Caccia implacabile
Dalla penna dell’autore di Fatherland, un bellissimo romanzo distopico da cui è stato tratto l’omonimo film di grande successo mirabilmente interpretato da Rutger Hauer, è uscito questo libro che mi ha letteralmente avvinto dalla prima all’ultima pagina. Corre l’anno 1660 e in Inghilterra ritorna la monarchia dopo gli undici anni della repubblica di Oliver Cromwell, repubblica nata con la condanna a morte eseguita per decapitazione di Re Carlo I Stuart, a cui ora è subentrato il figlio Carlo II che vuole un taglio netto con il passato, perseguitando i ribelli e dando in particolare la caccia a quelli che hanno sottoscritto la sentenza grazie alla quale il padre è stato giustiziato. E’ così che vengono rintracciati quasi tutti i firmatari, che vengono poi condannati a morte, ma c’è chi riesce a fuggire, in particolare Edward Whalley e suo genero William Goffe. Non si nascondono in Inghilterra, ma riescono a salpare per l’America e ad arrivare là nelle nuove colonie. Sulle loro tracce il governo mette Richard Nayler, un autentico mastino, grato per l’incarico anche perché in tal modo conta di concretizzare una vendetta personale. I due uomini, seguaci del puritanesimo, per quanto aiutati dai confratelli, conducono una vita errabonda, fatta di paure e senza prospettive. Non vado oltre, perché se dovessi raccontare tutto farei un dispetto a chi intende leggere il romanzo e poi anche perché, per quanto dovessi cercare di essere succinto, finirei comunque per essere eccessivamente prolisso, circostanza certamente non idonea per una piacevole lettura a video.
Preferisco invece soffermarmi sui pregi dell’opera e sull’unico difetto, che lascio per ultimo.
La caccia all’uomo che intraprende Nayler e che durerà una ventina d’anni impone al romanzo un ritmo incalzante, con l’inevitabile desiderio del lettore di sapere le mosse successive; l’atmosfera non manca, anzi è ricreata in modo pregevole, con questi due uomini che sono in fuga senza concrete speranze di cambiare la loro sorte, in una tensione che a tratti sgomenta. Anche l’ambientazione è resa benissimo, con la descrizione del mondo dei puritani, della vita nelle nuove colonie, con i contatti non sempre pacifici con i nativi.
Pur senza dilungarsi nella descrizione della fisionomia dei protagonisti (i due uomini in fuga e il loro cacciatore) l’autore riesce a ricreare l’aspetto di questi uomini, che varia mano a mano che passano gli anni, in un susseguirsi di eventi di cui progressivamente diventiamo partecipi.
La vicenda è veramente riuscita (Harris, in una nota iniziale, premette che è la libera ricostruzione di una storia vera, cioè la ricerca dei regicidi e in particolare di Edward Whalley e William Goffe, personaggi esistiti veramente e oggetto della caccia di Richard Nayler, protagonista che invece è del tutto inventato; i fatti, le date e i luoghi sono poi quelli in cui si è svolta questa caccia implacabile). Insomma, siamo in presenza di un romanzo storico basato su fatti realmente accaduti e forse anche per questo è in grado di avvincere così tanto. La conclusione poi non è per nulla scontata ed è la classica ciliegina sulla torta.
E l’unico difetto? L’unico difetto è che arrivati a pagina 444, l’ultima del libro, la lettura purtroppo termina, nonostante la disponibilità a conoscere eventuali ulteriori sviluppi.
Da leggere.
Titolo: Oblio e perdono
Autore: Robert Harris
Prezzo copertina: € 22.00
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus stranieri
Traduttore: Raffo A.
EAN: 9788804749837
ISBN: 8804749830
Pagine: 444
Robert Harris (Nottingham, 7 marzo 1957), laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'”Observer” e del “Sunday Times”.
È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con Fatherland, il cui successo lo ha inserito a pieno titolo nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller. Successo confermato da Enigma (1996), Archangel (1998), Pompei (2003), Imperium (2006), Il ghostwriter (2007), da cui è stato tratto un film diretto da Roman Polanski, Conspirata (2010), L’indice della paura (2011), L’ufficiale e la spia (2014), Conclave (2016), Monaco (2018), Il sonno del mattino (2019). Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, I diari di Hitler (2002). Tutte le sue opere sono edite in Italia da Mondadori.