Il Silenzio degli innocenti è un thriller psicologico dalla narrazione lenta, oserei dire al limite dello snervante in alcuni tratti, eppure, nonostante le quasi cinquecento pagine si legge tutto d’un fiato tanto sei curiosa di capire cosa accadrà.
Non sto a narrare la trama, che credo tutti conoscono, visto la pubblicazione del libro è avvenuta più di trent’anni fa, con tanto di trasposizione cinematografica; non ho ancora visto il film, ho aspettato di leggere Il silenzio degli innocenti, che in realtà ho ascoltato in audio con Audible, ma devo ammettere che a metà ascolto sono corsa ad acquistarlo.
Sono follemente affascinata dalla mente del Dottor Lecter.
I dialoghi tra la detective Starling e il dottor Lecter sono spettacolari, l’autore fa in modo che il lettore sia spettatore presente, l’ambiguità che aleggia attraverso tutto il libro da certamente una nota di merito alla narrazione di Harris, che sicuramente è mancante di molte cose, mancanze che riesce a compensare con la capacità incredibile di delineare i tratti psicologici dei personaggi.
La lotta tra bene e male che abita l’essere umano è simboleggiata da un assassino seriale che con il suo sadismo e la sua intelligenza riesce a manipolare le persone che ha dinanzi.
Il silenzio degli innocenti è un libro dalle tante sfumature, dai sottili sottintesi nei dialoghi, dai riferimenti filosofici il tutto sapientemente miscelato per far si che siano i componenti perfetti per un thriller che riesce a mantenere incollato il lettore fino alla fine. Un viaggio nel confine umano fino a sfociare negli abissi più profondi della non coscienza che non si dimentica facilmente.
Titolo: Il silenzio degli innocenti
Autore: Thomas Harris
Prezzo copertina: € 7.90
Editore: Mondadori
Collana: I miti
Traduttore: Rambelli R.
Data di Pubblicazione: maggio 2019
EAN: 9788804716082
ISBN: 8804716088
Pagine: 462
Citazioni tratte da: Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris
Clarice Starling si era accorta che non si sentiva più spaventata, ma si sentiva volgare. Tra le due cose, preferiva lo spavento.
Il dottor Lecter la lasciò cadere nuovamente nel vassoio. «Bene, agente Starling, crede davvero di potermi sezionare con un piccolo strumento spuntato?»
«No. Credo che lei possa fornire indicazioni utili e far progredire questo studio.»
«E quale ragione dovrei avere?»
«La curiosità.»
«Per che cosa?»
«Per la ragione per cui è qui. Per ciò che le è successo.»
«A me non è successo niente, agente Starling. Io esisto e basta. Non può ridurmi a una serie di influenze. Lei ha rinunciato al bene e al male per la scienza del comportamento, agente Starling. Ha messo i pannolini a tutti quanti… niente è mai colpa di qualcuno. Mi guardi. Se la sente di dire che sono malvagio? Sono malvagio, agente Starling?»
«Credo che lei si sia comportato in modo distruttivo. Per me è la stessa cosa.»
«Il male è soltanto distruttivo? Allora i temporali sono malvagi, se è tanto semplice. E poi abbiamo gli incendi, e la grandine. Nelle polizze d’assicurazione, tutti questi eventi sono accomunati sotto la dicitura “Atti di Dio”.»
«Se è voluto…»
«Molti amano le farfalle e detestano le falene» disse Pilcher. «Ma le falene sono molto più… affascinanti.»
«Sono devastatrici.»
«Alcune lo sono, molte lo sono, ma vivono in modi diversissimi. Proprio come noi.» Pilcher rimase in silenzio per un piano. «C’è una falena, anzi più di una, che vive di lacrime» disse poi. «Non mangiano e non bevono altro.»
«Lacrime? E di chi?»
«Lacrime di grossi mammiferi terrestri, più o meno delle nostre dimensioni. La vecchia definizione di falena era “tutto ciò che gradualmente e silenziosamente divora, consuma o distrugge qualunque altra cosa”
In questo strano mondo, in questa metà del mondo che ora è buia, devo dare la caccia a una cosa che vive di lacrime.
«Insegnaci la partecipazione e l’indifferenza, insegnaci a tacere.»
Raramente riusciamo a prepararci qualcosa nei prati e sui viali ghiaiati; ci riusciamo in breve tempo in posti senza finestre, nei corridoi degli ospedali, in ambienti come quella saletta con il divano di plastica screpolata e i portacenere con la pubblicità della Cinzano, e le tende che coprono il cemento. In stanze come quelle, in così poco tempo, prepariamo i nostri gesti, li impariamo a memoria per poterli eseguire quando affrontiamo spaventati il Destino.
Il silenzio può irridere.
«Un bruco diventa pupa dentro una crisalide. Poi emerge: esce dal suo spogliatoio segreto trasformata in una bellissima imago. Sa cos’è un’imago, Clarice?».
«Un insetto alato adulto.»
«E che altro?»
Lei scosse la testa
«È un termine tratto dalla defunta religione della psicanalisi. Un’imago è un’immagine del genitore, sepolta nell’inconscio dall’infanzia e circondata d’affetto infantile. La parola deriva dal busto di cera degli antenati che gli antichi romani portavano nelle processioni funebri… persino il flemmatico Crawford deve pur vedere un significato nella crisalide di un insetto.»
«Il significato della crisalide è il cambiamento, la trasmutazione. Il bruco diventa farfalla o falena. Billy crede di voler cambiare. Si sta facendo una pelle di donna con le pelli di donne vere. Perciò le vittime sono ragazze grandi e grosse… ha bisogno di qualcosa che gli vada bene. Il numero delle vittime fa pensare che forse vede il procedimento come una serie di mute. E lo fa in una casa a due piani: ha scoperto perché è così?»
Sotto l’alba rugginosa di Baltimora, un movimento nel reparto di massima sicurezza. Laggiù, dove non c’è mai buio, i dannati percepiscono lo spuntar del giorno come ostriche in un barile aperto memori della marea perduta. Le creature di Dio che si sono addormentate piangendo si scuotono per riprendere a piangere e i pazzi deliranti si schiariscono la gola.
«È un peccato che Catherine Martin non debba rivedere mai il sole. Il sole è un materasso incendiato sul quale è morto il suo Dio, Clarice.»
«Quando lei dimostra qualche raro barlume d’intelligenza contestuale, Clarice, dimentico che la sua generazione non sa leggere. L’imperatore consiglia la semplicità. I primi principii. Di ogni cosa particolare, domanda: Che cosa è in se stessa, nella propria costituzione? Qual è la sua natura causale?»
«Per me questo non significa niente.»
«E che cosa fa, l’uomo che vuole catturare?»
«Uccide…»
«Ah» disse bruscamente Lecter, e per un momento distolse la faccia. «Questo è incidentale. Qual è la prima cosa che fa, la cosa principale? Quale bisogno soddisfa uccidendo?»
«La rabbia, il risentimento sociale, la frustrazione sess…»
«No.»
«E allora che cosa?»
«Desidera. Anzi, desidera essere proprio ciò che lei è. Desiderare è nella sua natura. Come incominciamo a desiderare, Clarice? Cerchiamo qualcosa da desiderare? Si sforzi di rispondere.»
«No. Ci limitiamo a…»
«No. Appunto. Incominciamo desiderando ciò che vediamo ogni giorno. Non sente gli occhi che la scrutano ogni giorno, Clarice, negli incontri casuali? Non capisco come potrebbe non accorgersene. E i suoi occhi non osservano certe cose?»
Il piano dedicato all’uomo rimase immerso nel silenzio. Nessuna figura umana si muoveva: né le tatuate, né le mummificate, né quelle con i piedi fasciati.
Le luci delle uscite di sicurezza brillavano rosse nello Zoo degli Insetti e si riflettevano nei diecimila occhi attivi del phylum più antico. L’umidificatore ronzava e sibilava. Sotto il coperchio della gabbia nera la falena testa-di-morto scese dalla pianta di belladonna. Si mosse sul pavimento, trascinandosi dietro le ali come un mantello, e trovò nel piatto un pezzo di favo. Lo afferrò con le possenti zampe anteriori, srotolò la proboscide acuminata e l’affondò attraverso il suggello di cera di una celletta. Poi restò a suggere quietamente, mentre intorno a lei, nella tenebra, riprendevano gli stridii e i ronzii, e i minuscoli movimenti e le uccisioni.
È difficile accettare che qualcuno possa comprenderti senza volerti bene.
… il ritmo della lavatrice era come il grande battito del cuore materno, e che il tumulto dell’acqua era l’ultima cosa che un essere umano sente prima di nascere… il nostro ultimo ricordo di pace.
Katia Ciarrocchi
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