alberi, li seguiva e prendeva parte all’uccisione della preda. Ben presto i lupi presero a conoscerlo ed a lasciargli gli avanzi. Se essi non l’avessero aiutato a nutrirsi in questo modo, sarebbe certo morto tra la neve e il gelo.
Alla fine la neve si sciolse, e così pure la crosta di ghiaccio sul grande lago – il Lago Gigante – e i lupi si avventurarono sulle rive in cerca di cibo. Il bambino li seguiva tutto giulivo in quella brillante primavera. Accadde che un giorno suo fratello, il grande guerriero, pescasse nella la sua canoa presso la sponda del lago. All’improvviso udì la voce di un bambino che veniva dalle cime dei pini e cantava alla maniera indiana:

Oh fratello ! Corri fratello mio !
Sono mezzo ragazzo e mezzo lupo,
ma presto sarò lupo per davvero !

Quando la canzone finì, la voce si mutò in un triste e lungo ululato: l’ululato di un lupo.
Un senso di vergogna invase il guerriero e il terrore gli serrò il cuore nel petto. Si ricordò della promessa fatta al padre e l’amore che un tempo aveva nutrito per il fratellino. In fretta ormeggiò la canoa e saltò a riva. Si diresse verso l’interno, tra i pini, gridando:
– Fratello, fratello mio dove ti trovi adesso ?
Ma quanto più forte gridava, tanto più veloce il fratellino fuggiva lontano, così come i lupi fuggono lontano dai cacciatori indiani: correva al sicuro, tra i suoi fratelli lupi. E quanto più correva, tanto più spessa gli sembrava la pelle. Ad un certo momento si mise a correre a quattro gambe. Dopo un poco era in mezzo ai lupi che ululava, finché non sparì nel più profondo della foresta.
Il guerriero, col cuore oppresso dalla vergogna e dal rimorso, fece ritorno al villaggio e tanto lui che la sorella si rammaricarono, fino alla fine dei loro giorni, di esser venuti meno alla promessa e piansero la perdita del fratellino che si era mutato per sempre in lupo.

Simone
http://lefavoleprivate.iobloggo.com/

 

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