Recensione: Tex. 70 anni di un mito


Settant’anni, ma proprio non li dimostra né vuole andare in pensione…
Si ipotizza, si canta e si tramanda che gli eroi sian tutti giovani e belli e che, soprattutto, muoian giovani a causa di virtù, coraggio e incoscienza. Ciò però non vale per Tex Willer, il più famoso ranger del West, alias Aquila della Notte, il capo bianco della fiera e storica tribù dei Navajos. Tex non muore mai – al massimo può essere ferito di striscio alla testa (26 volte), alla spalla sinistra (16) o a quella destra (12), al braccio destro o a quello sinistro (13 e 13), al torace o all’addome (10), alla gamba destra o a quella sinistra (2 e 1), al fianco sinistro (3) –  e la sua bellezza rude e vigorosa “si trascina” felicemente da decenni nelle edicole, complice il successo decretatogli da un pubblico, trasversale, di affezionatissimi lettori.
Con i suoi fedeli pards – il figlio Kit-Piccolo Falco, nato dall’amore con la dolce indiana Lilyth; Kit Carson-Capelli d’argento; Tiger Jack – Tex ha affrontato mirabolanti miriadi di pericoli e duelli e agguati e banditi e supercriminali, talora anche dotati di poteri medianici e occulti, come il perfidissimo Mefisto, vero principe delle tenebre, e suo figlio Yama. Pistola invincibile e mira infallibile, pugno d’acciaio, scalatore, nuotatore, cavaliere provetto, cervello fino, raddrizzatorti (anche a suon di sganassoni ai cattivi), difensore dei deboli e amico degli Indiani, Tex è un eroe a tutto tondo, le cui sceneggiature sono tuttavia ben scritte e ormai ben dentro l’immaginario collettivo.
Del resto non si sopravvive con successo sul mercato per settant’anni se non si ha una marcia in più. E Tex è davvero immarcescibile. Che siano fra praterie o deserti, fiumi, canyon o città, polverosi sentieri o animate main street, montagne o mare o foreste, in ranch, teepee o saloon – gli eroi son vagabondi di professione… – le sue avventure sono travolgenti, tracciando un’autentica epopea, gratificando il senso di fantasia insito in ciascuno di noi e innescando un processo d’immedesimazione.
E la compagnia degli amici che lo aiutano nelle più ardue imprese è assai godibile contribuendo alla fortuna delle storie: i possenti e forzutissimi Gros Jean, trapper del Grande Nord canadese, e Pat McRyan, irlandese; la Giubba Rossa Jim Brandon; il misterioso El Morisco, signore del sapere e della magia bianca; il prode messicano Montales; il grande capo apache Cochise. E la galleria dei nemici? Detto del malefico e maledetto duo familiare Mefisto-Yama, non sono meno terribili El Muerto, Baron Samedi, la Tigre Nera, Vindex, la strega Mah-Shai, El Carnicero… Alla creatura di Gianluigi Bonelli (poi ereditata dal figlio Sergio, altrettanto grande sia come sceneggiatore che come imprenditore; artefice pure di personaggi quali Zagor e Mister No), inventore nel remoto 1948 (anno dell’attentato a Togliatti e della vittoria di Gino Bartali al Tour de France), editore e autore di Tex, graficamente interpretato dal meraviglioso tratto di Aurelio Galleppini (o, meglio, Galep), dedica una bellissima mostra il Museo della Permanente di Milano.
Nell’esposizione scorrono tavole originali dei più vari disegnatori/illustratori che si sono succeduti e occupati di Tex & Co., i più disparati oggetti che ricordano la celebre saga, manifesti cinematografici, installazioni, tabelle esplicative, le innumerevoli copertine, spezzoni di filmati, memorabilia, tanto e tanto materiale da far sprofondare nella meraviglia e nella nostalgia. Con tanto divertimento… Sono tentato di levarti lo scalpo a calci per usarlo poi come spazzola per i miei stivali!/L’ho mandato a spalare carbone nelle caldaie di messer Satanasso!/Oste, portaci una bistecca alta tre dita accompagnata da una montagna di patatine fritte! (Mai mangiata verdura Tex…)/Hai sbattuto il mento contro le nocche del mio destro.
Che lunga fantastica strada dal Totem misterioso e da La mano rossa a oggi, per far sognare generazioni e generazioni.
Adios y suerte, amigos!

Alberto Figliolia

Tex. 70 anni di un mito, a cura di Gianni Bono e della redazione Sergio Bonelli Editore.  Museo della Permanente, via Turati 34, Milano (MM3-Linea gialla). Fino al 27 gennaio 2019.

Orari: lun-mer 9,30.20; gio 9,30-22,30; ven-dom 9,30-20.
Info: www.tex70lamostra.it.

Selfie, podcast, tablet, smartphone, blog, e-mail, canali satellitari, auto elettriche… Parole oggi notissime, riferite a “banali” tecnologie d’uso quotidiano, ma incomprensibili e impossibili persino da immaginare (“pura fantascienza!”) sino a un paio di generazioni fa. Figuratevi per chi viveva – e leggeva fumetti – in un mondo ingenuo e provinciale come l’Italia del secondo dopoguerra, dove l’inglese era ancora una lingua misteriosa, difficile da scrivere e da pronunciare. Non a caso, molti personaggi che agivano in America si chiamavano prudentemente Gim, Gek, Blek o Gionni, anziché Jim, Jack, Black o Johnny! Anche se a chi è nato nel Terzo Millennio potrà sembrare strano, non c’era nessuna delle meraviglie che ho citato all’inizio, nei giorni in cui Tex Willer vide la luce e crebbe pian piano, guadagnandosi l’affetto e la fiducia di lettori d’ogni età e classe sociale, sino a diventare un best-seller assoluto e soprattutto uno degli eroi di carta più famosi e longevi a livello mondiale. Mi sembra sempre di esagerare quando parlo di Tex e dell’importanza che ha avuto – e continua ad avere – nella storia della Casa editrice fondata nel 1941 da Giovanni Luigi Bonelli, amministrata oculatamente da Tea Bertasi Bonelli e poi consolidata e guidata sino al suo massimo successo da mio padre Sergio Bonelli. Ma, da quando il compito di dirigerla è passato a me, mi rendo sempre più conto di quanto impegno e di quanta passione ci vogliano per onorare il patto di fiducia che da settant’anni ci lega al pubblico di Tex, un esercito composto da centinaia di migliaia di persone competenti ed entusiaste, capaci di soppesare con affettuosa severità ogni dettaglio grafico o letterario delle sue avventure. Rispettare la tradizione, rinnovare con discrezione, non tradire mai la solida ma cristallina personalità di un uomo del West che persegue il proprio ideale di giustizia senza compromessi, senza arroganza, senza pregiudizi: il segreto di Tex – a mio parere – è anche in questi tre propositi che cerchiamo di mettere in pratica giorno dopo giorno, mese dopo mese, aggiungendo sempre nuovi tasselli narrativi all’immenso mosaico di una saga iniziata nel settembre 1948 e giunta a festeggiare, nel settembre 2018, l’incredibile traguardo dei settant’anni di vita. E Tex. 70 anni di un mito è il titolo della grande mostra retrospettiva che abbiamo voluto realizzare a Milano, in uno spazio prestigioso, il Museo della Permanente, e che questo volume integra e rispecchia, in un gioco di ricordi e riscoperte di cui gli stessi visitatori e lettori sono parte integrante: vi troverete tavole originali, biografie degli autori, 11 sequenze-chiave, copertine, ritratti dei protagonisti, ma anche immagini indissolubilmente legate alla memoria personale, alla cultura circostante, e di fronte alle quali ciascuno potrà provare le emozioni più diverse, non escluso un tocco di allegra nostalgia. Ogni stanza, ogni pagina costituiscono, nell’insieme, le tappe di un viaggio – mi auguro divertente – nel passato, nel presente e, perché no?, anche nel futuro di una pubblicazione con cui le Edizioni Audace (così si chiamava nel 1948 l’attuale Sergio Bonelli Editore) si giocarono tutte le loro speranze di sopravvivenza. Il formato “a striscia” era super-maneggevole, il costo decisamente abbordabile (appena 15 lire) e, negli strilli pubblicitari che comparivano in quarta di copertina, ci si impegnava a esaltare le caratteristiche che avrebbero dovuto rendere Tex irresistibile agli occhi dei giovani lettori cui si rivolgeva: “L’albo più ricco al prezzo più povero!” e persino “Il più bell’albo del mondo!”. Be’, visti i risultati, forse quei “claim” non avevano poi tutti i torti… […] In tempi non facili per l’editoria come quelli che stiamo vivendo, un po’ di fortuna può servire, non c’è dubbio. Ma ogni sforzo sarebbe vano se, accanto a noi, non ci fossero i lettori, vecchi e nuovi, dell’inossidabile Tex.

Davide Bonelli

 

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