La rivisitazione della Storia in una chiave eroica e progressiva. Il trionfo della Natura nei suoi infiniti particolari, dove il selvaggio non è cieco abbandono agli elementi, ma manifestazione dell’eterno. La sensualità sprigionata dagli esseri femminili e i loro inalienabili diritti contro i dettami di una società ingessata, ipocrita. Pre-Raphaelite Brotherhood, vale a dire i Preraffaelliti: naturalisti, simbolisti e iperveristi, per modelli i grandi basso-medioevali italiani e quelli della cultura cortese oppure i poeti della contemporaneità, come, per esempio, John Keats. Un movimento dalle disparate suggestioni e dalla multiforme ispirazione, avanguardia del decadentismo.
Così vicina a noi e straziante appare l’Ofelia (1851-52) di Millais, tenera ancora nell’algida immobilità della morte, eterea eppur potentemente concreta, il corpo cullato dalle acque e contornato dalla verde ombra di una fittissima vegetazione e fogliame. Il mistero dell’amore, il fantasma della disillusione.
Altrettanto emblematico degli intenti del gruppo è il ritratto Beata Beatrix (1864-70) di Dante Gabriel Rossetti, per cui posò Elizabeth Eleanor (detta Lizzie o Lizzy) Siddal, la musa dai capelli color dolce fuoco, morta trentatreenne in conseguenza di una dose eccessiva di laudano (o suicidio?). Da soli due anni quella straordinaria figura di donna – poetessa, pittrice e modella – aveva celebrato le sue nozze con il mentore e pigmalione Dante Gabriel Rossetti. E Beatrix era raffigurata con un papavero, simbolo della prematura fine. Che coincidenza con il destino toccato all’altro “amante”, il Sommo Poeta, oltre cinque secoli prima della vicenda Dante Gabriel-Elizabeth!
Sono soltanto due delle tante tele e disegni e opere della fulgente mostra dedicata ai Preraffaelliti e visitabile al Palazzo Reale di Milano sino al prossimo 6 ottobre.
Potremmo, ancora, essere travolti dal bacio di Paolo e Francesca da Rimini (1855) o dalla pigra travolgente sensualità di Monna Vanna (1866), entrambi di Dante Gabriel Rossetti. Potremmo perderci nella ferale soave nostalgia e nel senso d’irreparabile transitorietà di Amore d’aprile (1855-56) di Arthur Hughes o nel crepuscolo che sovrintende alle due suore de La valle del riposo (1859) di John Everett Millais, una delle quali è catturata nell’azione di spalare in un piccolo quieto cimitero (un quadro, nonostante l’apparente quiete, di grande impatto emotivo).
Magnifica è poi La nave (1875) di William Holman Hunt, un realismo carico di altri significati, la fatica e l’epos dell’uomo nella potente immanenza del mare, dell’universo.
Si chiude con la spettacolare raffigurazione de La Dama di Shalott (1880) di John William Waterhouse, ispirata dal ciclo arturiano, nel suo dolente procedere, nella sua titanica solitudine, una meravigliosa raffinata esemplificazione della condizione dello spirito umano, capace del più grande sacrificio in nome della passione. Quella passione con cui vissero e operarono gli splendidi artefici del Pre-Raphaelite Brotherhood, fratellanza di giorni e d’arte, capaci ancor oggi di emozionarci nel profondo e d’instillarci preziosi germi di meditazione.
Alberto Figliolia
Preraffaelliti. Amore e desiderio, a cura di Carol Jacobi e con il contributo scientifico di Maria Teresa Benedetti. Mostra prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Tate. Fino al 6 ottobre 2019. Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano.
Orari: lunedì 14,30-19,30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9,30-19,30; giovedì e sabato 9,30-22,30. La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso).
Info e prenotazioni: tel. 0254914; siti Internet palazzorealemilano.it, mostrapreraffaelliti.com e ticket24ore.it.