IL GRANDE QUADERNO 69
– Signor ufficiale dire voi fare molti esercizi. Anche altro ti¬po. Visto voi picchiare uno altro con cintura.
– Era il nostro esercizio di irrobustimento.
– Signor ufficiale domandare perché voi fare tutto questo ?
– Per abituarci al dolore.
– Domandare voi piacere avere male ?
– No. Noi vogliamo soltanto vincere il dolore, il caldo, il freddo, la fame, tutto quello che fa male.
– Signor ufficiale ammirazione per voi. Trovare voi straor¬dinari.
L’ufficiale aggiunge qualche parola. L’attendente ci dice:
– Bene, finito. Io obbligato partire adesso. Voi anche, fila¬re, andare a pesca.
Ma l’ufficiale ci trattiene per le braccia sorridendo e fa cen¬no all’attendente di andarsene. L’attendente fa qualche passo, si volta:
– Voi uscire! Svelti! Andare passeggiare in villaggio. L’ufficiale lo guarda e l’attendente si allontana fino al can¬cello del giardino, da dove ci grida ancora:
– Tagliare corda, voi! Non restare! Non capire, imbecilli? Se ne va. L’ufficiale ci sorride, ci fa entrare in camera. Si
siede su una sedia, ci tira verso di lui, ci solleva, ci fa sedere sul¬le sue ginocchia. Mettiamo le braccia attorno al suo collo, ci stringiamo al suo petto villoso. Ci culla.
Sotto di noi, tra le gambe dell’ufficiale, sentiamo un movi¬mento caldo. Ci guardiamo, poi guardiamo negli occhi l’uffi¬ciale. Ci respinge dolcemente, ci scompiglia i capelli, si alza. Ci porge due frustini e si corica sul letto a pancia in giù. Dice una sola parola che, anche senza conoscere la sua lingua, compren¬diamo.
Colpiamo. Una volta uno una volta l’altro.
La schiena dell’ufficiale si stria di righe rosse. Colpiamo sem¬pre più forte. L’ufficiale geme e, senza cambiare posizione, ab¬bassa i pantaloni e le mutande fino alle caviglie. Colpiamo le sue natiche bianche, le cosce, le gambe, la schiena, il collo, le spalle con tutte le nostre forze, e tutto diventa rosso.
Il corpo, i capelli, i vestiti dell’ufficiale, le lenzuola, il tap¬peto, le nostre mani, le nostre braccia sono rossi. Il sangue schiz¬za anche sui nostri occhi, si mescola al nostro sudore, e conti¬nuiamo a colpire fino a che l’uomo lancia un grido finale, disu¬mano; fino a che non cadiamo esausti ai piedi del suo letto.
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