Dipingi con generosità e senza esitazione, perché la cosa migliore è non perdere la prima impressione. (C.P.)
Un francese che ebbe sempre e solo il passaporto danese. Già, perché Jacob Abraham Camille Pissarro era nato il 10 luglio 1830 a Charlottee Amalie nelle Indie Occidentali Danesi anche se trascorse in Francia (in viaggi e soggiorni vari) la maggior parte della propria vita. Ma fecondissima dal punto di vista creativo fu la parentesi inglese, così come formative le scorribande giovanili in Venezuela. Lo celebra il docufilm, nell’ambito de La grande arte al cinema della Nexo, Pissarro. Il padre dell’Impressionismo. I sottotitoli recitano anche… Appassionato, idealista, audace, innovatore. Tutto vero.
Artista geniale, versatile – fu anche gran disegnatore e incisore – prolifico (la sua eredità artistica consta di migliaia di lavori), sperimentatore, primo motore nella cerchia degli Impressionisti (siamo a 150 anni dalla prima mostra del gruppo), sodale ed esempio anche per Cézanne, cui lo legò una formidabile amicizia, ed entrambi furono depositari di una reciproca influenza.
Difficile dire che cosa non fece Camille, uomo di rettitudine suprema, dignitoso anche nelle difficoltà (se non negli stenti economici), gentile, aperto, generoso, gioviale, spirito libero.
Ben lo tratteggia in tutte le sue caratteristiche esistenziali e artistiche il docufilm di David Bickerstaff, che sarà su tutti gli schermi italiani il 19 e 20 novembre. Un viaggio, attraverso le sue opere, nell’interno di un’anima grande.
Figlio di genitori ebrei, ma non praticante, sostanzialmente agnostico, Camille dalla patriarcale barba sposò la cattolica Julie – a quanto pare osteggiato dalla famiglia, visto che lei era di umilissime condizioni – dalla quale ebbe undici figli (tre morirono loro, fra cui la diletta Minette: di lei, morta a 8 anni, ci resta, nel momento della malattia, uno struggente ritratto).
La vita di Pissarro viene ricostruita anche attraverso il suo imponente carteggio – oltre 800 lettere scambiate con i familiari e con gli amici – ne emerge un uomo solido, sereno, e un apostolo dell’arte, indefesso lavoratore senza mai esser fanatico nelle proprie posizioni teoriche (oltre che nelle relazioni).
Pissarro era aperto anche alle novità, che apprezzò e provò come nel caso della svolta puntinista, prima di un ultimo periodo in cui ebbe un culmine di maturità ed estrema originalità. La morte lo colse a Parigi il 13 novembre 1903.
Certo il meglio di sé lo dava nei paesaggi rurali e urbani, nel ritrarre la umile gente del popolo e dei campi, senza leziosità, senza banali moralismi. Una pittura delicata e, nel contempo, densa e di potente sentimento. Camille amava dipingere en plein air: fu un autentico pioniere e centro di gravità per gli amici impressionisti e prossimi epigoni. Fra le infinite tele basti citare gli intensissimi autoritratti, Due giovani contadine, le viste di Rouen, ponti e fiumi, gli scorci di Louveciennes, Abitazioni contadine, avenues e boulevard parigini e campi, alberi, il mercato, paesaggi innevati, giovani che si bagnano al ruscello, la raccolta delle mele o dei piselli, lavandaie e spigolatrici. Un terreno di osservazione sterminato e sempre felicemente restituito dalla sua sapiente impressione all’impressione di chi guarda.
Interviste di specialisti, storici, studiosi e biografi (parte di rilievo ha l’Ashmolean Museum di Oxford, il primo museo pubblico del Regno Unito: fu aperto nel maggio del 1683; conserva non pochi lavori di Pissarro) completano un docufilm fra i più riusciti per quel che concerne la rappresentazione dell’arte e dei suoi meravigliosi cavalieri. In tale veste si succedono sullo schermo il curatore senior dell’Ashmolean Colin Harrison, la responsabile delle mostre Agnes Valenčak, il direttore del museo Alexander Sturgis, il direttore del Kunstmuseum di Basilea Josef Helfenstein, l’assistente alla ricerca Jelle Imkampe e l’assistente alla curatela Olga Osadtsch. Tra gli intervistati anche Claire Durand-Ruel dell’archivio Durand-Ruel di Parigi.
Spiega il regista David Bickerstaff: “Ogni volta che inizio un progetto su un artista, non vedo l’ora di scoprire qualcosa di nuovo su di lui. Nato da una famiglia di origine ebraica a St. Thomas, nelle Indie Occidentali, Pissarro divenne un padre di famiglia dedito al lavoro, un uomo generoso, appassionato, sperimentatore. Un artista colto, astuto, socialmente consapevole e anarchico. Era anche un grande scrittore di lettere, il che è un dono per un documentarista, in quanto questi scritti forniscono una visione intima sui suoi pensieri, sul mondo in cui viveva, sulle influenze che gli altri avevano su di lui e sul suo approccio infallibile al fare arte. Sono grato all’Ashmolean Museum di Oxford e al Kunstmuseum di Basilea, che sono stati incredibilmente generosi nell’accesso alle loro mostre sul pittore, offrendo alle nostre camere molto tempo per soffermarsi sul suo lavoro in modo dettagliato. È difficile identificare l’opera più famosa di Pissarro, ma la cosa che mi è apparsa evidente durante la realizzazione di questo film è che è proprio la sua particolare e sperimentale rappresentazione della campagna francese e delle strade parigine ad aver definito ciò che oggi intendiamo per grande pittura impressionista. Non c’è da stupirsi che Pissarro sia stato definito “il padre” dell’Impressionismo.”
Beati coloro che vedono le cose belle in luoghi umili dove invece altre persone non vedono nulla. (C.P.)
Alberto Figliolia