Prefazione del libro Scordami di te. Olvídame de ti di Vicent Ana Colonques
Scordami di te (Olvídame de ti)… Come non partire da questo titolo, spiazzante, spaesante, carico di significati reconditi eppure dichiarativo d’intenti della poetica, che sia dal punto di vista formale o esistenziale, di Ana Vicent Colonques? E non secondario nel “costruire” l’immagine di Ana è il duplice registro (italiano e spagnolo), da sempre sua caratteristica matrice. Davvero non sai se nella mente dell’autrice una poesia è nata prima nella nostra lingua o in quella sua d’origine.
Scordami di te è il terzo libro della Vicent, dopo 45 baci nell’acqua e Stare è un prezioso dolore, anche questi rigorosamente bilingui, e rappresenta un’altra tappa dello splendido – fra gioe, tormenti, dubbi, precipizi, esaltazioni, cadute, ascensioni e accensioni – della poetessa di stanza in Italia da oltre vent’anni. Un titolo che è una sorta di emblema e manifesto dell’arduità quotidiana che ci comprende, ingloba e talora travolge. Abbandono (nei suoi molteplici sensi o ai sensi), con l’amaro sapore della sconfitta talvolta e talvolta la rinascita panica. Amore e disamore…
Ogni sezione si apre con la citazione di un fisico o di uno scienziato. Che l’amore e i moti dell’anima rispondano a fenomeni fisici e istanze biochimiche? È determinismo o è l’ennesimo dubbio, quel dubbio che tuttavia spalanca il pensiero a ulteriori domande sull’essere, sull’agire, sul sublime struggente disperato universo dei sentimenti? Che c’entrano Isaac Newton e i suoi Philosophiae naturalis principia mathematica, Carlo Rovelli e le sue Sette brevi lezioni di fisica, Deepak Chopra, Guido Tonelli e La nascita imperfetta delle cose, con quel che si agitava nell’animo di Saffo, con ciò che turbina nei cuori di ogni uomo in cerca del suo luogo nel mondo e dell’altra sua ala per volare? Una provocazione forse, ma intelligente. Peraltro la maestria di Ana fa in modo che questa strenua complessa inestricabile materia sia innestata nel quotidiano. Il bucaneve mi riporta a te/ l’allergia ai pollini/ i boschi asfissianti/ i fiori nel giardino/ le gite fuori porta la domenica/ il mare a febbraio/ il primo sole caldo/ il caldo/ mi riportano a te./ Sei stato ripido/ come un sentiero di montagna./ Stato. Stato… ancora una volta l’intreccio fra fisica e spirito, fra organico e sentimenti. Quale macchina siamo nell’economia cosmica? Perché la sofferenza? L’interazione fra particelle, subparticelle, il sangue che pulsa e l’invisibile che ci popola e rende (fragilmente/potentemente) umani, è una contraddizione in termini, necessaria, per cui si può amare senza esser riamati, non amare più e disperarsi perché non si è più riamati? Sottile è il crinale che separa gli interrogativi dalle risposte. Cosa ne sanno i corpi/ d’impegni, fidanzamenti, matrimoni e divorzi?/ Cosa ne sanno i corpi/ di sentimenti, di leggi, di educazione e contegno?/ I corpi sono effimeri, leggeri, amorali/ sono epicurei i corpi./ Tendono ad avvicinarsi, toccarsi, piacersi, tentarsi/ sono fisica, chimica ed elettricità./ Cosa ne sanno i corpi di moralità?
Palpitanti si dipanano i versi, e i ricordi cosa sono? Fiammelle di conoscenza ricomposta o meccaniche rielaborazioni? E una delle forze motrici dell’umanità, per tornare al primo elemento della dicotomia che prevede all’altro opposto Thanatos? Pensieri erotici/ gialli come farina di polenta/ granulosi su dita leccate/ di lussuriosa ingordigia./ Psicoterapie/ psicomagie/ transfert/ l’ultimo bagno/ l’ultima pelle nuda/ prima dell’inverno. Geniale… Pensieri erotici/ gialli come farina di polenta/ granulosi su dita leccate/ di lussuriosa ingordigia./ E ancora… Tramortita da un tramonto/ e dai colori che hanno gli occhi dei morti/ quando sono morti/ ti penso./ Penso a te che mi consideri/ causa e motivo della tua solitudine/ a te che mi maltratti a tempi alterni/ in maniera schizofrenica mi cerchi/ ti penso. In questo campo non esiste definitività, un po’ come avviene, guarda caso, nella fisica: l’evoluzione è senza fine (al di là delle apparenti involuzioni).
E l’orgasmico spettro della realtà? Orgasmo il tuo nome/ urlandolo/ ripetendolo come un mantra/ orgasmo il tuo nome/ così nasale, alveolare, occlusivo/ il tuo nome/ palatale, velare, approssimativo, laterale/ il tuo nome/ anteriore, posteriore, semichiuso/ il tuo nome/ finalmente aperto/ il tuo nome/ proibito/ che devo tacere/ e che/ come un olio delizioso e tiepido/ mi invade/ colmandomi di libertà/ erotica/ e rivoluzionaria fonetica. Una splendida poesia d’amore e una cifra d’originalità senza pari.
Talora pare di essere ridotti a sola voce, quando i giorni non hanno rimedio, nessun orizzonte, pallide mura chiuse. Il vuoto può essere ieratico? All’orrore della banalità ci si può assuefare? Come, quando? pomeriggi fugaci come stelle/ e notti cadenti come pelli… prendere appuntamenti non impedisce/ l’incontrollabile scorrere della vita… scavare abissi/ a ogni cucchiaiata di zuppa serale… Quanto è poetico/ il dolore/ quando fa male… Un florilegio di versi che colpisce come un pugno nello stomaco, che commuove.
Indicibilmente toccante è poi la poesia dedicata al padre, assistito nei suoi ultimi statici passi verso altre dimensioni… Mi diceva/ sono un re magio, Melchiorre,/ mi diceva/ un po’ d’acqua con detersivo/ per debellare i parassiti degli agrumeti,/ mi diceva/ il respiro è molto importante/ quando si parla in pubblico,/ mi diceva/ aiutami a correggere questi scritti,/ mi diceva/ la televisione è tossica, il teatro è magia,/ mi diceva/ Dio esiste, i soldi non sono essenziali,/ mi diceva/ ama la natura, ama i tuoi fratelli, ama noi, ama/ sii onesta e leale,/ mi diceva/ non mentire, non avere paura,/ mi diceva/ voglio andare a raccogliere le zucche,/ mi diceva/ aspetto gli eventi,/ mi diceva/ non temo la morte,/ mi diceva/ l’acqua mi ripugna/ non riesco a bere,/ non riesco/ mi diceva/ non preoccuparti,/ mi diceva/ ricerco la felicità come Seneca./ Aveva due occhi azzurri intensi e unici/ aveva una voce forte e grave/ voce d’attore/ era mio padre.// Adesso è un vuoto infinito/ è un susseguirsi di ricordi/ una costante presenza mentale/ tutto e niente/ sale/ senso di smarrimento/ il cuore stretto da fare male/ lacrime a singhiozzo/ infiammazione esistenziale/ prurito, stanchezza, magrezza,/ impotenza/ inedia/ adesso è sale/ chi si prenderà le mie lacrime? Infine si torna all’origine ed è ancora amore. Nonostante l’incommensurabile infinito vuoto, è amore. Nonostante l’ordinata, nebulosa e pur selvaggia danza degli atomi, è amore, con il suo imperscrutabile e meraviglioso mistero che ci conduce, anche quando non sappiamo, laddove serve, laddove il nostro divenire si fa luce per sempre, eco di fondo negli infiniti mondi, polvere che muta in nuove stelle.
Questo libro è un raro viatico, lo scavo delle parole inesausta suggestione e domanda, motore di meditazioni, e ogni tappa dell’itinerario quotidiano, ogni profondo movimento interiore, è consapevolezza, ricerca, scoperta. E, perché no?, godimento estetico, nel senso più nobile del termine, un po’ come il kalos kagathos greco. Bello, utile, giusto, buono. Come l’amore.
Alberto Figliolia
Titolo: Scordami di te
Autore: Vicent Ana Colonques
Prezzo copertina: € 14.00
Editore: La Vita Felice
Collana: Albalibri/Narratori senza confini
Data di Pubblicazione: aprile 2018
EAN: 9788893462396
ISBN: 8893462397